Il mito è un insieme oggettivo e soggettivo, senza tempo eppure incline alla specificità.

Rifiuto di lasciarsi paralizzare dal gelo dello sdegnoso disprezzo che le veniva rivolto dagli irremovibili beninformati, i professionisti del bene comune.

Cassandra  alle porte di Troia, di fronte allo scetticismo dei cittadini, era  accompagnata da «imprecazioni, insulti e altre forme di umiliazione verbale, tra cui l’accusa di follia».

Ma Cassandra si è limitata ad ascoltare la lingua di quel cavallo muto, le sue emanazioni sospette, il tempismo di quella strana donazione e  ha ascoltato il silenzio inquietante del campo ormai abbandonato all’indomani della battaglia. Ha ascoltato tutto, e lo ha decodificato senza alcuno sforzo. Niente di più mistico.

Quella è una lingua udibile in qualsiasi ambiente, perfino nelle circostanze più rumorose ,se non nell’immediato, almeno in un secondo momento, nella sincerità della contemplazione. L’umanità ha la capacità di imparare ad ascoltarla regolarmente, nelle attività più banali. Per chi ci riesce, a volte quella lingua diventa talmente stridente, che ci si può solo stupire del fatto che gli altri non siano assordati da tanto clamore.

Corrispondenze, perfino tra grandi distanze e all’interno di differenze, che ci permettono di empatizzare con quelle relazioni distanti e diverse.

Wole Soyinka
10 settembre 2017

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