Arrivò Lucrezia scandalosamente vitale, trasgressiva, assennata, rassegnata, credente, empia, fedele, volitiva…

Poi nel 1505, ritornò la peste, 70 morti al giorno, e i cavalieri migrarono nelle basse del Po. Con Loro Ariosto. Anche Lui a Serravalle. Tutti poco pagati dal Duca.

E inizia la nostra storia. Nel Delta.

Ferrara nel Quattrocento tocca il vertice in campo artistico, da Niccolò III (1393-1429), spianando la strada a Lionello (1429-50) che, negando la successione ai figli legittimi, mandò avanti quelli avuti con le concubine, per rinsanguare una prole a rischio, con troppi matrimoni combinati. Gli succederà il fratello Borso (1450-71), figlio della stessa concubina che, con l’acquisto dal Papa dei Ducati di Modena e Reggio, potrà fregiarsi del titolo di duca. Ultimo, Ercole I (1471-1505) che fece arrivare dal Nord il musicista più grande, Josquin Desprez (1455-1521) cui commissionò la “Missa Hercules Dux Ferrariae” e il “Miserere mei, Deus” a cinque voci. Tenendo d’occhio le corti europee e superandole con l’Addizione erculea (1502), progetto di sviluppo urbanistico che, con Biagio Rossetti, fece di Ferrara la prima città moderna europea. In punto di morte chiese un clavicembalista e se ne andò battendo il tempo con la mano. Neuroestetica?

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