Dare vita alla vita
Storie di resilienza e trasformazione
A cura di Elsa Veniani
Pamela Cazzaniga, “la mia seconda vita”
Ho incontrato Pamela Cazzaniga durante la festa del paese in cui vivo. Quel giorno decisi di entrare nella corte molto suggestiva di un Bed & breakfast, aperta al pubblico in quell’occasione, ignara dell’incontro che mi aspettava. Pamela decise di presentare il suo libro proprio lì, in quel luogo magico. Mi accolse con un saluto che mi lasciò subito dentro la netta percezione che mi stesse aspettando, come se avesse qualcosa di importante da lasciarmi in dono. Non mi sbagliavo!
Ho sentito quindi forte il desiderio di condividere ciò che il suo incontro mi ha regalato con più persone possibili. Ringrazio infinitamente Pamela per aver accolto la mia proposta di rilasciarmi un’intervista.
- Ciao Pamela, innanzitutto ti rivolgo tutta la mia gratitudine per aver accettato di condividere il tuo vissuto, che sono certa potrà essere di aiuto e di esempio a molti. Vorresti raccontarci in breve la tua storia?
Certo, con piacere! Ho 42 anni, vivo a Valmadrera (Lc) e sono una giramondo in sedia a rotelle. Nel 1997 ho avuto un incidente stradale che mi ha tolto l’uso delle gambe ma, nonostante questo, vivo la vita al massimo. Il mio motto è CREDERCI SEMPRE ARRENDERSI MAI.
- Qual è stata la tua paura più grande dopo la diagnosi di paraplegia e come sei riuscita a superarla?
Quando è successo l’incidente avevo solo 21 anni, anche per questo motivo le paure sono state tante.
In primis quella di non poter tornare ad essere indipendente e a dipendere dagli altri tutta la vita. Ma ho anche avuto paura, molta paura, di non farcela emotivamente.
Fortunatamente i miei genitori mi sono stati molto vicini e mi hanno aiutata a superare quegli anni difficili. La famiglia per me è stata fondamentale.
- Ci sono stati momenti critici in cui hai avuto difficoltà ad accettare la tua nuova condizione? Come li hai affrontati? Cosa o chi ti è stato di aiuto?
Dopo l’incidente ho trascorso una decina d’anni tra alti e bassi: alternavo periodi dove uscivo la sera a fare le ore piccole con gli amici, ad altri dove mi rinchiudevo in casa a deprimermi. Fortunatamente gli amici non mi sono mai mancati, ma ripeto, nessuno sembrava essermi di conforto in quegli anni difficili.
Fino a quando ho capito che da sola non ce la potevo fare, così mi sono affidata ad una brava psicoterapeuta che mi ha aiutata moltissimo. L’aiuto psicologico è stato fondamentale, e dopo sei anni di viaggio interiore, dove fatica e sconforto presero il sopravvento più volte, sono tornata ad essere la Pamela forte e determinata.
- Hai subito due lutti davvero devastanti. La perdita della tua migliore amica, in auto con te il giorno dell’incidente, ed il suicidio di tuo padre. Posso chiederti in che relazione ti poni rispetto alla morte? E che consiglio ti senti di dare a chi sta affrontando il dramma di non avere più accanto una persona che ama?
Ho sempre avuto paura della morte. Il primo grave lutto che mi ha toccato da vicino è stato quello di Elisa, la mia migliore amica che era in macchina con me la notte dell’incidente. Non potevo crederci di averla persa senza nemmeno averla potuta salutare, e soprattutto senza essere potuta presenziare ai suoi funerali.
Poi, molti anni dopo, ho dovuto affrontare la tragica perdita di mio padre. Metabolizzare un suicidio non è affatto semplice, si vive l’abbandono non accettando il fatto che la persona amata abbia scelto di morire. Dopo la morte di mio padre ho toccato il fondo e sono riuscita a venirne fuori grazie all’analisi.
Il consiglio che sento di dare a tutti quelli che perdono tragicamente i propri cari è quello di non chiudersi in se stessi ma di cercare di parlarne il più possibile. Solo in questo modo si riesce ad accettarlo e a superarlo.
Oggi la morte non mi fa più paura.
- Tu hai sempre avuto la passione per i viaggi, passione che hai deciso di continuare a coltivare anche stando seduta su una carrozzina. Vuoi spiegarci cosa significa per te viaggiare e quali sono le maggiori difficoltà che incontri in giro per il mondo?
Viaggiare per me è vita, è come respirare sempre una boccata di aria fresca!!
Inizialmente viaggiavo per scappare da una realtà che non mi piaceva, e pensavo che fuggendo il più lontano possibile, tutto potesse cambiare.
Oggi viaggio per il piacere di scoprire nuovi luoghi e conoscerne le culture.
Viaggiare in sedia a rotelle non è complicato, basta organizzarsi e si riesce a fare tutto o quasi. Il problema maggiore sono le barriere architettoniche che si incontrano in alcuni paesi, ma io credo che LE BARRIERE CHE DOBBIAMO SCONFIGGERE PER PRIMA SIANO QUELLE DELLA MENTE!
- Tu hai persino fatto della tua passione un vero e proprio lavoro. Ora sei consulente per GO4ALL, tour operator per persone disabili, e hai aperto un tuo blog “ilmondodipamela.it” proprio per stimolare i disabili a viaggiare. Come sei riuscita a trasformare il dramma che hai vissuto nella tua più grande opportunità?
Trasformare la propria passione in lavoro non è da tutti, per questo mi sento molto fortunata! Nel 2014 ho deciso di lanciare il mio blog proprio per aiutare gli altri disabili a viaggiare. Da lì sono nate tutte le altre meravigliose opportunità come quella di essere consulente di viaggi o scrivere per alcune riviste di viaggi.
Io credo che QUANDO SI STA BENE CON SE’ STESSI ARRIVANO TUTTE QUELLE OPPORTUNITA’ CHE PRIMA NON SI RIUSCIVANO A VEDERE!!. A me è successo tutto questo dopo il mio percorso di analisi.
- Veniamo ora al tuo libro “La mia seconda vita – il mondo raccontato da una sedia a rotelle”. L’ho praticamente “divorato”! Cosa ti ha spinto a buttarti in questa impresa di trascrivere nero su bianco la tua storia?
In realtà l’ho scritto su suggerimento della mia carissima amica Valeria, che mi ha spronata a raccontare la mia storia proprio per essere d’aiuto a tutte quelle persone che, come me, sono cadute nel baratro più profondo pensando di non riuscire a risalire.
Ma se ce l’ho fatta io ce la possono fare tutti!!!!
Oggi, che ho sconfitto i miei demoni, sono pronta a trasformare la mia storia in una grande opportunità per incitare gli altri.
- Vivere in carrozzina è una condizione obiettivamente limitante. Eppure tu hai fatto di questo limite un motivo per superare ogni volta te stessa, arrivando persino a buttarti da 4000 metri di quota con il paracadute! Come sei riuscita ad andare oltre i tuoi limiti?
I limiti non mi sono mai piaciuti, per questo amo infrangerli!!!!
Sono una persona adrenalinica che ha bisogno di nuove sfide ogni giorno!!!
Come ho già detto precedentemente, i limiti sono solo nella nostra mente!!!
- Quanto è importante per te condividere la tua storia? E quanto è stato utile per la tua evoluzione entrare in relazione con così tante persone?
E’ bello entrare in relazione con altre persone condividendo storie ed esperienze proprie. Amo andare a parlare agli studenti delle scuole ma anche agli anziani delle case di riposo. La condivisione è conoscenza e si possono imparare molte cose.
Io per prima ne ho imparate moltissime e spero che altre persone possano cogliere l’essenza della mia anima…
- Se ti chiedessi di darmi una tua definizione di felicità, cosa risponderesti?
Felicità è fare ciò che più ci piace.
A volte sono le cose più semplici a renderci felici!!!!
Per me la felicità è paragonabile alla serenità interiore.
- Che messaggio vorresti lasciare a chi ti legge?
Mi piacerebbe lasciare un messaggio di speranza.
LA VITA E’ BELLA, IN TUTTE LE SUE SFACCETTATURE!!!
Bisogna combattere, ogni giorno, e viverla senza troppe aspettative.
Nonostante tutto mi reputo una persona fortunata!
Vorrei che chi mi leggesse captasse questo: come trasformare una tragedia in una opportunità.