24 Novembre 1864, Albi. Francia.
Nasceva Henri de Toulouse-Lautrec.
«Se i miei figli a caccia prendono un uccello,
ne ricavano tre piaceri: sparargli, mangiarlo e disegnarlo»
La nonna, matrona, savia, protettrice dei valori della casa,
conosceva l’arte della natura,
la circolarità della vita,
l’espressione della Bellezza,
che è inevitabilmente morte e rinascita
attraverso l’arte.
Questa la Francia in cui avrebbe vissuto l’infanzia l’artista,
verso la fine dell’Impero di Napoleone III
e l’inizio della Terza Repubblica Francese il 4 settembre 1870.
«Tieni sempre a mente, figlio mio,
che soltanto la vita all’aria aperta
e alla luce del giorno è davvero salutare:
qualunque essere, privato della libertà,
si immiserisce e muore in breve tempo.
Questo libretto sulla falconeria
ti insegnerà ad apprezzare la vita
in mezzo alla natura libera e sconfinata.
Se un giorno dovessi conoscere
l’amarezza dell’esistenza,
troverai soprattutto nel cavallo,
ma anche nel cane e nel falco,
dei compagni preziosi,
che ti aiuteranno a superare
le tue afflizioni.»
Alphonse de Toulouse-Lautrec, il padre.
Appassionato di caccia e di ippica.
A dieci anni, gli venne diagnosticata, la picnodisostosi,
conformazione congenita delle ossa
che lo rese nano e deforme,
costretto in sanatorio,
con forti dolori e sofferenze.
«I cavalli, se non poteva cavalcarli,
voleva almeno saperli dipingere!».
Matthias Arnold
Nel rifiuto degli eleganti salotti aristocratici,
nell’impossibilità di inseguire l’avventura in sella
trovò ispirazione nel buio dei bordelli parigini,
nel quartiere popolare di Montmartre,
dove studiava la nudità
per trasformarla in arte e colore.
Nel bastone da passeggio,
un’impugnatura cava
per bere liquori senza destar sospetti.
Forse l’alba di un Paese
che ha perso un condottiero,
alla ricerca di nuovi cavalli
con cui cavalcare il vento.
A.Ballati