Anticipazioni del Dossier Statistico Immigrazione 2017 di Idos e Confronti
L’emigrazione degli italiani all’estero, dopo gli intensi movimenti degli anni ’50 e ’60, è andato ridimensionandosi negli anni ’70 e fortemente riducendosi nei tre decenni successivi.
Invece, a partire dalla crisi del 2008 e specialmente nell’ultimo triennio, le partenze hanno raggiunto gli elevati livelli postbellici, quando erano poco meno di 300.000 l’anno gli italiani in uscita.
Le 102.000 unità nel 2015 e le 114.000 unità nel 2016, mentre i rientri si attestano sui 30.000 casi l’anno.
A emigrare sono sempre più persone giovani con un livello di istruzione superiore. Tra gli italiani con più di 25 anni, registrati nel 2002 in uscita per l’estero, il 51% aveva la licenza media, il 37,1% il diploma e l’11,9% la laurea ma già nel 2013 l’Istat ha riscontrato una modifica radicale dei livelli di istruzione tra le persone in uscita: il 34,6% con la licenza media, il 34,8% con il diploma e il 30,0% con la laurea, per cui si può stimare che nel 2016, su 114.000 italiani emigrati, siano 39.000 i diplomati e 34.000 i laureati. Le destinazioni europee più ricorrenti sono la Germania e la Gran Bretagna,l’Austria, il Belgio, la Francia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi e la Svizzera (in Europa dove si indirizzano circa i tre quarti delle uscite) mentre, oltreoceano, l’Argentina, il Brasile, il Canada, gli Stati Uniti e il Venezuela.
Ogni italiano che emigra rappresenta un investimento per il paese (oltre che per la famiglia): 90.000 euro un diplomato, 158.000 o 170.000 un laureato (rispettivamente laurea triennale o magistrale) e 228.000 un dottore di ricerca.
In realtà, i flussi effettivi sono ben più elevati rispetto a quelli registrati dalle anagrafi comunali, le cancellazioni anagrafiche rilevate in Italia rappresentano appena un terzo degli italiani effettivamente iscritti. Pertanto, i dati dell’Istat dovrebbero essere aumentati almeno di 2,5 volte e di conseguenza nel 2016 si passerebbe da 114.000 cancellazioni a 285.000 trasferimenti all’estero, un livello pari ai flussi dell’immediato dopoguerra e a quelli di fine Ottocento.
Seppure in un contesto globalizzato la mobilità rappresenti una prospettiva normale, è necessario attuare una politica occupazionale più incisiva e occuparsi con maggiore concretezza dell’assistenza a quanti si sentono costretti a emigrare, assicurando loro in pieno il diritto di essere cittadini italiani, incluso il voto.
ITALIA. Espatriati/cancellati dall’anagrafe (1946-2016)
FONTE: Elaborazioni del Centro Studi e Ricerche Idos su dati Istat
Periodo | Numero emigrati | Anni | Numero emigrati |
1946-1950 | 1.127.720 | 2011 | 50.057 |
1951-1960 | 2.937.406 | 2012 | 67.998 |
1961-1970 | 2.646.994 | 2013 | 82.095 |
1971-1980 | 1.082.340 | 2014 | 88.859 |
1981-1990 | 658.292 | 2015 | 102.259 |
1991-2000 | 470.884 | 2016 (archivio Istat) | 114.000 |
2001-2010 | 402.681 | 2016 (stima del Dossier) | 285.000 |