ETHNOGERONTOLOGY-ETHNOGERIATRY

“Invecchiare è un privilegio, una meta. Una sfida che impatta su tutti gli aspetti della società del XXI secolo”  (Organizzazione Mondiale della Sanità)

Il fine di invecchiare non è quello di morire, ma di svelare il nostro carattere che ha bisogno di una lunga gestazione per apparire a noi stessi prima che agli altri, in tutta la sua peculiarità.
Ci vogliono molti anni per diventare giovani.
Il carattere ha bisogno di quegli anni “in più” per vedere quello che uno è, al di là di quello che fa, al di là di quello che tenta di apparire. Se per tutta la vita siamo fuggiti da noi stessi, quasi fossimo il nostro peggior nemico, non c’è nessuna consolazione a conoscerci nella vecchiaia. Per chi non è abituato o lo ha sempre evitato, diventa un rapporto spaventoso.

Ma Vecchio può altresì assumere quel carattere unico e tipico delle cose che amiamo, le vecchie cose, la vecchia casa… Unica è non riproducibile la faccia che ho, gli Amici che ho frequentato, le ambizioni che ho seguito, gli amori che ho incontrato e sognato, il figlio che ho generato.
La faccia, primo segnale dell’Etica nella società.
Non certo l’etica cui si ispira l’occidente dove sotto le mani del chirurgo e degli estetisti, il carattere è sepolto sotto la sofisticazione.Che propone a meno di cinquecento euro Lifetest : l’esame della Vita.Lo specchio dell’età biologica con  il messaggio che da questa informazione possiamo prevedere (?) il tempo residuo.
I Telomeri ,duemila piccoli gruppi di lettere ripetute che si perdono ad ogni divisione. Eterogenei tra individuo ed individuo, e all’interno dei differenti organi e cellule. Ognuna fabbrica un suo enzima la Telomerasi che, come Penelope blocca ogni notte la lancetta dell’orologio, prolungando il tempo della loro fecondità.La lunghezza di queste strutture terminali si riduce col passare degli anni.

Nelle cellule embrionali è attivo un enzima ,la telomerasi che rigenera i telomeri e li riporta ogni volta alla loro lunghezza ottimale. Sparisce nelle cellule dell’adulto. Ad ogni divisione cellulare ciascuno dei 46 cromosomi caratteristici della nostra specie si deve replicare. E’ possibile che il cromosoma si rompa all’estremità.(Maria Blasco del Centro Ricerche Nazionali sul Cancro,Madrid e Elisabetta Blackburn, premio Nobel 2009, California).
Oggi e’ il mercato dei Telomeri,la moda della schizofrenia dell’inverno.
Il presupposto : quando le cellule si dividono i Telomeri (Telos= fine, meros =parte) che si trovano alle due estremità dei cromosomi per proteggerla, si accorciano fino ad impedire ulteriori divisioni. Misurare la lunghezza, servirebbe per calcolare l’aspettativa di Vita. Il mercato è in aumento: la distribuzione della fascia estrema, (oltre i 65 anni) raggiunge livelli record, trend destinato a crescere con la transizione alla terza età delle coorti più giovani dei baby boomers. Nel mondo ricco per  l’abbattimento della mortalità  infantile legata alle migliori condizioni di vita tra le due guerre mondiali, una grande parte della popolazione può pensare ad arrivare agli 80 anni (non necessariamente in buona salute per la mancanza di selezione alla nascita e per la carenza di programmi per la promozione della salute).

Ma quale Vita? La Vita senza Vita non è Vita. Cresce la domanda dei care givers, spesso stranieri al Nostro Mondo:milioni di ultra 75 hanno e avranno necessità di essere accuditi.
Ricordo il “Mrs Palfrey all’Hotel Cleremont” di Elizabeth Taylor, uscito nel 1971 e incluso nella classifica del Guardian tra i miglior cento romanzi inglesi del ‘900.
La Signora Palfrey che rifiuta l’idea di andare a vivere dalla Figlia (che comunque non la vuole),  elegge a domicilio la Sua casa di riposo. Terra d’esilio in cui cerca di nascondere la solitudine e il sentimento d’abbandono.
A proteggerLa: l’identità come pensiero positivo, antidoto alla nostalgia di una casa perduta; la Sua difesa contro la paura, il Suo modo di affermare le proprie origini.
Sapersi bilanciare tra  malattia e ironia perché i sentimenti continuano a palpitare fino all’ultimo battito del cuore, anche nella vulnerabilità oltre alle mura di casa. Chiudere dolcemente la porta.
Apologia della memoria. Solo Chi ha un passato è in grado di suscitare nuovo futuro.
La conoscenza accumulata nel tempo è la premessa indispensabile per andare oltre. Fermarsi ad essa è inutile, trascurala è superficialità e perdita.
”Del conoscere è icona il gesto dell’Addio” (Massimo Cacciari, “Dall’Inizio”156).

Ma non è possibile alcuna conoscenza senza un legame d’Amore, perché ci si congeda solo da ciò, Chi, nel profondo si ama. Addio è sradicamento che presuppone appartenenza, legame. Al tempo conoscenza  richiede l’erranza verso il vuoto, l’ignoto. Mai come in questo momento rappresentato da un dopo che nessuno è tornato a raccontarci e, come la nascita, percorriamo da soli.

Cultura è memoria, condivisione. Senza questa memoria si è privi di identità e messaggio, dignità, quindi futuro. Quanto mai difficile nel fatuo comunicare sulle onde di un’omologazione imposta da realtà virtuale senza vissuto. La memoria è la sola a salvarci della perdita di identità, in cui ogni giorno dobbiamo confrontarci per una nuova fragilità del nostro corpo. Tanto si diventa debole, sradicati, tanto è la cultura a farsi paladina del rispetto, della difesa dei diritti, dell’accoglienza della promozione. Nutrire la memoria e innalzare la qualità della Vita. Incontrarsi, fecondarsi tra le “erranti radici”.

Abbiamo gustato in questi giorni “Ephémère”, la bellezza inevitabile di un dandy elegantissimo, impeccabile, (solo) apparentemente fragile, Francesco Maria Ricci. Simbolo della bellezza che da senso alla Vita, nel quotidiano, anche nei posti più impensabili. Quella bellezza al di fuori dal tempo che è quello che il Nostro Paese ha dimenticato, aiutato da un altro paese che tra l’agosto e il settembre 1943 ha sganciato 162 bombe sul sito archeologico di Pompei  devastando la Casa del Fauno, il Teatro Grande, il Portico dei Vettii, 1300 reperti. Il loro peggior nemico : la Nostra storia e la Nostra identità. Memoria rubata per distruggere identità.

Come l’8 aprile del 2003 a Bagdad, (già Madinat al Salam, Città della Pace), quando il Museo, il cuore pulsante ,è violato, violentato, trafugato, distrutto (14.400 reperti).
“Sorry sir, we are soldiers non policeman”.
File rouge spezzato, da recuperare come la bussola interna che i marinanti chiamano bussola cieca, quella che dovunque Ti giri indica il nord, impedendoti di cambiare rotta. Cosi come sei stato educato e vissuto, cosi, se hai consapevolezza, Ti farà andare nella giusta direzione.
Tornare a casa, alla terra, se hai avuto il privilegio di salvaguardarla nel continuo errare. Se quella Terra non esiste più, può continuare ad esistere nel sogno. La bellezza del ricordo. Che ancora non possono rubarci. Come il Credo verso un Dio amorevole che da conforto e speranza alle Persone al tramonto, ben oltre a qualsiasi medicina.
Come i Greci sapevano bene.

                                        Longevità nella Grecia Attica
          Data di nascita approssimativa            Età approssimativa del decesso
Gorgia                  483                           105/109
Ippocrate                  460                            90/100
Democrito                   60                                  100
Parmenide                 544                                   95
Xenofane                 570                                   92
Filemone                 363                                   99
Cleanto                 331                                   99
Isocrate                 436                                   98
Pirro                 365                                   90
Timone                320                                   90
Carnéade                214                                   86
Xénocrate               400                                   86
Teofrasto                371                                   84
Ptolomo                367                                   84
Platone                429                                   81
Antigone 1°                382                                   81

Dopo i 60 anni le tempeste della Vita si chetano. L’invecchiamento cambia, si muore perché aumenta l’entropia : energia non utilizzata, il disordine, la freccia del tempo.
La selezione naturale premia i caratteri biologici che possono favorire la riproduzione.
Ciò che accade dopo non è affar suo, o meglio non è strettamente affare suo.
I geni che contribuiscono ad aumentare le nostre probabilità di riprodurci possono operare positivamente nell’assicurarci un buon invecchiamento, fino al raggiungimento dell’età riproduttiva. La natura non ha interesse per quello che succede dopo la riproduzione.
“Il Resveratrolo può incrementare del 70% la durata della vita cellulare. Il risultato può essere trasferito all’uomo?” Nature 2003 Davis Sinclair. Harward Medical School di Boston – Leroy Creasy, Cornell University Ithaca, New York.
L’attività sull’allungamento della vita del resveratrolo è simile a quello ottenuto con una restrizione calorica al 60%. Tre bicchieri al giorno (da 5 once) di vino rosso fornirebbero la stessa aspettativa di longevità a 125 anni di una dieta da fame.
Gli organismi viventi sono costituiti da un substrato fisico fatto di Fisiologia e di Genetica. La Fisiologia è il meccanismo, il macchinario. La Genetica è l’informazione che fa muovere questo macchinario; è il patrimonio che ci viene affidato dai nostri genitori e che trasmettiamo, rimescolandolo ogni volta con quello di un partner, alla nostra discendenza.
Siamo in parte in grado di modificare il nostro patrimonio.
Modificazioni che non riguardano né impegnano la sequenza nucleotidica del DNA lasciando in larga parte sostanzialmente intatto il testo genetico che a nostra volta trasmetteremo. Le modificazioni epigenetiche riguardano il modo di leggere il testo, la sua regolazione, il suo uso a breve termine. Anche se può non essere poi cosi breve e può essere trasmesso al di là della generazione e rimanere sul DNA, restare per due o tre passaggi di riproduzione.
Il nostro DNA diventa un grado di libertà inatteso, qualcosa che ci fa sentire un po’ meno costretti nella gabbia genetica dei nostri cromosomi. Nasciamo con un solido blocco di istruzioni nelle quali la Genetica è l’hardware e l’Epigenetica è il software.
Il tempo rimane mistero, ogni giorno pare di essere all’inizio, senza oggi ne domani, senza un prima e un dopo. Tutto è compatto e condensato in un posto, in un istante. Come in un seme.

“Ogni giorno si ricomincia da zero. Oggi è il primo giorno della Vita, ieri non c’è più, domani deve ancora venire. La Vita è oggi, anzi adesso”  (Elitheo Carrani)

L’alimentazione dei centenari
I guardiani della memoria
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