Nel centenario della nascita i figli propongono la biografia della Madre, percorso di vita di una Donna che ha intensamente vissuto gli eventi che hanno connotato l’Italia dopo la Grande Guerra sino a prefigurare l’attuale Paese.

Nei magmatici anni tra le due guerre Anita cresce nell’utopia di un mondo migliore fatto di riforme sociali ed economiche, in cui la politica era intrisa di passioni aventi origini storiche nel Risorgimento incompiuto di una realtà complessa -che si stava allora sgretolando nelle sue stesse contraddizioni-, in una frammentata Nazione che espiava gli interessi consolidati di pochi e la disperata miseria di molti. Il Piemonte, tra lotte e conquiste, si proponeva come un modello di riferimento concreto: un incubatore di fermenti rivendicativi di matrici opposte a volte, ma con una comune radicata valenza nelle innovazioni necessarie all’adesione coerente ai tempi di vita per ottenere il progresso. E l’ex capitale aveva gli strumenti per essere fertile trampolino di futuro: quelli dell’incompiuto Risorgimento Sociale 1 .

Su questo magmatico sfondo Anita vive la sua formazione, attenta e avida di esperienze come lo sono le menti brillanti sostenute da un carattere robusto, ma sempre umanamente presente con attiva generosità. Consapevole delle difficoltà affrontate dall’Italia nella entusiasmante fase di “intervallo tra due guerre”, partecipava alle istituzioni governative giovanili dell’epoca credendo nella loro azione formativa e come la maggioranza di quei ragazzi godendo di un’aggregazione innovativa, che se declinata al femminile significava anche emancipazione da antichi modelli.

Il Governo nel ventennio aveva creato molteplici istituti sociali, fondendoli in ampi progetti interconnessi per la generalizzata elevazione del popolo, dove si realizzavano molti degli antichi progetti del mancato Risorgimento Sociale, prima fra tutte la “riforma fascistissima” della formazione scolastica nota come Riforma Gentile, che se affiancata alla meno nota Carta del Carnaro consente di comprendere compiutamente il progetto di costruzione sociale del fascismo.

Anita bambina cresce nel fervore propositivo delle “opere di regime”, amplificate dal linguaggio reboante e immaginifico diffuso attraverso una pervasiva comunicazione sapientemente usata, dalla Carta del lavoro, all’ONMI, all’INPS, tutto contribuiva a elevare la qualità di vita del popolo attraverso il dirigismo economico -e sociale…- dello Stato. Che qualche volta si aiutava con metodi discutibili se non esplicitamente illegali, ma passavano sottotraccia rispetto al calo della mortalità perinatale e più genericamente infantile ad esempio 2 .

Su questo sfondo impressionistico l’ammodernamento agricolo e la rampante economia industriale avevano creato nei più sicura fiducia verso il domani italiano, in cui i futuri destini erano sostenuti dalle mitizzate origini romane e dal paternalismo di stato che smussava insolubili asperità sociali.

Lo scoppio del secondo conflitto mondiale nella cornice della problematica quotidianità fatta di bombardamenti, lotte fratricide e costante incertezza esistenziale esalta la forza di carattere di Anita, che sostenuta da robusta formazione e brillante intelligenza affronta responsabilità oggi impensabili in una ventenne. La nostra Donna attraversa gli eventi devastanti del suo Paese uscendone come una splendida figura ricca di sfaccettature, complessa oltre l’apparenza e autenticamente forte al femminile.

Gli anni della sua formazione erano stati ricchi di stimoli famigliari e sociali nel contesto della borghesia piemontese, che bene spiegano la sua adesione al fascismo (e alla monarchia) considerati come opportunità per la crescita complessiva del Paese. Purtroppo il ventennio ha presentato anche aspetti negativi, tali da oscurare in parte i suoi meriti. Inoltre, su questo periodo grava tuttora una diffusa incomprensione dovuta alla scarsa conoscenza del “Risorgimento” sociale ed economico, covato a lungo e in gran parte realizzato dopo la Grande Guerra con la capacità organizzativa di un regime non esattamente democratico: come è successo altrove, quasi un passaggio obbligato nella Storia di tanti popoli 3 .

Gioiosa “Figlia della Lupa”, scultorea figura sportiva, bella signora colta della Torino bene… Anita è stata un archetipo della sua epoca ma oggi sullo sfondo di una narrazione attenta ai grandi eventi e pur tuttavia non scevra dall’intimismo degli affetti, le si potrebbe addebitare l’ulteriore ruolo di guidarci nella comprensione storica del secolo lungo secondo i nitidi principi obiettivi che hanno guidato lei.
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1 Il “Risorgimento Sociale” rappresenta il fulcro del Risorgimento tout court, troppo spesso dimenticato a fronte di un Risorgimento Politico totalizzante (e limitante) fatto di litigiose matrici perdute nei meandri d’interessi appartenenti alle più disparate motivazioni. Il raziocinio necessario alle riforme di ampio spettro per l’opera d’integrale Risorgimento apparteneva a coloro che sapevano coniugare economia e società in modo dinamico, assecondando i mutamenti ma trovando al contempo saldezza nella struttura profonda del sentimento di appartenenza culturale. E come cita un proverbio “chi ha radici mette le ali”. Può sembrare tautologico ricordare che cultura è elaborazione di conoscenze per corrispondere a bisogni. Una -forse- contorta riflessione per ribadire che il bisogno è la chiave interpretativa ultima di ogni progresso autentico (Casimira Grandi, Donne fuori posto, Carocci, Roma 2007, pp. 73 – 108). Tralascio volutamente l’aspetto religioso di questa lunga epopea sociale, per cui rimando alla fondamentale monografia di Angelo Gambasin, Il movimento sociale nell’opera dei Congressi (1874-1904), Pontificia Università Gregoriana, Roma 1958.
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2 Gabriele D’Annunzio, La Carta del Carnaro: e altri scritti su Fiume, Castelvecchi Editore, Roma 2019; Arnaldo Cherubini, Storia della previdenza sociale in Italia (1860-1960), Editori Riuniti, Roma 1977, pp. 264-350; Marco Breschi, Matteo Manfredini and Lucia Pozzi, Mortality in the First Years of Life: Socio-economic Determinants in an Italian Nineteenth Century Population, in The determinants of infant and child mortality in past european populations, Forum, Udine 20043, pp. 123-137; Casimira Grandi, Riflessioni sull’alimentazione degli italiani tra storia sociale e salute, dall’Unità alla Repubblica, in Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (ed), L’alimentazione e gli stili di vita nell’alleanza terapeutica e nella promozione della salute, https://www.onb.it/wp-content/uploads/2016/05/laprofessione-1-16_alimentazione.pdfcontent/uploads/2016/05/laprofessione-1-16_alimentazione.pdf , pp. 29-35.
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3 Significativamente nel 1937 l’École des sciences sociales et politique de l’Université de Lausanne aveva attribuito a Benito Mussolini il dottorato honoris causa in Sciences sociales et politique, dal 1987 è stata avviata la procedura per il ritiro del titolo. La recente pubblicazione del gruppo di lavoro istituito all’uopo ha pubblicato un ottimo rapporto in merito, che evidenzia il processo di revisione storica in atto (Gabrielle Duboux et Nadja Eggert, eds, Centre interdisciplinaire de recherche en éthique, Univertsité de Lausanne, Doctorat honoris causa Benito Mussolini (1937). Rapport du Groupe de travail Mai 2022; https://www.unil.ch/files/live/sites/cire/files/home/rapport-dhcbm-02-06-22.pdf .

*storica sociale

Professoressa Casimira Grandi
Docente di Storia Sociale – Università degli Studi di Trento
Docente del Corso ” Traiettorie per il presente: storia di popoli sul crinale della contemporaneità” – Master in Antropologia della Salute nei Sistemi Complessi, La Torre.

Potete leggere la recensione anche sulla Rivista Trentino Libero: https://www.trentinolibero.it/cultura-e-spettacolo/311-storia/20751-anita-1922-2022.html

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