di Elsa Veniani

Cleopatra è stata senza dubbio donna di indiscussa grandezza; ultima regina dell’antico Egitto e ultimo membro della dinastia tolemaica è passata alla storia per i suoi amori ma anche per la sua abilità politica, per il suo fascino ma anche per la sua raffinata intelligenza e cultura.

Raccontare di Lei mi porta ovviamente ad immergermi dentro la civiltà dell’Antico Egitto in cui le donne godevano senza dubbio di una posizione emancipata e decisamente molto più invidiabile rispetto alle loro contemporanee di altre civiltà.

La donna egizia godeva della stessa posizione giuridica dell’uomo e nonostante questa uguaglianza teorica trovasse piena applicazione nelle classi più elevate della società, in generale tutte le donne egizie godevano di ampia libertà di azione, sapevano leggere e scrivere, disponevano dei propri beni liberamente, potevano addirittura scegliersi il marito. 

Alla donna era riconosciuto il ruolo di “Nebet Per”, ovvero di Signora della Casa, colei che non solo si occupava della conduzione della propria abitazione, ma anche dell’educazione dei figli e dell’amministrazione dei beni di proprietà. Questo non le impediva comunque di poter affiancare il marito nel lavoro dei campi o come tessitrice, o addirittura di intraprendere professioni come quella di danzatrice, musicista o scriba. 

Nonostante le cariche pubbliche fossero ricoperte soprattutto da uomini spesso però le troviamo a gestire ruoli di prestigio e responsabilità come quella di essere a capo del Dicastero degli “Unguenti e Profumi”. Persino in campo religioso poteva essere insignita del ruolo di Grande Sacerdotessa di divinità importanti come Iside o Hathor.

La donna era il pilastro della famiglia, la famiglia era il pilastro della società e come tale la donna egizia era rispettata e protetta.

Certo, considerata l’epoca storica a cui ci riferiamo, gli egizi erano sicuramente una civiltà avanzata. Ma il quesito che mi pongo è quanta strada abbiano fatto le civiltà a seguire fino a giungere alla nostra in merito al ruolo e alla considerazione della donna. 

Perché ho l’impressione che, nonostante alcuni sostengano che “ormai le donne sono dappertutto”, quasi fosse la peggior sorte potesse capitare al pianeta, in realtà questo sia un mondo ancora dominato da uomini e fatto da uomini per altri uomini. 

Le discriminazioni nei confronti delle donne serpeggiano un po’ ovunque nel mondo in modalità più o meno evidenti. Esistono luoghi in cui le donne non possono guidare o possedere un cellulare, non hanno diritto a testimoniare nei processi di adulterio, luoghi in cui è negato loro l’accesso al mondo del lavoro, della ricerca, della politica o addirittura all’istruzione. E nel 2020 ancora assistiamo ovunque alla violazione dei diritti fondamentali delle donne, spesso all’interno della famiglia, proprio dove dovrebbero sentirsi protette. Violenza, abbandono, sfruttamenti, lavoro minorile, abusi, mutilazioni, matrimoni precoci.

Ecco che allora resta ancora molto da fare nel mondo in merito all’integrità fisica della donna, alla libertà sessuale, al diritto di voto, all’accesso alle cariche pubbliche, all’educazione. 

Mi chiedo se mai sia possibile che una pandemia come quella che stiamo sperimentando in questo periodo storico, così come l’ha definita l’OMS, dovuta alla diffusione del virus Covid-19, possa destrutturare e scardinare la nostra civiltà così come l’abbiamo concepita fino ad ora, per fare spazio alla costruzione di un mondo nuovo dove ogni gesto sia mosso e pervaso da quell’energia d’Amore che tutto governa e sottende.

Riuscire così a superare anche questa distinzioni di ruoli e di genere, dove ogni individuo sia sospinto a manifestare la propria Essenza, libero di esprimere il proprio Essere, unico e irripetibile, attraverso le proprie passioni e i propri talenti. 

Mi chiedo se mai sia possibile che una difficoltà così evidente e pressante come quella che il mondo intero sta sperimentando possa divenire una leva per attuare un salto di piano che possa permettere alle donne non solo di divenire consapevoli della potenza dell’Energia Femminile che incarnano, ma anche e soprattutto consentire loro la possibilità di riscoprirla e manifestarla in tutta la sua forza e bellezza. 

Perché ritengo che le basi per ripartire attengano proprio alla sfera del Femminile; empatia, bellezza, accoglienza, Amore, fluidità, ricettività, comprensione, intuizione e creatività. Queste sono le carte da giocare per il futuro. E chissà che il Covid-19 sia l’occasione proprio per rimescolare le carte in tavola e posizionare sul piano dell’esistenza quelle che fino ad ora sono rimaste disperse e inutilizzate.

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