Cambia il paradigma socio-culturale. La cultura ha assunto caratteri antropologici trasversali a tutti i settori del pensare e agire, recuperando l’antica categoria di paideia e humanitas. Interculturalità suppone un’interazione con cui le identità entrano in dialogo. Da un lato, il sincretismo o il “politeismo dei valori” incrina i canoni identitari e gli stessi codici etici personali; d’altro lato, cresce la reazione dei fondamentalismi, dei nazionalismi, dei sovranismi, dei populismi, dei localismi.

E’ il fenomeno dell’ io frammentato, legato al primato delle emozioni, a ciò che è più immediato e gratificante, all’accumulo lineare, più che all’approfondimento dei significati. La società cerca di soddisfare bisogni ma spegne i grandi desideri ed elude i progetti a più largo respiro. Sfiducia in un futuro. La vita personale è sazia di consumi ma vuota e talora persino spiritualmente estinta. Fiorisce il narcisismo, l’autoreferenzialità, simbolici come i selfie, la cuffia auricolare e il “branco”, la discoteca o l’esteriorità corporea. Fiorisce la deriva del rigetto, verso la protesta, il bullismo, la violenza verbale.

“Viviamo in un’epoca in cui la bulimia dei mezzi corrisponde l’atrofia dei fini” (Paul Ricoeur). Domina la tecnica, la “tecnocrazia, sulla scienza, la finanza sull’economia. Aumenta il capitale, non all’investimento produttivo e lavorativo; l’eccesso di specializzazione si sostituisce all’essenza di sintesi. La strumentalizzazione virtuale della comunicazione sostituisce l’incontro personale, l’eccesso religioso distrugge la fede autentica.

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