Le sostanze psichedeliche presentano sostanziali differenze, in base alla loro struttura chimica.
Lo psichiatra Naranjo divide gli allucinogeni in:
allucinogeni percettivi (di tipo indolico e fenitelaminico),
empatogeni (MDMA e correlati),
onirogeni (armalina e ibogaina).
Percettivi sono gli allucinogeni maggiori, divisi in quattro grandi gruppi, tre di tipo indolico, (LSD, psilocibina e DMT) e uno fenitelaminico, (la mescalina).

Empatogene sono  molecole di natura anfetaminica che producono effetti percettivi sostanzialmente trascurabili ed effetti emotivi intensi.  Tra di essi la MDA (love drug), e MDMA (ecstasy) droga ricreazionale.
Tra gli onirogeni, l’armalina e l’ibogaina.
L’armalina, insieme al DMT, sono i principi attivi dell’ayahuasca, la bevanda allucinogena amazzonica utilizzata come sacramento nel culto sincretico del Santo Daime.
L’ ibogaina è il composto attivo usato nel culto bwiti, diffuso in Gabon, Congo, Camerun e Zaire.

DMT
Lo psichedelico più spettacolare, grazie alla sua azione estremamente rapida. Presenta una struttura indolica affine alla psilocibina e alla psilocibina. Sintetizzato nel 1931, la prima ricerca scientifica sulle sue proprietà psicoattive è del 1956 (Stephen Szara). Inattiva oralmente, viene assunto mescolandolo con tabacco o altre sostanze per fumarlo. La totalità degli effetti si manifesta entro pochi secondi, con un culmine tra il terzo e il decimo minuto. Gli effetti scompaiono in 15-30 minuti. La sostanza é endogena, tracce di DMT sono presenti nel fluido cerebrospinale dell’uomo dando credito alla vecchia teoria delle psicotossine endogene: per la presenza in quantità non trascurabili nelle urine e nel sangue di pazienti schizofrenici.
Dilatata è l ’esperienza estetica ,la dimensione transpersonale o trascendentale.
In chiave “psicoterapeutica” l’azione della DMT è trascurabile, non alimentando un’esperienza psicodinamica. La maggior parte delle ricerche non evidenzia riemergere di ricordi, traumi o simbolizzazioni di conflitti rimossi. Anche il rapidissimo decorso dell’esperienza con DMT sembrerebbe, allo stato attuale, ostacolare l’utilizzo della sostanza a scopi psicoterapeutici per:

1) la difficoltà di seguire qualsiasi sequenza del pensiero, letteralmente inondato da fenomeni percettivi;

2) la fugacità dell’esperienza che non resta impressa.
Il DMT non può competere con l’azione introspettiva dell’LSD o della mescalina. A differenza il DMT non lascia conseguenze al termine dell’esperienza e nelle ore successive, anche il giorno successivo, il soggetto vive un profondo senso di benessere e di lucidità mentale:

L’esperienza di “natura abitata”: il 90% dei consumatori riferisce di venire trasportati in un altro mondo da “entità”: spiriti, angeli, demoni o esseri extraterrestri.

2) La maggior parte degli sperimentatori afferma di aver avuto la reale sensazione di esperienza di morire. Strassman ipotizza che la ghiandola pineale possa produrre, al momento della morte, DMT o triptamine analoghe.

L’ AYAHUASCA è una bevanda, allucinogena, ottenuta dalla bollitura di numerose piante, delle quali le più importanti, che forniscono la base della preparazione, sono la Banisperiopsis caapi della Famiglia delle Malpighiacee, e la Psychotria viridis, della Famiglia delle Rubiacee.
I principali principi attivi della Banisteriopsis caapi sono l’ arminia e l’ armalina, derivati della B-carboline;
la Psychotria viridis contiene DMT.
Le B-carboline permettono, attraverso la loro azione di inibitori dell’enzima monoamminoossidasi, l’assorbimento del DMT per via orale. Il risultato di questa “alchimia chimica” è una minore immediatezza dell’azione del DMT, una sua più lunga durata e una maggior “morbidezza” degli effetti. L’ Ayahuasca, a differenza del DMT stimola sia l’esperienza cognitiva che l’esperienza psicodinamica: nel 90% dello studio sperimentale sono comparsi contenuti biografici profondi, ricordi delle relazioni con le figure parentali, traumi psichici, pulsioni edipiche fino ad allora rimosse, esperienze emotive represse. L’azione della bevanda, molto più morbida e prolungata di quella del DMT, senza per questo essere meno intensa, sembra inibire le difese e permette l’emergere alla coscienza dei contenuti profondi, evidenziando una sua caratteristica azione psicodinamica, utile, forse, come coadiuvante psicoterapeutico.

ECSTASY (MDMA,  sostanza di sintesi: 3,4-metilenediossi-N-metilamfetamina). Chimicamente appartiene al gruppo delle fenetilamine, come amfetamine, con un’affinità chimica anche con la mescalina, il principale composto psicoattivo del cactus allucinogeno peyote. L’ ecstasy non è uno psichedelico minore: non produce di per sé allucinazioni o visioni, modificazioni nella percezione della realtà, del mondo interno od esterno. Per le sue caratteristiche di accrescere le percezioni sensoriali e la capacità comunicativa, la sostanza è classificabile come empatogeno, “produttore di empatie”. Empatia è un meccanismo di proiezione, con il quale un individuo vive i sentimenti e le emozioni di un altro individuo come fossero suoi. Accrescimento della capacità comunicativa e delle relazioni interpersonali sono le caratteristiche essenziali della MDMA, quelle riferite da tutti i consumatori, occasionali e non. L’ecstasy non è innocuo. Il dosaggio della sostanza è piuttosto soggettivo e varia da 75 a 150 mg. assunti per via orale (mezza pastiglia); i primi effetti fisici si manifestano 30-60 minuti dopo l’assunzione. La maggior parte della sostanza viene filtrata dai reni ed espulsa con le urine, il restante raggiunge il cervello agendo su uno specifico neurotrasmettitore, la serotonina. La serotonina regola nello specifico l’emotività, il tono dell’umore, il ciclo sonno-veglia, la soglia di attenzione, la fame e la sete, il comportamento sessuale, l’aggressività.
L’ecstasy induce un rilascio di questo neurotrasmettitore, aumentandone il livello oltre il normale e potenziando tutte le funzioni che la serotonina ha il compito di regolare. Ne consegue un aumento della loquacità, del buon umore, della spensieratezza; non si avverte più né fame né sete, ci si sente bene, in sintonia con gli altri e col mondo intero. Gli effetti più marcati si presentano dopo circa un paio di ore dall’assunzione e durano per altre tre-quattro ore, seguiti da una diminuzione dei livelli serotoninici: è questa la fase del down, caratteristica di tutte le amfetamine e caratterizzata da stanchezza, cefalea, sonnolenza, spesso da depressione.

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