Articolo di Luchina Branciani 

Lezionario, ms. S. Scol. 24, S. Chelidonia

Lezionario, ms. S. Scol. 24 (XXII), cc. 239 v.-245 v. (S. Chelidonia): c. 239 v.

8 marzo:  Festa della Donna, festa  di tutti, che da una donna veniamo…

Su invito degli amici Ottimisti, ho pensato di porre l’accento su una figura femminile vissuta nei primi secoli del Medioevo, attuale santa protettrice del castello di Subiaco (RM: il castrum è noto ai più per la quattrocentesca Rocca Borgia). Il nome Chelidonia / Cleridona, ovvero “dono del cielo”,  allude alla consapevolezza che i suoi di lei ebbero al momento del concepimento e della nascita, in base a quanto recita l’antico racconto agiografico che ne ha tramandato la vita [1] (Fig. 1).  Visse a cavallo tra la seconda metà dell’XI secolo e la prima metà del successivo (+ 7 ottobre 1151) nel cosiddetto periodo “d’oro” dell’Eremitismo, in una fase di profondo rinnovamento della Chiesa,  quando uomini e donne percorsero, anche da “eremiti itineranti”, la nostra terra alla ricerca di un dialogo autentico con l’Altissimo[2]. Chelidonia, proveniente dal Cicolano (zona di Fiamignano),  fu eremita per più di mezzo secolo, nella  grotta di Morra Ferogna sui monti a nord-est di Subiaco, amata dall’intero popolo – in particolare dai pastori, che furono i primi ad accorgersi lei – per i doni di guarigione e preveggenza, ma soprattutto per l’esemplarità.

In quello stesso luogo, immediatamente dopo la sua morte venne edificato, per volere dell’abate sublacense del tempo, Simone (1152-1184) e affidato alle maestranze cistercensi – già più volte ricordate sulle pagine di ONCulture per la loro presenza nel Sublacense e nelle limitrofe zone di Lazio meridionale, Carseolano e Reatino – il poderoso monastero di S. Maria Maddalena (Fig. 3) santa protettrice degli eremiti [3], sorto lungo i percorsi della transumanza, che, all’epoca, costituivano viabilità principale di transito e mettevano in comunicazione ampie aree regionali tra Toscana, Lazio, Abruzzo, Campania.

Sacro Speco di San Benedetto, cappella di San Gregorio: ritratto di santa Chelidonia (sec. XIII)Sacro Speco di San Benedetto, cappella di San Gregorio: ritratto di santa Chelidonia (sec. XIII)Intorno al terzo quarto del 1500 un monaco stabilito nell’antico monastero di Santa Scolastica a Subiaco, di nome Guglielmo Capisacchi da Narni (di origini umbro-toscane), esperto nella lettura di carte e testi antichi, storico e figlio della cultura rinascimentale[4], nel periodo in cui la Controriforma sembrava togliere alla Chiesa quella luce e quegli orizzonti di nuove consapevolezze germogliati durante il periodo umanistico-rinascimentale, volle farsi promotore della riscoperta di tale santa eremita, venerata dai monaci (insieme al già ricordato Lorenzo Loricato) e presente tra i santi sublacensi nei più antichi lezionari.

Il luogo in cui aveva vissuto Chelidonia, in epoca coeva al citato storico Guglielmo Capisacchi, era abitato da un eremita proveniente dalle Fiandre e solo i pastori, che a quel tempo – metà XVI secolo – percorrevano i sentieri alti della transumanza, sembravano venerarne le spoglie mortali, conservate nella chiesa annessa al monastero di S. Maria Maddalena…  Al di là delle molteplici e complesse questioni storico-religiose relative al riconoscimento della santa e alla sua successiva traslazione da Morra Ferogna a S. Scolastica[5]

Ruderi del monastero di S. Maria Maddalena (Morra Ferogna)

Ruderi del monastero di S. Maria Maddalena
(Morra Ferogna)

nel 1578,  ciò che parla con maggiore consapevolezza alla nostra sensibilità di contemporanei, sono i due ambiti connessi alla sfera esistenziale e alla comunicazione-racconto che da questa furono originati: ovvero, la scelta coraggiosa di Chelidonia e la venerazione che il popolo continuò a riservarle nei secoli nonché il novero di testi antichi che l’hanno resa nota alle generazioni successive. A tale riguardo non si può non considerare la particolare bellezza di tali testi in quanto al racconto agiografico in sé e ai codici che lo tramandano (Fig. 4). Tra il XVI e il XVIII secolo diverse narrazioni vennero redatte per ricordarne e celebrarne la vita: testi storici, originati dall’agiografia e testi poetico-drammaturgici per la rappresentazione dei fatti più salienti della sua vicenda terrena (fig. )[6].

Figura di asceta autentica e amorevole, pur nella sua scelta estrema, visse a stretto contatto con la società del suo tempo, custodendo una particolare visione della vita in assoluta armonia con l’umanità e il mondo della natura, che gioiosamente celebrava nel Creatore di ogni essere vivente, negli inni che, come narrano le fonti, ininterrottamente cantava,  con riconoscenza. Fu verosimilmente a motivo anche di tale ruolo “simbolico” acquisito dalla santa nell’alveo dei monasteri sublacensi, che ella appare raffigurata (Fig. 2)in una delle prime fasi costruttive del monastero annesso al Sacro Speco di san Benedetto (primo trentennio XIII secolo), al pari di san Francesco d’Assisi, mentre sul suo manto volle apporre la sua firma il papa umanista Pio II (ovvero Enea Silvio Piccolomini)[7] quando, il 16 settembre 1461[8], venendo in visita ai monasteri sublacensi, con i quali intrattenne un rapporto di particolare vicinanza al pari di numerosi tra i più insigni esponenti dell’umanesimo italiano (nel periodo della nascita della stampa a caratteri mobili in Italia), confermò alle donne libero accesso al Sacro Speco

NOTE

[1] Per le molteplici note d’approfondimento e i numerosi rinvii bibliografici necessari a una più efficace lettura dello scritto mi permetto di rinviare a Cherubino Mirzio da Treviri, Chronicon Sublacense, anno 1628 <1630>. Co-redattore Pietro Clavarini detto Romano, a cura di L. Branciani, Tipografia Editrice Santa Scolastica, Subiaco-Monastero Santa Scolastica, 2014, da ora: CHERUBINO MIRZIO 1628-30, I-II; le pagine relative alla traduzione nel secondo volume sono indicate con un segno di asterisco soprascritto.

[2] Simili attestazioni di figure femminili si ritrovano ad esempio in varie aree rupestri del Lazio: ricordo, ad esempio, per il limitrofo Reatino l’emblematica figura di santa Filippa Mareri.

[3] Ampiamente attestato dai carteggi antichi giunti sino a noi: si veda quanto precisato a nota 1.

[4]  Si veda la nota a inizio testo e nota 6.

[5]  Si veda la nota a inizio testo e nota 6.

[6] Il Lezionario S. Scol. 24, XXII, datato al XIII secolo riporta la Vita della santa alle cc. 239 v.-245 v. del codice; reca la testimonianza di due contemporanei della protagonista, uno probabilmente monaco a Subiaco, l’altro appartenente alla corte del papa Eugenio III (1145-1153); il ms. è descritto in CROCIANI-LEARDINI 2006, pp. 45-46; trascritto anche in ANDREOTTI 1981. Guglielmo Capisacchi lo riscoprì: ne trascrisse dunque il racconto, aggiornandolo con annotazioni dei suoi tempi. Lo inserì dunque nel suo Chronicon Sublaci, anno 1573 (edito da L. Branciani a Subiaco, 2005) e in un prezioso codicetto ancora conservato in Archivio Sublacense, senza segnatura. Quest’ultimo venne redatto dal segretario stesso del polacco cardinal di Warja, Stanislao Osio (Hosius) sostenitore dell’iniziativa, ovvero Thomas Treterus [Tomasz Treter], come si legge nell’adornato frontespizio; in esso, insieme all’agiografia della santa venne trascritto anche il racconto della vita del beato Lorenzo Loricato da Fanello in Puglia. Come narra nel capitolo 39°, VII libro della sua Cronaca, Capisacchi si fece promotore dell’iniziativa solo dopo averne approfondito la conoscenza non solo sui codici della biblioteca, ma anche attraverso la “riscoperta” del monastero di Santa Maria Maddalena – dedica connessa al fatto che Maria Maddalena è la protettrice degli eremiti – costruito presso lo speco dell’eremitaggio di Chelidonia, nella seconda metà del XII secolo. Facendo poi leva anche su alcune recenti decisioni del concilio tridentino, con l’aiuto dal suo amico il cardinale di Warja, Stanislao Osio (il polacco Stanislaw Hozyjusz), recuperò nel 1578 il corpo della santa rimasto sepolto e visitato solo dai pastori lungo i sentieri della transumanza.  vedi BOESCH GAJANO 1984, pp. 229-260; BRANCIANI 2005, pp. 56-60, figg. 1, 3; CAPISACCHI 1573, pp. 1048-1137, 1392-1417 e ad indices per i numerosi riferimenti al monastero di S. Maria Maddalena(Cervara); BRANCIANI 2007, pp. 18-19;  BOESCH GAJANO 2010, pp. 213-224; BRANCIANI 2012, pp. 622-627 e nn.; 635; SALVATORI 2012, pp. 479-529. Interessanti i testi redatti tra la seconda metà del XVII secolo e la prima metà del ‘700: studio in fieri a cura della scrivente in D. A. Pierantoni, Memorie (Arch. Comunale di Trevi nel Lazio-FR).

[7] Vedi CHERUBINO MIRZIO 1628-30,  I-II, cit.,  ad indices; per i graffiti attestati sulle pareti dello Speco (corridoio di S. Chelidonia): v. FEDERICI 1904, I, pp. 392-408: 393, nota 2.

[8] Vedi CHERUBINO MIRZIO 1628-30, II, p. 537*; CAPISACCHI 1573, pp. 944-45, 1536: si tratta della concessione da parte di Pio II di indulgenze alle chiese di Santa Scolastica e del Sacro Speco e per l’ingresso delle donne allo Speco: 16 settembre 1461 (Orig. in Arch. Subl., Arca II, 64): v. L. BRANCIANI, La produzione incunabola della prima tipografia narrata nelle Cronache Sublacensi, in c.s..

Libretto calligrafico (a. 1578), testo di G. CAPISACCHI, redattore TOMASZ TRETER (ARCH. SUBL. S. S.; ALLODI 1890, nr. 435), c. 1r (Branciani 2014, Fig. 80)

Libretto calligrafico (a. 1578) con il racconto agiografico di santa Chelidonia, testo di Guglielmo Capisacchi (a. 1578), redattore Tomasz Treter (Arch. Subl. s.s. c. 1r) (Branciani 2014, Fig. 80)

BREVE BIBLIOGRAFIA

ANDREOTTI 1981 = S. ANDREOTTI, S. Chelidonia, Tipografia editrice S. Scolastica, Subiaco 1981.

BOESCH GAJANO 1984 = S. BOESCH GAJANO, Monastero, città, campagna: il culto di santa Chelidonia a Subiaco tra XII e XVI secolo, in EADEM– L. SEBASTIANI, Culto dei santi, istituzioni, classi sociali in età preindustriale, Aquila 1984, pp. 229-260.

BOESCH GAJANO 2010 = S. BOESCH GAJANO, Chelidonia. Storia di un’eremita medievale, Roma 2010 (Sacro/santo Nuova Serie, 16).

BRANCIANI 2005 = L. BRANCIANI, Introduzione. Don Guglielmo Capisacchi da Narni e il Chronicon del sacro monastero di Subiaco (1573), in CAPISACCHI 1573 (v.), pp. 1-70.

BRANCIANI 2007 = L. BRANCIANI, Il secolo di Gutenberg nei protocenobi sublacensi tra produzione manoscritta ed i più antichi testi a stampa: strumenti per una sintesi dell’ambiente culturale, Subiaco 2007.

BRANCIANI 2012 = L. BRANCIANI, Origine e sviluppo dell’eremitismo nella valle Sublacense, in De Re monastica – III, Le Valli dei monaci, Atti del Convegno internazionale di studio, Roma-Subiaco, 17-19 maggio 2010, a cura di L. Ermini Pani, Spoleto 2012, 2 voll. (Incontri di studio, 9), II, pp. 585-635.

CAPISACCHI 1573 = GUGLIELMO CAPISACCHI DA NARNI, Chronicon Sublacense, a. 1573, a cura di L. Branciani, Subiaco-Santa Scolastica 2005.

CHERUBINO MIRZIO DA TREVIRI, Chronicon Sublacense, anno 1628 <1630>. Co-redattore Pietro Clavarini detto Romano, a cura di L. Branciani, Tipografia Editrice Santa Scolastica, Subiaco-Monastero Santa Scolastica, I-II, 2014.

CROCIANI-LEARDINI 2006 =I manoscritti della Biblioteca Statale Monumento Nazionale di Santa Scolastica di Subiaco. I. Dal S. S. 1, I al S. S. 113, CX, a cura di R. Crociani -M. Leardini, Tipografia Editrice Santa Scolastica, Roma 2006 (Indici e Cataloghi, n. s., 17).

FEDERICI 1904 = V. FEDERICI, Appendice. Le epigrafi, in I monasteri di Subiaco, a cura di E. Egidi-G. Giovannoni-F. Hermanin-V. Federici, I-II, Roma 1904.

SALVATORI 2012 = L. SALVATORI, Il monastero di Santa Chelidonia, in De Re monastica – III…(v.),  II, pp. 479-529.