Nel suo nuovo libro “The Zero Marginal Cost Society”, l’economista americano Jeremy Rifkin, sostiene che stiamo assistendo ad un cambiamento che lascia intravedere un nuovo sistema economico, oltre che, aggiungiamo noi, sociale e relazionale. In tal senso, anche l’articolo di Simone Cicero “Perché il capitalismo è davvero morto (guida in 6 punti alle aziende del futuro)” è molto interessante.

Sicuramente questi anni tumultuosi stanno ridefinendo alcune certezze date per acquisite nella nostra cultura, spesso anche attraverso trasformazioni non sempre esenti da momenti duri e difficili.

Le tecnologie, la rete ed anche la crisi economica sono gli elementi chiave del cambiamento profondo a cui assistiamo da circa una decade o poco più. Partendo dal presupposto che il mezzo o lo strumento non è mai buono o cattivo, giusto o sbagliato, perché tutto dipende dall’uso che se ne fa, da veri ottimisti vogliamo offrire una visione diversa del momento attuale.

In quest’ottica, i tempi di crisi andrebbero interpretati, non solo alla luce della loro accezione più moderna e negativa, di sconvolgimento peggiorativo rispetto ad un certo “status quo”, ma recuperando l’etimologia del termine greco (κρίσις), che indica l’atto di “separare” ed anche di “scegliere”, ossia di “discernere”.

La crisi in atto, dunque, potrebbe essere interpretata come passaggio ed opportunità per selezionare una via diversa da seguire nell’ “essere”, ma anche nel “conoscere” e nel “fare”.

Le tecnologie e la rete, d’altro canto, ci stanno dando un grande aiuto per rimodulare il significato di relazione, di partecipazione e di condivisione. L’utilizzo delle stesse sta ri-definendo gli equilibri economici, relazionali e sociali in un modo completamente diverso rispetto alle generazioni passate. Tutto ciò, avviene con una velocità in qualche modo sconosciuta a memoria d’uomo (almeno per quello che ci insegna la storia ufficiale!). Il futuro è già presente per molti aspetti e la struttura sociale, economica ed organizzativa rincorre questo cambiamento a fatica, attraversando momenti di incoerenza, resistenza e caos!

I nuovi modelli sono basati su sistemi in cui le risorse sono condivise e distribuite, le attività ed i progetti diffusi e partecipati, le iniziative sostenibili, a finalità sociale ed eco-compatibili.

La cooperazione, l’open source ed i sistemi “crowd” (dall’inglese “folla”, “moltitudine”) sono tutti ingredienti fondamentali per la nuova ricetta del futuro.

Certamente questi sistemi diffusi e partecipativi non vanno confusi con assetti “Net-Archici” in cui si trova un modello, sì distribuito, ma i cui ritorni e le risorse economiche, non sono altrettanto condivise e partecipate, rimanendo concentrate nelle mani di pochi. Inoltre quest’ultimi, sfruttano i contenuti ed il valore creato dagli utilizzatori del sistema … secondo le migliori, vecchie regole del capitalismo classico.

Una linea di confine tra il vecchio ed il nuovo può essere, dunque, già tracciato. Il futuro è partecipazione e collaborazione, ma anche fruizione condivisa delle risorse disponibili e dei risultati raggiunti. Tutto il resto appartiene ad un passato che ancora non vuole cedere la strada, ma ormai è questione di poco, perché quel futuro sta diventando il Presente.

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