Sono le 16.28 del 31 Dicembre 2021, sono appena uscita da La Torre e sono in bicicletta sulla strada di casa.

A Torino non c’è nessuno. Il Covid ha disseminato vuoto e silenzio e sono sola, il mio piano è bollire un pezzo di zucca ormai ingrigita e aprire uno spumante davanti alla TV a mezzanotte.

Che tristezza! Eppure per me il Capodanno è sempre stato un momento affascinante. Quando ero piccola guardavo sull’orologio lo scoccare della mezzanotte, in un secondo il giorno finiva e ne iniziava un altro. Tutto rimaneva uguale, seppur tutto fosse diverso. Il confine che separa due giorni, così indefinito, misterioso, paradossale. Nel 2000 avevo cinque anni e ricordo benissimo di aver guardato fuori dalla finestra e aver pensato: “Cosa cambierà? Tutto o forse nulla”. Avevo già colto le parole di Tomasi da Lampedusa “«Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi».

Incantata ad osservare i movimenti di Krόnos,
nel silenzio immutabile di Aiόn,
nell’attesa di Kairόs.

Le 00:00.
Una nuova pagina bianca.
Finestra della speranza, affacciata sul mondo in divenire.

Sento il vento sulla faccia, il mio 2022 ha bisogno di bellezza, di brivido e di coraggio.

Entro in camera.

Prendo lo zaino, lo spazzolino.

Esco.

Vado in stazione.

Sul tabellone, tanti treni cancellati.

La prima destinazione, Alessandria.

Perché? Perché no?

Compro il biglietto e salgo.

Sufficit animus. Basta il coraggio. (D’Annunzio)

Pagine bianche che si scrivono da sole.  

Alessandria. Mi affaccio dal finestrino e la nebbia mi trattiene sul treno. Voglio il mare.

Il treno riparte e io continuo a sognare l’orizzonte.

Entusiasmo, dal greco enthus o enthèos: essere spinto da una forza interiore irresistibile. Da Thèos, verso ciò che sta in alto e più avanti, dischiudendo la realizzabilità dei sogni. 

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