di Giorgio Nelli

Sipario.

Atto primo, scena prima.

Occhio di bue su di una tête-à-tête chair, fatta apposta per parlare guardandosi, pur mantenendo i piedi verso la direzione del proprio tempo, in un punto di intersezione dove lo stato temporale si rende neutro e resta solo l’incanto di essere vicini. 

Lui, l’uomo del ventunesimo secolo, nessun titolo, nessuna nobiltà di stirpe, siede già con le spalle rivolte al pubblico, il suo volto non si vede, potrebbe essere chiunque.

Anonimo, come forse anonima la postmodernità.

Lei arriva. Cammina danzando, come sa fare.

Si siede come fosse un sogno.

Lei, Teodora, titolo di imperatrice con nessuna nobiltà di stirpe, siede con il volto al pubblico, non può essere chiunque.

Unica, come unica ogni espressione dell’antichità.

L’ingegno umano l’ha sempre affascinata, e il viaggio nel futuro le fa un po’ girare la testa. Lo spazio di confine, che non ha un senso di appartenenza, dove scoprire che nel futuro remoto gli imperatori siedono allo stesso livello di chi non lo è, questo che rimanga un segreto, come i tanti che ha conservato nella dimora del suo Io. 

Il mio nome per te è imperatrice Teodora, come giusto che sia, questo è il mio nome e questo è la condizione in cui sono ora per te.

Ma per un po’ sarò una Teodora del prima,  il tempo della confidenza che così vicina  ho avuto solo con mia madre.”

 “Parlami di Teodora, della sua vita, gli ideali i sogni, le speranze e le responsabilità che hai avuto, dimmi quello che ti senti di dire e che forse non hai confidato mai a nessuno.”

“Nasco in un contesto alquanto regale e prima di tutto, quello che sono riuscita a fare fu sopravvivere al sistema, per quello che era una famiglia e per quello che poi nn lo è stato più. 

Nata da una famiglia unita e in fondo di principi sani, rimasta orfana di padre in giovane età, la mia famiglia ha dovuto improvvisare per avere da mangiare e vivere bene; la dignità me la sono dimenticata quasi da subito, e quando sembra che tu non abbia un talento e non possa aspirare ad una cultura, la possibilità che hai di sopravvivere sono veramente poche e soprattutto non sono tue, ma dipendono da chi ha il potere del benessere economico. 

Io sono dipesa dalla paura e conosco il conflitto interno di essere una donna facile, eppure la bellezza del mio essere prima di darmi la dignità, ha vissuto stati d’animo molto discordanti… tutto quello che rasenta il terreno non è levatura d’animo e quello che trovi vicino al terreno, di certo non è gioia. 

Si fa in fretta a denigrare una imperatrice, proprio perchè essendo la sola, sono la più in vista, in cima alla cuspide di qualsiasi trono, sono la più criticabile, la storia ha esagerato, dipingendomi lussuriosa per la parte di chi ha conosciuto nei suoi giorni l’impotenza di non essere virile e la codardia di chi scrive come vero quel che aggrada alla politica delle fazioni.

La sorte ha fatto capolino nella mia vita e dal momento che la mia bellezza è servita per fare la differenza non ho esitato a coglierla: invece che doverla donare per necessità, ne ho avuto io il potere, e non l’ho più ceduto.

Il tempo mi ha cambiata, le vicissitudini mi hanno cambiata, ed eccomi qui con una temperanza che nessuno sa quanto mi sia costata, la maschera è diventata un tutt’uno con il mio essere, le mie carni l’hanno accolta senza indugiare, per le troppe volte che ho sofferto la fame e per tutte le volte che sotto il peso ingiusto di altri uomini, ho dovuto sottostare per sopravvivere, quando la mancanza  della  dignità era la responsabilità costante del mio quotidiano. 

Quanto in basso sono dovuta andare per essere l’imperatrice Teodora, quanto ho rasentato la terra per giungere all’altezza del trono.

Tu che sei un uomo, come tutti quelli che furono ai miei piedi, che immaginarono come fossi a letto e come potevo essere tenuta nelle posizioni del “sesso” di quel tempo.

Quanto mi sono dissociata in quei  momenti, e per essere quello che sono ora, mi sono dissociata da tutto, ma la rabbia mi consuma quando vedo l’ipocrisia ai miei piedi.

Teodora imperatrice decide cosa si deve muovere prima che accada qualsiasi evento, parla senza rasentare la terra, e la sua voce viene ascoltata.

Io sono una Imperatrice non certo per conquista di campi di battaglia, lo sono per conquista di me stessa.

Il potere mi rende sovrana, il potere che ho conquistato soffocando l’urlo silenzioso quel giorno in cui mia madre mi fece scendere nell’arena, con le mie sorelle a supplicare: fu allora che io seppi che un giorno avrei regnato su quella folla.

Fu allora che tutto mi sembrò un sogno troppo irreale per essere vero, un sogno dal quale mi sarei svegliata e la corona di fiori della supplice si sarebbe rivelata corona di augusta regina.

Fu allora che decisi non solo di sopravvivere, ma di avere il potere di esistere per sempre.”

Lui tace.

Buio.

Sipario.

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