Ogni paziente vive la malattia in modo soggettivo, e nel caso di un giovane adulto con sogni, speranze e obiettivi da realizzare, affrontare un tumore diventa ancora più complicato. La Psiconcologia nasce con l’esigenza di migliorare la qualità di vita del soggetto malato di cancro, ma anche dei suoi familiari. Cosa prevede questa pratica? E quanto può influire nella salute del malato? Ce lo spiega il Dott. Maurizio Grandi
Cos’è la psiconcologia?
La psiconcologia consiste nell’accogliere i mutamenti dell’immagine, delle emozioni, delle dinamiche famigliari, della regressione di un’autonomia conquistata con fatica, strumento dell’affermazione del sé, del futuro incerto, di una fertilità improbabile e di isolamento dai coetanei.
Accoglienza significa usare canali comunicativi ed espressivi vicini al mondo giovanile, verso la riscoperta di una sensorialità momentaneamente perduta: musicoterapisti con laboratori di biosonologia interattivi per riconquistare, individuare, indirizzare l’energia residua verso nuove idee e abilità; psicoterapeuti, psicomotricisti e fisioterapisti che si relazionano attraverso il tocco; cuochi, perché la tavola è il luogo più facile per comunione e condivisione, ricordo, incontro e appartenenza, dove i cinque organi sensoriali sono sincroni.
Quali sono i sintomi psicologici del giovane adulto malato di cancro?
Le neoplasie del giovane adulto rappresentano circa il 7% di tutti i tumori. Ogni anno 70.000 adolescenti e giovani adulti (AYAs: Adolescents and young adults) tra i 15 e i 39 anni ricevono la diagnosi di tumore. La frequenza supera di 6 volte quella nell’età infantile.
Il cancro ci confronta con l’impotenza, la vulnerabilità, la separazione: “è cambiato tutto, non sono più io”. Il corpo, la pelle, l’odore, i gesti, il volto e lo sguardo cambiano. Cambia anche la percezione, gli odori e i sapori amati diventano intollerabili, la pelle brucia, i capelli cadono.
È anche il momento in cui i giovani si formano, raggiungendo un’autonomia economica, professionale, lavorativa, sociale e affettiva.
La diagnosi è inattesa, spesso rifiutata, perché il giovane si sente invulnerabile. La malattia irrompe all’improvviso e distrugge la quotidianità, il presente, le certezze. Porta il giovane adulto a perdere l’autonomia, lo induce ad una regressione in cui è costretto a dipendere da altri (care givers, genitori), compromettendo alcuni pilastri della sua vita.
Quanto è utile il supporto psicologico nel giovane adulto malato di cancro?
Il giovane affetto da neoplasie non sempre è consapevole dell’utilità di un supporto psicologico, che spesso non chiedono.
Nostro compito è curare, servire e accogliere.
Accogliere è relazione, risonanza che passa attraverso responsabilità e comprensione dell’Uomo, del suo invisibile, del suo assoluto, ridando fiducia e speranza.
L’obiettivo generale di un intervento psicologico non dipende dalla prognosi o dalle indicazioni mediche ma dalla definizione dei propri sotto obiettivi sulla base di quanto la persona in quel momento è in grado di proferire e agire.
Funamboli della vita con i nostri malati, sulla corda di emozioni che chiedono di essere ascoltate, le loro e di chi gli è accanto: sono i caregiver famigliari che spesso, soli o sopraffatti, rischiano di compromettere la propria salute, limitando la capacità di aiuto. Bisogna quindi proteggere la salute nella malattia. Il giovane si dichiara, si afferma e si ostenta come tale. Porta con sé le caratteristiche del proprio mondo, le chiavi di lettura che gli sono confacenti, i sistemi di categorizzazione che meglio rispondono alle domande che sorgono in lui: “chi ho di fronte, cosa vuole da me, in che misura mi posso fidare, cosa posso compromettere, quanto a lungo durerà la frequentazione, quale atteggiamento voglio riservargli”. Questa configurazione, netta e distinguibile, fatica a cedere il passo alla consapevolezza di dipendere dal mondo medico, all’interno del quale il paziente coglie di dover consegnare una porzione di sé.
Psiconcologia: il supporto della famiglia
Il supporto psicologico deve essere esteso al contesto familiare.
Lo stress del paziente è influenzato non solo dagli aspetti clinici, ma anche dal clima intrafamiliare (malattia sistemica). È indispensabile conoscere la risposta emotiva e la capacità di adattamento alla situazione dell’intero sistema famiglia.
Oggi l’epistemologia della complessità considera la persona nella dimensione trascendente e spirituale. Ciò avviene per aiutare i giovani al contenimento degli aspetti di sofferenza e al processo di guarigione.
Per contribuire a mobilitare le capacità occorre quindi comunicare e, a questo proposito, i social network possono rappresentare una risorsa per costruire relazioni: il dialogo con i giovani si fonda sulla reciprocità, sulla puntualità, messa in gioco costantemente dalla persona e dallo psicologo stesso. Non necessita di scrivania, di setting, di appuntamenti. È luogo di repentini cambiamenti, di temporanee autenticità e intermittenti introspezioni. Generazione, costruzione e riconfigurazione continua di sé stessi, del mondo, delle relazioni, della malattia e della salute.
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