Articolo di Luchina Branciani
La ricerca storica, fonte di novità per il mondo contemporaneo?
seconda parte
Sino all’anno Mille l’atteggiamento del mondo occidentale nei confronti della conquista islamica fu sostanzialmente di difesa con esiti diversi nelle varie regioni affacciate al Mediterraneo. La situazione cambiò decisamente tra l’XI e il XII secolo quando l’inizio della nuova era corrispose a un consistente risveglio economico-culturale e politico-religioso europeo: venne quindi intrapresa la riconquista dei territori occupati dai Musulmani ovvero ancora soggetti alle loro incursioni, tanto in ambito europeo quanto in Medio Oriente, specie in Terra Santa ove alla più tollerante dinastia araba degli Abbasidi subentrarono all’inizio dell’XI secolo i turchi, meno pacifici nei confronti dei cristiani, che si recavano nei luoghi di Gesù.
Della controffensiva nata e sviluppatasi sinergicamente da più parti, rimane ancora oggi memoria oltre che nelle cronache e nei carteggi dell’epoca, in poemi composti per celebrare tali gesta: la reconquista spagnola dall’occupazione dei Mori (cioè i musulmani provenienti dalla Mauretania) appare così singolarmente celebrata nel castigliano Cantare del mio Cid, l’azione del Regno Franco nella Chanson de Roland (XII secolo).
In Italia, tra i protagonisti della controffensiva, si annoverano le città marinare – Genova, Pisa, Amalfi, Venezia – le cui navi erano state soggette alle frequenti incursioni dei Musulmani. L’Italia meridionale, in particolare la Sicilia, fu definitivamente riconquistata a opera dei Normanni scesi dalla regione francese: all’azione di questi ultimi si saldò – anche in opposizione al potere di Bisanzio – la stessa politica del pontefice di Roma, con conseguenze importanti in prospettiva di tempo sullo sviluppo delle vicende storiche della regione siciliana e dell’Italia meridionale e nella formazione dello Stato della Chiesa tra XII-XIII secolo, durante il Regno di Federico II di Svevia e il successivo avvento dei francesi Angioini.
Nello stesso periodo, la prima Crociata (tra 1096-1099), guidata dai duchi e dai principi di Francia e Normandia – inclusi i Normanni italiani e un gruppo di città italiane tra cui Lucca – condusse alla conquista di Gerusalemme e alla formazione dell’omonimo Regno sorto per difendere il Santo Sepolcro.
Accadde del resto che tanto in Europa quanto nel bacino del Mediterraneo e in Terra Santa lo scontro iniziale con la cultura araba riuscì, in specie nei due secoli successivi, a trasformarsi: gli arabi, infatti, si fecero apprezzare tanto per l’esperienza nell’organizzazione dello stato – soprattutto dal punto di vista economico e finanziario – quanto per il loro eccezionale apporto scientifico e artistico, mentre la civiltà europea si fece promotrice di un intenso scambio di merci con ripercussioni eccezionali per le vie dei commerci e d’idee.
Questo forte spirito di apertura e conoscenza fu profondamente compreso e integrato (anche dopo la terribile esperienza della peste nera e altre difficili contingenze note per il XIV secolo) quando, dal XV secolo, l’Umanesimo e il Rinascimento scrissero una delle più alte pagine di cultura e spiritualità della nostra storia: è forse un caso che proprio in tale alveo – dalla prima metà del XV secolo, in Europa – vennero prodotti, quali elementi necessari a un reale cammino di crescita e trasformazione, i primi libri a stampa atti a moltiplicare conoscenza, consapevolezza e …vita?
Non sembra dunque un caso se – restando in argomento – nei pressi dell’abbazia di Santa Scolastica a Subiaco (luogo identificato come la culla della stampa italiana a caratteri mobili tra 1464-1465), tra gli affreschi di un’antichissima chiesa dedicata alla Santa Croce (sorta sul luogo della vestizione monastica del giovanissimo Benedetto, lungo il sentiero che conduce al Sacro Speco) che evidenziano l’influenza di maestranze d’oltralpe insieme a una committenza di alto livello legata all’ambito monastico, tra la scene più significative è possibile ancora oggi ammirare sulla parete orientale, un giovane Gesù tra i dottori, nell’atto di parlare a un’umanità eterogenea (vi si noti la presenza di ebrei e musulmani…) e di mostrare al contempo il Cielo, quei libri mastri – ovvero i libri della contabilità, liste di transazioni, voci di spesa, elenchi – e quei codici manoscritti, alla base e risultato insieme di un’eccezionale pagina di spiritualità, economia, cultura e …bellezza… come i primi tempi della stampa in Italia, in un arco temporale in cui l’Abbazia Sublacense e il Sacro Speco divennero il luogo dell’ospitalità di alcuni tra i più illustri esponenti dell’Umanesimo italiano: dal cardinal Bessarione a Enea Silvio Piccolomini, poi papa Pio II (1458-1464), Niccolò Cusano (Nicolaus Krebs von Kues), Leonardo Dati, Leon Battista Alberti per ricordare alcuni che, tra ambito romano e sublacense, furono in tal senso i più vicini.