E’ un estate di gran caldo e sete.
Frenetiche, le raccoglitrici d’acqua fanno la spola avanti e indietro dalla vasca con quell’acqua un po’ melmosa che amano tanto, ricca di sostanze minerali disciolte. Guardinghe, si avvicinano al bordo, la grande calura ha fatto scendere il livello dell’acqua e ora devono sporgersi un po’ troppo.
Riflettono su quanto sarebbe utile una piattaforma galleggiante, ancor meglio se forata, per raggiungere l’acqua in piena sicurezza ma non c’è e  quindi, anche se il pericolo di annegare è alto, riluttanti scendono estraendo la ligula per aspirare l’acqua.

Senza il prezioso liquido in breve tempo l’intera famiglia morirebbe.

Ce l’hanno fatta! Ora volano veloci verso casa dove rapidamente l’acqua viene smistata alle api che le attendono: le termoregolatrici che rinfrescano gli ambienti e le addette alla cucina, che preparano il pastone per la covata, le future generazioni della famiglia.
L’ape acquaiola c’è e non c’è. Quando abbonda il nettare, ricco di umidità, il fabbisogno di acqua può essere soddisfatto con il bottino dei fiori: l’acqua necessaria alla vita della famiglia varia in base alla stagione, allo sviluppo della covata e all’andamento climatico.

All’occorrenza, api addette al bottino si convertono alla raccolta d’acqua tramite una delle meraviglie comunicative delle api.

La bottinatrice arriva con la borsa melaria ricolma di nettare, atterra sul predellino di volo e si avvia nel buio ma le compagne non si precipitano come al solito per liberarla del dolce carico. Capisce subito che c’è bisogno di acqua: trasferisce appena possibile a un’ape di casa il nettare raccolto, ne tiene una  goccia invisibile per sé, ha bisogno di nutrirsi per uscire di nuovo e vola sicura verso l’acqua, vicina o lontana che sia.

Una volta cessato l’allarme acqua si ripete la scena al contrario: la nostra ape, un po’ stanca in questi giorni di superlavoro, viene ignorata e capisce che ora si cambia obiettivo e dopo un riposo, spera non troppo breve, riprenderà a bottinare.

E’ raro che si parli delle api in riferimento all’acqua, forse perché non ne traiamo un diretto vantaggio a differenza di miele, melata, polline, … fino al veleno.

O forse perché fa parte di ciò che diamo per scontato come l’aria e l’acqua, fino a sembrarci infinito ciò che non lo è.

Sì, le risorse sono limitate e ogni difficoltà è un segno che va accolto e compreso: la crisi idrica di questi giorni potrebbe essere una grande opportunità per un cambiamento, personale e socio-economico, anche imparando dalle api che, a differenza di noi, non ne sprecano neanche una goccia, di acqua.

 

Alessandro Brunetti
Didattica del Cibo

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