FOTODINAMISMO dei futuristi alla ricerca dei Biofotoni

Anton Giulio Bragaglia (con i fratelli Arturo e Carlo Ludovico) nel 1911 scrive il Fotodinamismo futurista.

Marinetti intravede l’espressione del futuro e, aiuta le ricerche di Bragaglia, arrivando a firmare con Tato il Manifesto della fotografia futurista (1930).

Solo Leonardo da Vinci aveva portato avanti la ricerca per la rappresentazione del movimento: era immerso nelle esplorazioni del modo cercandone i meccanismi connaturati e nascosti.
Il fisiologo Etienne-Jules Marey realizza un metodo grafico per visualizzare il ritmo dei movimenti dei corpi viventi. Elabora un “fucile fotografico” che con un’esposizione multipla registra i movimenti ravvicinati, non percepibili a occhio nudo, “cronofotografie” ravvisabili nelle esperienze di Balla e Severini.
A.G. Bragaglia cerca le sensazioni palpitanti del movimento. Assecondando il fondamento futurista del dinamismo universale, del gesto che “non sarà più un movimento, per effetto della persistenza delle immagini della retina, lasci un effetto scia”.
“Rendere ciò che superficialmente non si vede”.
Intuisce le capacità del mezzo di riuscire a catturare la sensazione, la vibrazione e la traiettoria del movimento che si compie nello spazio e nel tempo. Le immagini prodotte attraverso un’esposizione prolungata registrano sulla lastra l’intero percorso di un gesto, mostrando l’effetto scia che contiene tutte le fasi intermedie del movimento. Espressioni creative che catturano l’invisibile, il gesto nella sua essenza. Sono “movimentate” e mostrano la traiettoria di quell’azione, la sua anima.
Oggi la “scia” ci segue ovunque.

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