Il futuro dell’Africa è in Africa.
Una grande muraglia verde contro la desertificazione del Sahara e del Sahel. Ogni anno, il deserto africano avanzerà di due chilometri, entro il 2025, due terzi delle terre coltivabili saranno minacciate dalla desertificazione.
Il progetto, lanciato nel 2007, è guidato da 20 Paesi africani dell’Unione africana (tra cui la Tunisia). Sono previsti 8.175 km di barriere arboree in tutto il continente, dal Senegal a Gibuti.
L’Africa ha il 60% di terre non sviluppate.
In Senegal, grazie al muro, sono stati restituiti agli agricoltori 25.000 ettari di terra arida; in Etiopia, 15 milioni; in Nigeria, 5; in Burkina Faso, 3; in Niger, 5.
La FAO ha calcolato un ritorno da 1,2 a 4,4 dollari per ogni dollaro investito. Nel 2021 sono stati investiti 14 miliardi di dollari, rispetto ai 33 miliardi di dollari previsti dall’Agenda 2030.
Attualmente è stato completato solo il 15% del progetto.
La Grande Muraglia per la sostenibilità ambientale, la lotta alla fame, alla povertà e alle crisi ambientali (500 milioni di migranti climatici ogni anno).
IL VERDE DELLA TUNISIA
Tra le specie selezionate per la piantumazione della Grande Muraglia Verde:
- Acacia Senegal o gomma arabica per ferite e irritazioni, utilizzata come additivo alimentare e cosmetico. Scelta per la sua resistenza e per la capacità delle sue radici di trattenere l’acqua nel terreno.
- Balanite Aegyptiaca, il cui estratto è utilizzato per le ferite della pelle, usato per le infezioni. Contiene sapogenine, diosgenina e yamogenina. Selezionata perché tollera terreni sabbiosi e argillosi, siccità e inondazioni; è resistente agli incendi grazie alla corteccia molto spessa e alle radici profonde.
- La Faidherbia Albida ha proprietà essiccanti e astringenti. Per il trattamento di infezioni delle vie respiratorie, malaria, febbre e mal di denti. Svolge un ruolo importante nell’apicoltura.
Il muro verde per combattere l’industrializzazione, l’inquinamento idrico, la desertificazione, l’erosione del suolo e la perdita di biodiversità vegetale.
In Tunisia, il 74% del territorio è minacciato dall’erosione.
La foresta rappresenta solo il 6% della superficie totale della nazione. Ci sono più di 500 specie di piante medicinali e aromatiche, 2.163 varietà; la maggior parte delle quali si trova in ambienti aridi e semi-aridi. La foresta rappresenta solo il 6% della superficie totale della nazione.
Oltre al tipico ulivo, in Tunisia crescono anche molti alberi da frutto, come aranci, limoni e mandarini, pistacchi, mandorli, melograni, allori, carrubi, fichi e albicocchi.
In Tunisia sono presenti 371 specie di uccelli, di cui 9 sono minacciate a livello globale.
MODELLI STORICI
Italia a Mogadiscio (1931-1933), 68 ettari sono stati ripiantati per fermare lo spostamento delle dune che circondavano la città.
Italia in Libia (1924-1932): tecnologie ecologiche con rimboschimento, irrigazione, pozzi e vivai, 4,5 milioni di piante, piantate dalla Milizia Forestale, per fermare la desertificazione. Nel 1929, per il rimboschimento delle colline di Sciar Sciara, vicino a Tarhuna, furono messe a dimora circa 10.000 piante dal battaglione libico; nel 1930, furono piantate circa 25.000 piante, tra cui acacie ed euculiptus. Sulle rive dell’Uebi Scebeli, al centro di una vasta area di concessioni di 30.000 ettari, è stata realizzata un’azienda agricola sperimentale, resa possibile da una nuova grande diga collegata a 55 km di canali di irrigazione.
Nel 1926-27, le piante selezionate per l’esperimento di rimboschimento a Bu Gheilan erano anche alberi forestali (tra cui olmo, carrubo, ginepro, acacia salìgna), acero campestre, negundo, olmo, carpino, frassino, pino d’Aleppo, pino, acacia, cipresso e cedro. Ma l’importanza di questa biodiversità è essenziale non solo per la riforestazione, ma anche a scopo alimentare e terapeutico. Ecco, per esempio, le proprietà di queste piante a scopo dermatologico:
- Olio essenziale di cipresso composto per >35% da B himachalene; e per 5-17% da Alfa himachalene, utilizzato per pelli grasse, invecchiate o in presenza di couperose.
- Sapone al pino d’Aleppo, antireumatico, disinfettante, antibatterico, antinfiammatorio.
- L’olmo, drenante cutaneo con proprietà disintossicanti, agisce sulla dermatite eczematosa e seborroica ed è un coadiuvante nel trattamento dell’acne giovanile, della foruncolosi e dell’herpes ricorrente.
- L’olio essenziale di ginepro, con le sue proprietà antisettiche e astringenti contro eczemi e acne, è indicato per la cura dei capelli e ne rafforza i follicoli.
- La manna da frassino, grazie alla presenza di cumarine (fraxina, fraxetinolo, esculetina) e flavonoidi (quercetina, rutina, idrossifragoside), che inibiscono la produzione di mediatori infiammatori endogeni come le prostaglandine, rende la pelle liscia e morbida.
- Il decotto di acero campestre viene utilizzato per gli eritemi cutanei.
- Il miele di acacia contiene flavonoidi, polifenoli, alcaloidi e glicosidi, che sono antiossidanti, antimicrobici, antinfiammatori, facilitano la ristrutturazione della pelle e leniscono le irritazioni.
- I semi di carruba, grazie alla presenza di galattomannani e tannini, sono in grado di donare alla pelle elasticità, idratazione e protezione dai raggi UV.
MODELLI CORRENTI
Itatinga, Brasile.
Sviluppare mezzi economici per la rigenerazione delle foreste: sono stati piantati alberi di eucalipto a crescita rapida, che vengono abbattuti dopo cinque anni e venduti per contribuire a finanziare la piantagione di alberi autoctoni a crescita lenta, che si propagheranno naturalmente da seme sulle parcelle vuote.
Scelta botanica, distanze reciproche nell’impianto, rispetto della flora autoctona, complessità e circolarità della biodiversità, zone climatiche sono tutti elementi fondamentali.
Il vero valore di un albero sta nella sua longevità: è più importante salvare le foreste che farne crescere di nuove, per proteggere la complessità dei sistemi biologici forestali.
In un mondo globalizzato, anche gli alberi devono affrontare le loro pandemie. La scienza può creare alberi resistenti modificando il loro DNA, ma è davvero un bene?
Gabon. I frutti dell’Omphalocarpum procerum (la cui corteccia, sotto forma di decotto, polvere e macerazione, è usata per le ferite e le malattie della pelle), vengono raccolti e mangiati da 95.000 elefanti, che li digeriscono e li espellono dopo 40 ore, a circa 5,3 km dalla pianta madre e li diffondono tramite concime. Calo dell’81% della disponibilità di frutta nelle foreste di Lopé.
Makalondi, Niger. Decine di persone si sono accampate per sfuggire all’azione devastante del taglio degli alberi per vendere la legna in città e alle scelte dei gruppi armati che costringono i contadini a fuggire.
1932. En Tripolitaine, la milice forestière au travail pour brider les dunes
( ATTUALITÀ E STORIE DIMENTICATE DALLE EX COLONIE ITALIANE – DIRETTO DA ALBERTO ALPOZZI )
“Piantare alberi per piantare pensieri,
proteggere la fauna selvatica con piccoli gesti
ripetuti all’infinito”.
“Solo colui,
il quale ha piantato alberi con le proprie mani,
ha allevato pascoli e fatto volare i propri uccelli,
può capire quanto sia facile fallire,
e quanto sia inutile seguire passivamente una ricetta
senza una comprensione profonda
dei meccanismi sottostanti“.
(Aldo Leopold – Ecologist)
“Nel Sahel, la vita e gli alberi hanno vite in comune,
fragili, occasionali, legate da un destino di resistenza
all’avanzata del deserto”