Articolo di Luchina Branciani 

Lungo i percorsi connessi alle presenze templari e che è ancora oggi possibile rintracciare sul nostro suolo, nella zona delle Alte Langhe piemontesi, il centro di Saliceto (Cuneo, Valle Bormida di Ponente detta anche di Millesimo e di Cortemilia), presenta caratteri peculiari in virtù di un importante passato, le cui vicende si sono saldate, attraverso la nobilità locale, a significative periodizzazioni della storia nazionale e sovranazionale: in specie tra Medioevo ed Età moderna [1]. Di queste ci piace riallacciarci nel presente intervento a una fase ancora non molto nota del sito, quando vicende politiche della famiglia locale dei del Carretto si saldarono anche con quelle della famiglia imperiale di Federico II di Svevia. Come abbiamo già avuto modo di accennare nelle scorse puntate sulla continuità insediativa registrata nella maggior parte degli stanziamenti templari – molto spesso luoghi legati alle più antiche memorie paleocristiane-altomedievali – anche della storia di Saliceto sono note le fasi relative alla più antica attestazione paleocristiana nell’attuale area della cattedrale di S. Lorenzo per arrivare alle fasi costruttive di età medievale [2]  e alla rifondazione rinascimentale nella seconda metà del XV secolo, tra il 1489 e il 1505 sulla precedente dedicata a S. Maria, a opera di Carlo Domenico del Carretto arcivescovo e poi cardinale DE FINARIO come recita l’iscrizione dedicatoria realizzata nel portale centrale d’accesso all’edificio religioso. Ricco di storia, di alto livello architettonico e decorato da simbologie rare che lo saldano ai livelli dei percorsi iniziatico-simbolici ben noti anche per il periodo rinascimentale [3]. Allo stesso modo il limitrodo castello è custode di testimonianze preziose che ci portano indietro nel tempo, nel pieno medioevo tra i secoli XIII-XIV: vi sorge ancora oggi, parzialmente conservata, parte della sezione absidale della ecclesia castri ovvero della cappella nobiliare interna al castello, ricoperta da affreschi di raro pregio, attribuiti di volta in volta ancora in via ipotetica all’opera di Taddeo di Bartolo e Simone Martini: ricordo in particolare una natività giottesca molto particolare, dai caratteri peculiari e che in alcune aree sembra essere ridipintura di una fase precedente(fig. 2).

Saliceto: ecclesia castri, Natività (primo quarto XIV secolo )

Saliceto: ecclesia castri, Natività (primo quarto XIV secolo)

Proprio accanto a questo affresco, sul lato destro, alcuni lavori hanno rimesso in luce una nicchia che era stata obliterata in epoca successiva quasi alla stregua di una damnatio memoriae. In essa tra gli affreschi particolari, che vi si osservano, assegnabili alla metà del XIII secolo, mi soffermerò su uno in particolare rinviando per gli altri a futuri interventi. Si tratta della raffigurazione dell’Agnus Dei dipinto nella volta centrale dell’arco: al centro è raffigurato l’Agnus Dei ovvero Cristo, che mostra la lunga croce greca a braccia espanse astata; dal suo costato il sangue che esce copioso va a riempire il calice d’oro; l’Agnus ha il volto girato a destra e abbraccia, includendola nel suo corpo, una rara croce latina al cui interno si osserva una serie di ricche decorazioni a globo/gemme, disposte a formare una struttura a croce, i cui quattro lati terminano con quattro fiori molto simili fra loro riconducibili a gigli/fiori di loto, che trasformano la croce in una pianta viva. Questa si appoggia con uno dei quattro fiori su un codice della sacra scrittura dalla coperta rossa e chiuso. La scena, molto preziosa, è inserita in un clipeo rifinito da una listellatura doppia marmorizzata su uno sfondo che riproduce le ricchi suppellettili decorative marmoree (in marmo giallo africano) per altro assai note nei siti delle più ragguardevoli residenze imperiali dell’epoca (fig. 3).

Castel del Monte: bifora con evidenziate le sezioni in marmo (breccia rossa)

Castel del Monte: bifora con evidenziate le sezioni in marmo (breccia rossa)

Ai quattro lati, in quattro orbicoli aggiunti ai lati si nota l’inserzione di quattro esalfa e al loro interno quattro stelle a otto punte: tutto questo linguaggio simbolico rinvia sia all’ambiente federiciano sia al nutrito simbolismo dei templari sul quale ci siamo soffermati tempo fa in questa sede.

È infine uno dei gigli (o fior di loto) a forare il listello di marmo in alto, indicando in questo il superamento di un limite, la morte, vinta dal sacrificio di Cristo e dalla sua Resurrezione; è il fiore sottostante (sia giglio o fior di loto) a poggiare sul codice rosso della sacra scrittura posto in primo piano.

Tutto rinvia a un ambito vicino alla figura dell’imperatore Federico II: si ricorda ad esempio, riguardo alla croce gemmata e fiorita, come la stessa corona imperiale è rappresentata nella produzione artistica giunta a noi da quell’ambito di produzione (ritratti dipinti, incisi, scolpiti, disegnati, ecc.) fiorita e realizzata con intrecci di fiori/piante diverse. Lo stesso scettro imperiale in più raffigurazioni appare “gigliato” o con terminazione a fior di loto (fig. 4) sia in codici coevi, sia in affreschi, sia sulla stessa monetazione.

Salerno, Cattedrale, Exultet, l'autorità temporale.

Salerno, Cattedrale, Exultet, l’autorità temporale.

Di particolare interesse la rassomiglianza anche con il fior di loto il simbolo della vita immortale, che appare ad esempio raffigurato tra le mani dell’imperatore nel palazzo Finco di Bassano del Grappa (Federico II: scena cortese-simbolica alludente alla persona del sovrano rosa mystica e in via ipotetica fior di loto <bocciolo> simbolo della rigenerazione)(fig. 5) e il giglio raffigurato nella cattedrale di Atri nel celebre affresco noto come “il contrato dei vivi e dei morti” (fig. 6).

Bassano del Grappa: Palazzo Finco, affresco con scena cortese. Federico II è la figura maschile coronata con in mano rosa mistica e bicciolo di fior di loto

Bassano del Grappa: Palazzo Finco, affresco con scena cortese. Federico II è la figura maschile coronata con in mano rosa mistica e bocciolo di fior di loto

Atri, Cattedrale, contrasto dei vivi e dei morti (XIII secolo)

Atri, Cattedrale, contrasto dei vivi e dei morti (XIII secolo)

NOTE

[1] Cfr. G. Araldo, Il mistero di Saliceto. I templari e la loro presenza in Piemonte, Liguria, Savoia e Nizzardo, Roma 2015, pp. 82-191.

[2] Cfr. Idem, Il mistero di Saliceto, cit., pp. 127-165.

[3] Cfr. Idem, Il mistero di Saliceto, cit., pp. 143-149.

Post correlati