Un’area protetta, un’oasi di crescita tutelata, come un parco marino.
La scuola fa parte del mondo, ne è il suo riflesso più vivo e immediato: lo specchio.
Per riformare la scuola, bisognerebbe riformare il mondo. Oggi più che mai. Rifondarlo. Rifarlo da capo.

Alzare lo sguardo è educare. Provare a mirare più in alto, non accontentarsi, esigere, richiedere qualcosa in più e a tutti, docenti, discenti.
La poesia, l’arte, la letteratura, la scienza, il pensiero astratto sono fondamentali oggi più che mai.
La scuola ci appartiene, in quanto esseri umani perché riguarda il destino dei giovani, futuro della nostra civiltà.
Educare è coltivare. Ora non coltiviamo, lasciamo che i nostri figli vengano su come l’erba selvatica, non come alberi, bambini-alberi e non bambini-erba. Alberi da frutta che hanno bisogno di cure costanti perché diano i frutti.
Educazione è e-ducere, portar fuori. Indicare la via. Scegliere, assumersi la responsabilità di una scelta. Prendersi il rischio, accettare la sfida che ogni scelta comporta, pagare il prezzo che ogni presa di posizione richiede. Abbiamo smesso di farlo.
L’educazione è la più alta e raffinata opera di discernimento.
Se si lascia un cucciolo d’uomo in balia dei suoi istinti, è probabile che si comporti come gli scimpanzé.
La scuola è uscita dalla vita perché nella vita non c’è più il valore che la scuola ha sempre rappresentato: la cultura, astratta, disinteressata, il desiderio di averla, farla propria. «Inutile», paga di sé stessa (come i messaggi che vengono dai libri, dalla poesia, dall’arte, dalla scienza, dalla letteratura, dalla storia, dai grandi del pensiero di ogni tempo).
Siamo scollati, con esempi di miserevole squallore intellettuale e morale che la realtà attuale ci offre quotidianamente.

Alzare lo sguardo. L’ultimo baluardo contro la barbarie.
Utopia affascinante, paradosso che nasce dalla disperazione. Riabilitazione del pensiero.
Abitare altri luoghi, sottrarsi all’iperconnessione costante e all’eccessiva esposizione a un mondo che ci convince sempre meno e non ci piace.
Scuola come ciclo di vita “sganciato”, avulso, protetto. Com’era l’educazione a Sparta.
Una scuola che ci prenda e ci restituisca capaci di parlare, scrivere, pensare, innamorarsi del leggere e studiare, con un patrimonio di conoscenze. Pronti a far parte della società, lavorando e continuando a studiare liberi.
Se non possiamo cambiare il mondo, salviamoci dal mondo. Anche con una Scuola intesa come oasi di crescita tutelata, parco marino.
Per salvare la specie dall’inciviltà incipiente…

Senza un adeguato addestramento del cervello saremmo prede di false credenze che oggi chiamiamo pseudoscienza, superstizioni, magie, cure miracolose, false spiegazioni.
Conoscere i fatti che solo un’istruzione strutturata e l’allenamento mettono sotto controllo.
“Pensiero critico”. Per cambiare l’epistemologia personale, capire come si produce conoscenza valida e a riconoscerla.
Il pensiero critico con le sue caratteristiche di ragionamento astratto e metacognitivo, non si sviluppa spontaneamente. Richiede contesti e l’acquisizione di conoscenze biologicamente secondarie.
Il pensiero scientifico non è naturale. Difficile non investire emotivamente nella teoria (o credenza), che cerchiamo di difendere dalle prove contrarie.
Ma il pensiero critico è il solo antidoto contro le intossicazioni pseudoscientifiche. Per usarlo appropriatamente si deve capire la composizione e come e quando somministrarlo.

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