di Elsa Veniani

Sono convinta che le parole abbiano una loro Natura intrinseca e siano pregne di una storia che viene da molto lontano, studiare e indagare la quale risulti non solo di per sé affascinante ma sia persino foriera di stupore se si pone attenzione a quanto peso possa assumere una semplice successione di lettere.

Il termine “eresia” può essere un esempio evidente di ciò che vorrei esprimere. Questo vocabolo deriva dal greco hairesis, derivato a sua volta dal verbo hairèò che significa “scegliere”. 

Un significato apparentemente neutro che nella storia ha assunto connotazioni per lo più negative. Sì, perché le parole, nonostante la loro etimologia ne esprima il senso in modo nitido, assumono una valenza che l’Uomo gli imprime in base al periodo storico attraverso il quale fluiscono.

Sono come spugne che hanno una loro Natura ben definita, ma che al contempo assorbono di volta in volta le energie che l’Umanità crea e rilascia lungo il suo accadere. E’ così che nel corso della storia traghettano significati talvolta opposti. 

Essere definito “eretico” nel medioevo voleva dire essere destinato al rogo per il semplice atto di voler negare verità che si dovevano credere per fede divina o cattolica. La Chiesa considerava l’eresia una tale minaccia al punto da dotarsi, dal Concilio di Verona del 1184, di un tribunale speciale, l’Inquisizione, nato con l’intento di reprimere qualsiasi movimento che si opponesse alle verità rivelate e proposte come tali proprio dalla Chiesa Cattolica. Eresia quindi come scelta da non attuare o da reprimere. 

Mai come oggi ritengo che questo vocabolo ritorni invece a reclamare, a buon titolo, il suo significato originario, quello di “scelta”. Scelta che non abbia una declinazione positiva o negativa, giusta o sbagliata, opportuna o disdicevole. Scelta che non sia soggetta a giudizio, commento o sentenza alcuna. Scelta che non sia destinata a seguire dinamiche di convenienza o che sia espressione di protesta. Scelta che non sia attuata “a favore di” o “contraria a”. 

La scelta di cui parlo ha più a che fare con un senso di rispetto verso sé stessi e di adesione al proprio sentire. Attiene alla capacità di saper ascoltare cosa risuona con la propria Essenza. Scelta quindi come attitudine ad agire in conformità, in accordo e in assonanza a ciò che la propria Anima è chiamata ad esprimere. Scelta unicamente come ricerca di un senso di Sé e della propria esistenza. 

Non è un caso che in questo momento storico molte persone lamentino un senso di vuoto o di non senso. E ne trovo magistrale definizione nelle parole di Viktor Frankl: “Così l’uomo si ritrova spesso a non sapere quel che egli propriamente vuole! Pertanto, egli vuole soltanto quello che gli altri fanno (conformismo del mondo occidentale) o egli fa soltanto quel che gli altri vogliono (totalitarismo del mondo orientale)”.

E’ questa non scelta, intesa come incapacità di sapersi percepire e rispettare, che ci porta alla deriva, lontanissimi da noi stessi, immersi dentro un oceano nel quale ci lasciamo condurre e trasportare da altrui verità, credenze o dogmi, come naufragi senza meta. 

Ecco che allora essere eretico oggi vuol dire, a mio avviso, avere il coraggio di scegliere! Scegliere di voler essere ciò che si è, dando così respiro alla propria unicità, unica e irripetibile. 

Una scelta difficile perché implica un desiderio forte e determinato di voler indagare continuamente la vita, di non volersi accontentare delle altrui verità, ma di ricercare la propria! E questo può richiedere un’intera esistenza per portarsi a compimento! Ma sono assolutamente certa che ne valga la pena, per non ritrovarsi, in punto di morte, ad accorgersi di aver aderito a chiunque e a qualunque cosa, tranne che a sé stessi.

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