Quale magico luogo è la biblioteca! Entri con l’intento ben preciso di trovare esattamente ciò che hai in mente, mentre in realtà dentro quell’universo di libri ce n’è uno che sta attendendo proprio te. Un testo che in riferimento a Ipazia, matematica, astronoma e filosofa della Grecia Antica, proprio non ti aspetti.

Ma lui, il libro, sta cercando proprio me e mi adesca con un titolo che non mi lascia certo indifferente: “Ipazia e la musica dei pianeti”, scritto da Roberta Torre, regista di cinema e teatro, drammaturga, artista visuale che in questa opera ha raccontato la sua Ipazia in una declinazione davvero sorprendente.

Si tratta di un racconto in cui l’autrice immagina l’incontro su un asteroide tra una giovanissima astronauta, Camilla, mandata nello spazio per cercare di registrare la musica dei pianeti, e Ipazia, scienziata vissuta nel terzo secolo. E ben presto, lungo la narrazione che mi rapisce il cuore, incontro le parole che questo testo portava in serbo per me. Nel dialogo con Camilla, Ipazia afferma: “… L’equilibrio Camilla è una cosa molto difficile, bisogna faticare per stare in equilibrio. E negli ultimi tempi nessuno lottava più per mantenerlo: cristiani, ebrei, pagani si scontravano tra loro per chi avesse ragione, e io pensavo: Come faranno ad essere così sicuri delle loro idee? Forse tutta questa rabbia che hanno nell’affermare il loro credo è un modo per non pensare ai dubbi, che pure devono esserci. Come si fa a non avere dubbi? dicevo a Sinesio, e lo ripeto anche a te, astronauta. Che cosa bella sono i dubbi, sono degli amici che sembrano nemici, ma in verità ti dico che il nostro compito come studenti è quello di diventare amici dei dubbi”.

Cresci con la certezza che sia sbagliato o quantomeno inopportuno avere dei dubbi e proprio dentro questa certezza, che la società ti trasmette come verità, si insinuano queste parole a metterla in dubbio. 

La certezza sta alla sicurezza quanto il dubbio sta alla paura. Ogni nostra convinzione, che riteniamo spesso e volentieri verità assoluta, ci fa sentire al sicuro e la percezione di essere protetti dentro la nostra fortezza di idee ben radicate scatena in noi un bisogno sempre più pressante nel doverla difendere ad ogni costo.

Eppure già  Leopardi intuì il valore intrinseco del dubbio: “Piccolissimo è quello spirito che non è capace o è difficile al dubbio”.

Ritengo che il dubbio sia il nostro miglior alleato per riconnetterci al nostro sentire più profondo. Spesso agiamo in base a regole, convinzioni, idee , credenze che non ci appartengono affatto, come fossero adesivi che ci sono stati incollati addosso e con i quali ci siamo identificati a tal punto da impedirci di guardare oltre, di scrutare dentro il nostro Essere e percepire chi siamo veramente.

Come sarebbe diverso il mondo se ognuno di noi si rapportasse all’altro concedendo il beneficio del dubbio, provando ogni volta a porsi in prospettive diverse, sondando proprio quegli aspetti che a priori rifiutiamo con forza, ponendosi in un atteggiamento di apertura, empatia e comprensione che ci consenta di sperimentare un senso di vicinanza e connessione al proprio Sé e all’Altro al contempo, imparando ad essere flessibili e fluidi,  abbandonando così quella rigidità e staticità che ci rende così poco umani nel nostro accadere.

Dubbio quindi  non come fiume impetuoso che tutto distrugge lungo il suo percorso, bensì come dolce rigolo d’acqua che lasciamo possa penetrare il nostro Essere in modo da rendere morbido e malleabile il terreno della nostra esistenza, a voler creare così ogni volta nuove prospettive da cui la vita ci appare, curiosi e desiderosi di scoprirne sempre di nuove. 

Ecco allora che al mio cuore appare meraviglioso  questo incontro tra Camilla e Ipazia in una dimensione senza spazio e senza tempo, dove gli oltre 1700 anni che separano le esistenze di queste due donne si annullano, lasciando che sia la curiosità e il solo e semplice desiderio di conoscersi  a muovere le loro Anime, dove il condividere l’un l’altra la propria esperienza di vita, pur così necessariamente ed inevitabilmente diversa per ciascuna di loro, diviene una danza che muove i loro passi dentro l’armonia dell’Universo dove proprio l’asteroide in cui si incontrano è immersa.

L’indicibile crudeltà con cui Ipazia è stata brutalmente uccisa è anche  figlia proprio dell’incapacità di lasciare che i dubbi possano danzare con le certezze che ognuno ha in sé, in modo da allontanare intolleranza, egocentrismo e fanatismo. E non sono bastati oltre diciassette secoli all’Umanità per comprenderlo! D’altronde, come ben scriveva Bertrand Russel,” il problema dell’Umanità è che gli stupidi sono sempre sicurissimi, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.”

Erica F. Poli

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