Isatis Tinctoria, appartenente alla famiglia delle Brassicaceae, tipica degli argillosi terreni europei. E’ una delle trenta piante capaci di produrre il color INDACO.
I celti si tingevano di blu, cospargendoselo addosso prima della battaglia o tatuandoselo direttamente sulla schiena.
Briton “britannico” deriva da una parola celtica che significa “gente dipinta”.
Importata dai Catari, stabiliti in Piemonte, a Chieri. Nel triangolo tra Tolosa, Albi e Carcassone, nel ducato di Lauraguais, si era sviluppata la coltura. La ricchezza determinatasi in zone di miseria la aveva nominata (paese di) “Cuccagna” (Cocogne il nome francese dato al panetto blu commercializzato).
Gaudum, oggi gualdo, piccole città presso la quale questa pianta ora coltivata per estrarre una tinta che serve a colorare tessuti di Indaco: il “Pastel” il vero blu, il blu di Francia.
Dal 1230 iniziò ad essere coltivato in quantità industriali, come la robbia e innescò una competizione tra coloro che vendevano i due colori.
A Magdeburgo, il centro dello smercio tedesco della lacca di garanza, gli affreschi religiosi iniziarono a rappresentare l’inferno in blu, mentre in Turingia i venditori di lacca di garanza convinsero gli artigiani a rappresentare diavoli blu sulle vetrate della nuova chiesa, nello sforzo di screditare quella tinta cafona appena arrivata sulla piazza.
Il declino del guado era iniziato con la scoperta di altre piante produttrici di indaco, prima in India e poi nel Nuovo Mondo.
Blu “fatto d’oriente”.
Il commercio di guado in Europa crollò, lasciando dietro di sé campi vuoti e commercianti distrutti.
Estrarre l’indaco dalle piante di Guado è un processo molto lungo, complicato e costoso. Una volta raccolte, le foglie vengono triturate in una pasta che poi viene suddivisa in palline messe a maturare. Dopo dieci settimane, quando le palline si sono ridotte di tre quarti e hanno perso nove decimi del loro peso, si aggiunge dell’acqua, e la mistura viene fatta fermentare di nuovo. Dopo altre due settimane, il guado diventa molto scuro e granulare, con una consistenza simile al catrame. Questa mistura contiene già una quantità di indaco che supera il peso originario delle foglie di venti volte, ma deve essere sottoposta a un grado di fermentazione, con cenere di legno, prima di essere utilizzata per tingere la stoffa.
Prima del Duecento la produzione di guado avveniva su piccolissima scala.

In oncologia:
Indolo-3-carbinolo possiede attività chemiopreventiva.
La possibile attività anticancro di sostanze come l’I3C fu individuata dallo statista romano Catone il vecchio (234-149 A.C.) che nel suo trattato sulla medicina scriveva: “se un’ulcera cancerosa appare sul seno, applicare una foglia di cavolo strizzata e ciò l’allevierà”. Strizzare la foglia di cavolo convertirebbe l’indolo-3-glucosinato in I3C.

https://www.etnopharma.com/product-page/gualdo
https://www.tecnichenuove.com/autori/maurizio-grandi/cancro-l-alleanza-terapeutica.html

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