Concerto a quattro mani. Canone inverso.

Maurizio Grandi e Erica Poli

 

Re-surrezione: femminile singolare 

Risorgere a nuova vita, rinascere.

Affinché accada, affinché abbia termine la ricerca delle cause e abbia inizio il viaggio verso lo scopo, affinché termini il tempo dell’analisi, dice Hillmann, serve l’accettazione del femminile, nell’uomo, nella donna, nella società, nella religione.

Accettare il femminile significa accettare il presupposto della vita che è l’unità della vita stessa e delle sue manifestazioni.

Significa fare spazio ad un’altra prospettiva con cui guardare il mondo, prospettiva di accoglienza del tutto, di terra, di radice, di creatività.

“Ho il diritto di innamorarmi” dice Maria Josè, l’alter ego femminile di Pessoa, icona simbolica di un femminile ferito e deforme, come quello che ancora oggi attende di essere realmente visto e ascoltato nella nostra società.

Lungi da propositi pseudofemministi che sarebbero anche fuori tempo massimo, la riflessione sul femminile dimenticato, sulle presenze invisibili al femminile nella storia, vuole essere invece lo strumento per infondere nuova linfa al nostro mondo.

Il femminile, lo aveva già potentemente espresso agli inizi del secolo scorso Lou Andreas Salomè, porta con sé l’energia dell’inizio, la forza vitale di un corpo stesso con il potenziale di far crescere la vita in sé.

Questa vibrazione la si ritrova nella donna in qualsiasi cosa faccia: politica, scienza, arte, impresa…

Non dovrebbe che essere accolta come strumento di crescita ed unione, come frequenza di amorizzazione del mondo, direbbe Theilard De Chardin, tanto nella femmina quanto nel maschio.

Allora Noi di Ongood abbiamo immaginato di infilare una collana di perle per un anno al femminile: ogni mese una monografia dedicata ad una donna che sia stata una di quelle donne uniche, personalità dai vasti potenziali, che hanno fatto della propria vita un romanzo tenace, creatrici dei propri giorni, con le caratteristiche e le azioni, eroine silenziose o dimenticate.

In tutto il mondo ve ne sono, ma la radice non può essere ancora una volta trascurata nel suo potere.

Siamo figli del terreno che ci ha generato, la lingua madre appunto ha plasmato anche le nostre connessioni cerebrali.

Allora quel che più ci parla, è quel che ci parla nella nostra lingua o nei suoni da cui proviene. Per questo le perle di Ongood Femminile Singolare saranno Donne Italiane o figlie del mondo antico da cui proveniamo, quel mondo della Grecia classica che fonda la nostra Welthanschaung, la nostra visione del mondo, o quell’Impero Romano che ha ispirato con la sua grande unità e il suo sincretismo, anche il Nostro Risorgimento.

Ed è da una eroina del Risorgimento che vogliamo partire e che, ancora oggi, Anno Domini 2019, è per lo più sconosciuta, mentre a scuola si studiano le gesta di tanti suoi contemporanei non altrettanto attivi e di certo assai meno nobili (dentro).

Forse lei Cristina Trivulzio di Belgioioso, con la sua natura indomita, le sue imprese, le sue tante vite in una, non sarebbe scivolata nell’oblio, se fosse appartenuta al genere maschile.

Quel che leggerete non vuol essere polemica, soltanto un piccolo ma orgoglioso contributo alla memoria di quel che ci precede, indispensabile per ricostruire un oggi e un domani, fatti a brandelli dalla perdita di identità.

Siamo davvero in un’epoca senza riferimenti? Oppure i riferimenti stanno solo aspettando di essere guardati e interpellati in un dialogo di anime?

Non si può pensare che parlino se non gli si dà un volto.

Per questo il primo numero di Ongood, lo scorso 9 novembre è uscito accompagnato da due bozzetti di Cristina Trivulzio di Belgioioso usciti dalla mano e dall’anima di Silvia Ciuffardi.

Cristina ci stava già accompagnando.  Si può chiedere di essere sostenuti, la preghiera che è nel tessuto delle nostre cellule, ce lo insegna.

Invece abbiamo perduto il dialogo col passato, relegato ad un prima di cui si sanno pochi fatti, imparati male e frettolosamente a scuola, senza amore per le storie, le vite, le passioni di chi in fondo ha permesso la nostra esistenza qui.

Eppure loro ci sono, così lontani, così vicini, a ispirare, dare l’esempio, infondere il coraggio di vivere la vita fino in fondo.

L’umana ricerca di qualcuno da ammirare non è stupidità se si volge ad ammirare volti e vite di valore.

È così che si diventa degni di essere umani.

 

 

 

 

 

 

 

 

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