Il nuovo libro di Maurizio Grandi, in occasione del Centenario della Nascita di Sua Madre, Anita Toselli.

La presentazione ufficiale del libro si terrà: Martedì 26 Luglio, ore 18:30 nel giardino de La Limonaia.

Occasione di dibattito e dialogo intergenerazionale: guerra di ieri e guerra di oggi. Con la partecipazione dei Professori: Augusto Grandi, Gustavo Mola di Nomaglio e Lanmarco Laquidara.

Saranno inoltre presentati i primi cocktails a base dei prodotti di Etnopharma.

Gradita la prenotazione: 3284189319

Per coloro i quali non fosse possibile venire in presenza, il link dell’incontro via zoom: https://us02web.zoom.us/j/84006249516

Con la speranza di condividere insieme questo momento, riportiamo qui di seguito il Prologo del Libro, scritto dal Prof. Gustavo Mola di Nomaglio:

Conosco Maurizio Grandi da sempre.

Prima ancora che scoccasse l’obbligo di legge, quando avevamo poco più di cinque anni, i nostri genitori, forse è più esatto dire le nostre madri, ci iscrissero di comune accordo, correva l’anno 1957, e con una scelta per quei tempi non usualissima, alla Sacra Famiglia di Torino, dove frequentammo insieme la prima elementare (e dove in seguito avrei fatto la Prima Comunione). Per la verità io, che per la “scuola” avevo a priori una vera idiosincrasia, frequentai solo il primo trimestre, poi mi rifiutai categoricamente di proseguire sino a che l’obbligo di legge non mi costrinse ad adattarmi, l’anno seguente, a riprendere la prima classe da zero, mentre Maurizio, probabilmente già scienziato nell’animo oltre che per antica tradizione e retaggi famigliari, proseguì il percorso che avevamo iniziato insieme che lo portò a grandi passi, già quando era un giovanissimo medico, a godere del grande prestigio internazionale che non occorre sottolineare.

Curiosamente non ci perdemmo mai del tutto di vista, di tanto in tanto ci siamo incontrati nel corso dei decenni in occasioni liete o amare e ogni volta, anche se gli intervalli in cui non ci vedevamo potevano essere lunghi, era come se fossero passati pochi momenti. Anche tra i nostri genitori non mancarono relazioni, pur discontinue. Se la memoria non mi tradisce, proprio per la loro amicizia fu il padre di Maurizio a vaccinare mia sorella e me quando eravamo bambini, nel luminoso studio di piazza Rivoli.

Questo libro illumina a luce meridiana l’importanza di lasciare una traccia scritta delle tappe della propria vita, un diario o anche solo appunti discontinui divengono in progresso di tempo, a fianco di manifestazioni di gusti e sensibilità, l’unica chiave per rischiarare eventi e fatti del passato, altrimenti destinati a restare nella penombra o nell’assoluta oscurità.

Grazie alle memorie di Anita Grandi è stato possibile mettere a fuoco l’antica amicizia giovanile tra lei e mia madre, che alcune volte è in esse ricordata col soprannome “Lulli”: Giulia al battesimo. E i legami non erano solo “personali”, compagne di scuola e amiche a lungo, ma anche con altri fratelli e sorelle di mia madre, i Vablais, antica famiglia di mastri vetrai almeno sino dal ‘500, giunta in Piemonte, a Garessio, per praticarvi l’arte del vetro, anche se tutti i rappresentanti delle ultime generazioni presero strade molto diverse. Certo erano amicali le relazioni tra Anita e Anita Vablais (così chiamate per una coincidenza o in relazione a qualche anteriore collegamento?), la sorella maggiore di “Lulli” e con il marito – o, prima della guerra, futuro marito – Lorenzo Lorenzini. Anita Grandi non cita i fratelli di mia madre, ma tutto induce a pensare non solo che li conoscesse ma che intercorressero anche con loro più estese relazioni “famigliari”: Giovanni, medico, decorato al V.M., Tullio, giornalista attivo nelle Federazioni fasciste alessandrine e torinese; Claudio, tra l’altro direttore dell’agenzia Stefani di Torino, volontario nei paracadutisti e reduce di El Alamein. Per quanto si legge nei ricordi di Anita l’esistenza di contatti – che pure non sarà facile mettere più definitamente a fuoco – è provata non solo dalle scuole frequentate insieme, ma da affinità, dal richiamo di persone che anche io ho in memoria per averne sentito menzionare il nome in casa e in qualche caso per averle conosciute da bambino (gli Indemini, i Rivella e il loro palazzo in cui i Vablais abitavano a Torino, i Lorenzini, i Bruni Tedeschi, e non solo). Le idee di mia madre erano un po’ quelle di Anita, anche lei era “monarchica” e certo tutt’altro che antifascista, prima e dopo la guerra.

Comprendo più che mai, dopo avere letto il delizioso libro dedicato da Maurizio, Augusto e Lycia alla propria madre, quanto sia da rimpiangere il fatto che la mia non abbia lasciato memorie scritte della sua gioventù e di non avere pensato di supplire a questa mancanza io stesso, pur tanto amante della storia e delle storie. In ogni caso colpisce il leggere l’esistenza di percorsi e gusti paralleli. Un parallelismo che curiosamente si affaccerà un giorno anche nella scelta dei propri sposi. Casuale o dovuto, chissà, a legami che intercorsero anche tra i nostri padri? Grandi nelle Brigate Nere, mio padre, Ermanno, dopo la Russia, guarite le ferite e per quanto possibile i postumi di un congelamento a un piede, arruolato nella Folgore della Repubblica, poi prigioniero di guerra degli inglesi. Certo entrambi dovettero essere guardinghi nei tempi post-bellici, bene lo si comprende anche leggendo le pagine di questo libro che, a ben guardare, non costituisce solo un contributo alle vicende di una singola donna, ma si affaccia con coraggio e lucidità su quelle di un’intera generazione, senza pagine scontate o conformiste. Si affaccia, mi si perdoni lo stereotipo, sulla “grande storia” facendo sperare che esso incontri o trovi spazi di diffusione ampi, giacché ampi sono il suo significato e valore.

Gustavo Mola di Nomaglio

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