Una boccata di Bellezza

…Se è vero che l’uomo è prima estetico che etico…

a cura di Lorenzo Alati

Ci sono dei momenti in cui tutto è difficile, in cui non trovo un senso al mio risveglio.

Quello stato dell’anima dove niente è possibile, dove entrare in contatto con la vita diventa un’impresa.

Come adesso, che compio il mio dovere come un ragazzo e le mie dita saltellano su questa tastiera. Un esercizio spurio da qualsiasi forma di amore, di bellezza.

Ci sono dei momenti in cui, forse, farei prima a parlare della “bruttezza”.

Si, la bruttezza, un’esperienza dove niente si trasforma, dove il viaggio non inizia, é un treno che non parte…

Un’esperienza che non è tale, in cui l’unica cosa che passa è il tempo.

Forse da qui, però, posso iniziare a suggerirmi un punto di vista, di ascolto.

E se invece tutto questo cominciasse a muoversi, a spostarsi verso l’interno, in quel luogo senza luce, ma che tutto illumina.

Si, in questo caso, e se il coraggio mi aiuta, qualcosa può trasformarsi.

La bellezza… Che cosa astratta, quasi impossibile da definire!

Forse un viaggio. Immaginato su di un treno a lievitazione magnetica che raggiunge velocità infinite per percorrere un spazio che va da me a me stesso, in un tempo inesistente, ma che resta un viaggio e che, in quanto tale, figlia e nutre un’esperienza.

Cos’è un’esperienza?

Un frammento di vita dove dopo non è più come prima. Per molto, o per poco, ma mai più lo stesso.

 

E giro, giro, giro intorno al da farsi. Paura.

Un esempio, una mia esperienza, o forse tante altre mi aiuteranno.

 

Proviamo:

in Sicilia, in un luogo sconsacrato, un giovane Satiro in bronzo di duemila anni ha trovato un suo luogo dove esistere ancora.

Mazara del Vallo, Trapani, Sicilia, Italia, Europa, Occidente…

All’occidente di cosa? Forse lui è nato al centro.

Al centro dell’umanità, dove non esisteva praticamente nient’altro di così bello: la Grecia.

Dove non ci si poneva domande nel cercare di capire cosa ci potesse essere a Oriente, o a Occidente.

Lì in quel mondo qualcuno ha sentito la necessità di scolpire il corpo di un satiro.

Giovane uomo meravigliosamente bello.

Un uomo? Non lo so; comunque chi lo ha scolpito non era sicuramente sensibile a queste distinzioni.

Di una bellezza mozzafiato, danza nell’aire sorretto da un filo sottilissimo fra corporeità e spiritualità.

È qui oggi come allora per rallegrarmi, perché anche io possa avere il privilegio di sentire la vita.

Si, la vita. Quella che vibra forte, che mi toglie il respiro, che m’inonda il guardare, quella che mi accorda con un albero, o con un raggio di sole.

È nudo, solo, incredibilmente bello.

Inebriato dal vino, volteggia su se stesso. Veloce al punto che le orbite impazziscono, che i sensi si confondono. Lo fa volontariamente cercando il trasporto, una trasporto verso il trascendente dove vuole trascinare tutto e tutti noi.

Una figura che sembra essere esistita realmente, ma chissà quale è la necessità di questa ipotetica verità…

Forse abbiamo sempre avuto bisogno di qualcosa, o qualcuno per andare lontano, per renderci conto, poi, che non ci si è dovuti spostare di molto.

Il Satiro, che splendore!

Riflesso, o realtà? Non c’è differenza.

Sospeso su se stesso e su di me.

Da lassù mi chiede di credere, di aver fede nella vita, nella bellezza di una fiore che sboccia un mattino solo per noi. Per tutti noi.

 

Emozioni, trasporto, esperienza.

 

Ecco cosa può succedere:

hai preso magari un aereo, o magari abiti proprio lì vicino.

Compri un dignitosissimo biglietto ed entri in quella che, qualche tempo fa, era una cappella e lo incontri.

Oggi si chiama “il Satiro Danzante”.

Una statua di bronzo dell’eta ellenica che si presenta a te, così come è stata concepita duemila anni fa.

Ecco! Che tu lo sappia o no, sei davanti alla Bellezza.

Che tu lo sappia o no, dipende solo da te e da ciò che la vita ha fatto di te sino a quel giorno, oppure da ciò che tu hai potuto fare con lei, perché il viaggio, l’esperienza s’avveri.

 

Ad un certo punto può diventare anche una scelta.

Hai un’intuizione, ti sembra di esserci vicino, ma non ne sei certo.

Gli occhi, obbiettivo del cognitivo, ti indicano qualcosa. Un allarme, una sorda campanella che ti attrae.

Certo, se sei in un museo, oppure nel mezzo di un campo fiorito ai bordi di uno stagno che sorride alla primavera e magari dove il vento fa oscillare le foglie argentate di un pioppo solenne, o più semplicemente in uno spazio dedicato all’atre di qualcuno che ha sentito il bisogno di esprimerla, o allora di fronte agli occhi di un neonato, beh, in questo caso, è molto probabile che tu sia di fronte alla Bellezza.

Ma tutto ciò non basta, il lavoro adesso è nelle tue mani. Dio ti ha offerto qualcosa e tu hai il dovere di comprenderlo, abbracciarlo, di andare a vedere. Non si può andar via, sei lì e lì devi restare. 
Non si scherza più.

Lascia che questo qualcosa entri in te.

Fallo completamente, senza timore, senza che niente possa impedire questo dolce e violento fluire.

Si, devi essere presente. Nel momento.

Ascolta il corpo; lui ti aiuterà; fa si che tutto risuoni, che ogni emozione compia il proprio percorso e che lo faccia sulla tua pelle, nella tua carne, dentro il tuo cuore.

Puoi piangere al punto di soffocare, puoi avere attimi di apnea, puoi sentire il tuo ventre contrarsi fino a percepire la paura, ma ad un certo punto tutto sarà enorme, tutto sboccerà con forza e vigore, con amore e felicità.

Ecco!

In quel momento prova ad aprire gli occhi, guarda, tocca, respira… quella è la Bellezza.

Un’esperienza.

 

Nella mia vita la musica sinfonica è stata la prima strada che mi ha permesso l’accesso a qualche piccola esperienza iniziatica.

Ero molto giovane e a Parigi andavo alla Salle Pleyel per ascoltare recital di pianoforte.

Francamente, spesso mi chiedevo cosa mi spingesse.

Dei miei amici nessuno mi accompagnava e a volte, all’uscita, mi dicevo che era stato un po’ lungo e non più di troppo emozionante, ma ogni volta c’era qualcosa che restava. Qualcosa di molto profondo mi toccava.

Oggi mi permetto il lusso di andare a prendermi una boccata di Bellezza quando mi aggrada.

Si, per me la sinfonica è fonte di totale esperienza e grazie anche alla mia pratica, ormai provata, riesco a raggiungere facilmente momenti di grande emozione, di felicità e di Bellezza.

Un esercizio che ho sperimentato tante volte anche attraverso fonti diverse.

Un esperienza che vorrei trasmettere, un esercizio che vorrei condividere.

 

Credo questo possa richiamare l’interesse di chiunque ed essere di grande aiuto a chi, magari per professione, o solo per passione, cerca un modo integrato di usufruire delle emozioni come via d’accesso ad un percorso di guarigione, qualsiasi esso sia.

 

Buon viaggio, buona Bellezza.

Per Chi adesso voglia provare… ecco la rotta…

Un giorno qualunque, in un momento qualunque, oppure in maniera molto più strutturata, hai voglia di provarci.

Magari già altre volte ti sei avvicinato e magari ci sei anche riuscito.

Meglio, allora andiamo.

Devi porti davanti a ciò che tu ami, ciò che pensi possa essere Bellezza.

Guardalo, ascoltalo, toccalo, poco importa, ma sii con lui, vicino a lui.

Fai silenzio intorno a te .

Irrilevante è dove tu sia, ovunque si può far silenzio intorno a sé. Estraniati dall’intorno che esiste, è presente, certo, ma non ti tocca, non arriva. Lo vedi, ma è solo un contorno.

Fai silenzio dentro di te.

Questo sembra essere meno semplice, ma l’oggetto della Bellezza che hai scelto ti aiuterà. Osservalo concentrandoti solo su di esso, fai che dentro tutto si plachi. Che i pensieri cessino, che solo il suono del tuo respiro  e il ritmo del  cuore risuonino con armonia.

Prendi tutto il tempo necessario, al punto che esso non faccia più parte di voi.

Adesso sii solo con l’oggetto di Bellezza che hai scelto.

Entraci dentro, vai fino in fondo per poi lasciare che ti abiti e fai in modo che queste mie parole non siano solo teoria.

Spingi forte, apri ogni poro, spalanca tutti i sensi, ma fallo verso di te, dirigi tutto dentro. Lo puoi fare, ci devi credere e, magari, abbattere anche qualche barriera che per resistenza cercherà di frenarti.

 

Devi scegliere l’autore e il brano, non è semplice. Dipende molto dalla tua famigliarità con la musica sinfonica. È evidente che per raggiungere la Bellezza con uno strumento così sofisticato, una base di conoscenza è essenziale.

Forse, l’approccio sarà più facile andando a scegliere i brani da ascoltare composti nell’Ottocento.

Un autore come Fryderyk Chopin, anche se molto essenziale, ti potrebbe aiutare grazie al suo grande romanticismo. Alexander Rachmaninov, invece, grazie alla sua impetuosità passionale.

Prova ora, per esempio, a concentrati sulle note del piano, ascoltale una ad una, immagina le mani del pianista. Cerca di vederle che con forza e dolcezza spingono sui tasti.

Ascolta il suono che queste emettono, ascolta con intensità associando la melodia ad ogni gesto che avrai immaginato.

Ogni nota deve diventare un’informazione che arriverà nelle tue profondità.

L’isolare uno strumento, per esempio il pianoforte, ti aiuterà ad essere presente, a dimenticare tutto per poter entrare pienamente nell’ascolto.

Si, l’ascolto. Tutto passa da lì.

La musica è scritta e suonata, perché possa compiere il suo miracolo attraverso l’ascolto.

Non c’è un altro modo per essere con lei definitivamente .

Apri il cuore e fai in modo che le emozioni vi dimorino il tempo necessario, perché poi possano esprimersi.

Arriverà il momento in cui tutta l’orchestra tuonerà coralmente in un frastuono meraviglioso.

Ancora una volta sii presente, attento. Tutto avrà un senso unico e tutto sarà Uno e uno solo.

A quel punto sarai totalmente sopraffatto, niente potrà arrestare la valanga di emozioni meravigliose che ti travolgeranno. Piangerai, oppure sorriderai così intensamente che ne proverai vergogna. Ben venga tanta vergogna! È l’anima che si apre a te manifestandosi, e si esprime nelle sue forme più pure, senza pudore.

Accettala, come accetterai la vergogna. Amplifica tutto, sii lì con lei, con la Bellezza.

Approfittane più che puoi, fai si che ti appartenga, come può appartenerti l’amore che provi per un figlio, per la persona che la vita ti ha regalato d’amare.

Cullala, proteggila , resta con lei.

 

Puoi fare altrettanto con il Satiro.

Recati da lui, è lì che ti aspetta e che ti aspetterà per ancora almeno duemila anni.

Guardalo, osservalo, stai insieme a lui.

Cogline ogni piccolo dettaglio.Un riflesso di luce che esalta il suo gesto. L’armonia del suo corpo. La bellezza dei suoi glutei. Il vortice della sua gioia. La bellezza del bronzo. La materia.

Come sempre fai silenzio in te e lascia che la Bellezza faccia il resto.

È generoso, non ti preoccupare. Non ti lascerà solo, ti porterà via con sé. Ti porterà dove è  bello che tu sia, nella Bellezza.

Ancora una volta sarai sopraffatto, felice.

…il Satiro, che meraviglia…

 

Potremmo andare avanti ancora con tante altre mie esperienze, ma non è ciò che vorrei unicamente.

Mi piacerebbe che foste anche voi a scrivere.

Magari su di un portale, dove potreste propormi le vostre esperienze…

Ma attenzione, ancora una volta non si scherza.

La bellezza, se volete condividerla con me, dovrà essere accompagnata, vissuta ed espressa nella sua essenza più vera.

 

Un’esperienza da raccontarmi. Descrivendo le vostre emozioni che potrete esprimere come meglio vi aggrada, come voi riterrete essere la forma migliore.

La Bellezza necessita di essere supportata da un’esperienza che sia figlia di tanta intensità e certezza. Certezza, almeno, di chi l’ha vissuta.

Tutto questo materiale sarà da me raccolto, accolto e visto. Spero che tutto ciò corrisponderà all’amore necessario e alla fede che ciò richiede.

In tal caso sarete con Noi.

Grazie

 

Post Scriptum

Non si cattura la bellezza.  Dopo averne scritto, mi piacerebbe quasi poter gettare via lo scritto e tutti i suoi contenuti.

Per lasciare che la Bellezza resti lì, nuda, accanto solo al respiro.

Libera.

 

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