La logica della superficie e del presente ha sancito la morte del Bello e della Spiritualità ad esso congiunta.
Rimane solo… il corpo, la materia insignificante, noiosa, amputata del passato, cieca al futuro. Dagli umori aciduli dell’idolo  scientista e tecnologico, tutto diviene criticabile e dubbio.
Ma non dubbio né criticabile è l’impero del nuovo dio.
La strategia delle merci pianificante globalizzazione, suonata dall’olifante Orlando, risuona ai capi del mondo.
L’arte deve morire,  la filosofia deve morire, la religione deve morire, la politica deve morire, la scienza deve morire.

L’impero non accetta né critiche né rivali.
Deve negare le categorie che ci hanno fatto uomini, per cancellare l’Uomo, umiliato.

Attraverso le mode del nuovo sempre più nuovo e dell’azzeramento di se stesso.
Non già l’antico rivisitato da nuova luce, ma la monotonia di cambiamenti uguali a se stessi sull’altare della modernità.
I radicalismi, le droghe chimiche per dare “senso” alla vita e all’”arte”  determinano morte impietosa di quelli che erano uomini liberi accusati di essere borghesi.

La bellezza non è solo il bello.
E’ ascoltare, monodia nascosta per un’ indistinta elevazione dell’Anima.
E’ sentire, avvertire, non oggettivato.
Acqua che scivola lungo il corpo, senza schemi, ragionamenti, programmazioni.
Bellezza è cultura, è tendere verso.
Orientamento verso l’ideale che si erge sulle spalle di una comunità.
Il patto faustiano di eterna giovinezza della società globale, atto a garantire il benessere finito, l’ha sacrificata al progresso.
Uomo è  divenuto una macchina delirante nel soggettivismo senza mondo. Quantitativo.
Ma l’Arte non è singola. L’Arte è qualitativa.
E forse in questo deserto arso del nichilismo di una vita impacchettata in carta dorata e nastrini variopinti di un benessere caduco e insignificante, l’allucinata folgorazione del Principe Lev Nikolaevic Myškin “ il mondo sarà salvato dalla bellezza” è la Nostra speranza al futuro.
L’atto supremo della ragione è estetico.

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