di Elsa Veniani

<<Ero nel tredicesimo anno della mia vita, quando Dio mandò una voce per guidarmi. Dapprima rimasi spaventata: “Sono una povera ragazza che non sa né guerreggiare né filare”, risposi.

Ma l’angelo mi disse: “Verranno a te Santa Caterina e Santa Margherita. Opera come ti consigliano, perché loro sono mandate per consigliarti e guidarti e tu crederai a quanto esse ti diranno”.>> 

Così racconta Giovanna d’Arco.

Ed io rimango sbalordita e stupita al contempo dalla potenza che queste “voci” esercitano su una ragazzina analfabeta e di umili origini, pronta a tutto pur di seguire il messaggio che l’arcangelo Michele le portò in dono: avrebbe dovuto guidare l’armata di Carlo, futuro re di Francia, alla vittoria contro l’invasore inglese.

Detto, fatto. Il ruolo di “uditore” di Giovanna le è costato certo numerosi epiteti, quali quello di schizofrenica, visionaria e strega ed ha costituito uno dei temi fondamentali dei processi che la condussero al rogo. 

Non saprei certo dire se la capacità di sentire delle voci sia un dono o una specie di condanna, ma certo è espressione di una forza che si è chiamati ad esprimere; e quando vi si aderisce con fede e coraggio incrollabili, come fece Giovanna d’Arco, può addirittura divenire  foriera di imprese straordinarie.

In fondo Giovanna riuscì proprio là dove i migliori comandanti dell’esercito francese fallirono più volte, dando evidente dimostrazione di quanto le visioni che l’avevano colta erano in grado di cambiare persino le sorti di un’intera nazione, che la riconosce e proclama tutt’oggi come una vera e propria eroina.

Ma il più grande eroismo di Giovanna sta proprio nell’obbedienza assoluta e indiscussa a quelle voci che le suggerivano il cammino da intraprendere. E poco importa l’origine a cui vogliamo attribuirle; se a qualcosa di divino, ad una forma di pazzia, ad una spiccata spiritualità interiore. 

Quello che mi colpisce è la straordinarietà di ciò che si può realizzare quando si indirizza e canalizza tutta la propria energia nell’espressione del proprio sentire, senza lasciarsi mai scoraggiare nemmeno di fronte a imprese che sembrano impossibili; decisi e imperterriti nel proprio agire, mossi da una fede inamovibile in qualcosa certo di intangibile eppur così perfettamente assonante e vibrante con la propria Essenza che chiede a gran voce di essere espressa. 

E quando, nell’arco della tua esistenza, riesci in questo intento, quando la tua Natura si porta a compimento, a dire il vero poco importa quanto la vita ti conceda di restare in questa dimensione o quanta sofferenza ti riservi. Giovanna d’Arco morì alla giovanissima età di 19 anni, arsa viva nella piazza di Rouen, dopo essere stata condannata per eresia e stregoneria dal Tribunale dell’Inquisizione. 

Eppure ancora oggi la sua Presenza sono convinta possa pervadere e toccare l’Anima di molti, come ha toccato la mia nel lasciar fluire queste parole che alla Sua incredibile forza e alla Sua incrollabile fede vogliono rendere omaggio. 

A ben pensarci, chi di noi in fondo non è comunque uditore di voci? Che siano interne od esterne, che siano frutto del nostro inconscio o di qualcosa che trascenda questa dimensione, che siano udibili in modo nitido o rappresentino solo sottili percezioni, che siano suggerite dalla nostra Anima o da chi ci accompagna in mondi che sfilano paralleli al nostro, il punto è: nel nostro continuo ed imperterrito fare,  sappiamo prestargli ascolto? O forse nemmeno siamo in grado di averne nota?

Proprio quelle “voci” potrebbero essere l’espressione più profonda di chi siamo veramente e prestargli attenzione potrebbe voler dire avere la possibilità di manifestare la nostra unicità.

Non posso dunque che concludere proprio con le parole di Giovanna d’Arco, monito quanto mai attuale per risvegliare coscienze troppo sopite o indaffarate ad agire tutt’altro che la propria Essenza: 

“Ogni uomo dà la sua vita per ciò in cui crede. Ogni donna dà la sua vita per ciò in cui crede. Spesso le persone credono in poco o niente e tuttavia danno la propria vita a quel poco o niente. Una vita è tutto ciò che abbiamo e noi viviamo come crediamo di viverla. E poi è finita. Ma sacrificare ciò che sei e vivere senza credere, quello è più terribile della morte”.

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