A seguito della lettera da parte degli ordini sanitari in cui si chiedeva una nuova circolare, con un indirizzo “univoco e motivato” sui termini di differimento della vaccinazione obbligatoria per gli operatori sanitari guariti non vaccinati (tre ordinanze cautelari gemelle del Tar Lombardia hanno ritenuto applicabile il termine semestrale di differimento individuato dalla circolare del 21 Luglio 2021 in luogo di quella trimestrale di cui alla circolare del 3 Marzo 2021),
“Il Ministro della Salute ha ritenuto opportuno conoscere il parere del Consiglio Superiore di Sanità al fine di valutare l’evoluzione delle evidenze scientifiche e le conseguenti indicazioni fornite dalla Direzione generale delle prevenzione sanitaria sulle modalità e sulle tempistiche delle somministrazioni dei vaccini anti Covid-19”.

Le riflessioni che nascono dal procedere delle autorizzazioni regolatorie prendono spunto più dalle incertezze che dalle prove scientifiche. Ancora non sappiamo quali altre strategie preventive saranno messe in campo per il prossimo autunno.

La risposta, in termini di sanità pubblica, è simile a quella pre-pandemica.

A tutt’oggi non è stato condotto nessun trial comparativo tra i 28 vaccini utilizzati nel mondo. I criteri di scelta sono stati quelli della opportunità di produrli, di acquistarli, di riceverli gratuitamente nell’ambito di accordi politici. Meno del 14% delle persone che vivono in paesi a basso reddito ha avuto accesso ad almeno una somministrazione di vaccino; solo un operatore sanitario su quattro nei paesi africani più poveri ha completato la vaccinazione.

Lo stato immunologico della popolazione contro Covid-19 è costituito in maggioranza dai vaccinati contro il virus iniziale (Wuhan), da alcuni vaccinati con i nuovi vaccini, da altri che hanno acquisito un’immunità della malattia causata dalle varianti Delta e Omicron. In un momento in cui la variante Omicron 5 rappresenta la causa principale delle nuove infezioni, in Italia solo il 40% degli immunocompromessi e il 19,2% ha ricevuto la seconda dose booster, e con i vaccini disegnati sul virus di Wuhan, con un risultato di protezione incerto. Ci si interroga se stimolare la risposta immunitaria nei confronti di un virus ormai non più circolante non possa pregiudicare l’efficacia di un futuro vaccino, adattato nei confronti di Omicron. Immunizzando con varianti di un antigene già conosciuto in precedenza dal sistema immunitario è possibile che si inducano preferenzialmente risposte contro l’antigene originale (il cosiddetto “peccato originale antigenico”).

Riflessioni al procedere delle autorizzazioni regolatorie al nuovo Valneva con virus inattivato, prendono spunto più che dalle evidenze, dalle perplessità.

Per le vaccinazioni pediatriche:

il 17 giugno l’americana Food and Drug Administration (FDA) ha autorizzato l’estensione negli Stati Uniti dell’uso dei vaccini mRNA ai bambini di età compresa tra 6 mesi e 5 anni e il giorno successivo i Centers for Disease Control (CDC) hanno raccomandato l’uso di questi vaccini anche ai bambini con una precedente infezione da SARS-CoV-2. A Cuba con il vaccino Soberana 02, si vaccina a partire dai 2 anni di età. L’Agenzia europea dei medicinali si esprimerà per il vaccino prodotto da Moderna, per cui è già stato annunciato l’inizio della valutazione lo scorso 10 maggio. I due vaccini prevedono schemi di somministrazioni differenti:

  • quello Pfizer prevede due dosi contenenti 3 microgrammi di mRNA (un decimo del dosaggio somministrato all’adulto), a distanza di tre settimane e una terza dose a distanza di almeno due mesi dalla seconda.
  • Moderna, due dosi di 25 microgrammi di mRNA (1/4 del dosaggio per l’adulto), a distanza di quattro settimane.

Le evidenze disponibili appaiono piuttosto deboli. La capacità neutralizzante è stata valutata verso il ceppo di riferimento USA_WA1/2020, variante originaria di SARS-Cov-2.

È verosimile che l’efficacia nei confronti di Omicron sia inferiore. Due mesi dopo la seconda dose l’efficacia vaccinale è diminuita a 29% nei bambini e 17% negli adolescenti.

In autunno è previsto l’arrivo di vaccini adattati alle nuove varianti, nello specifico alla variante Omicron-1, autorizzati dalla Food and Drug Administration. Stando ai dati diffusi dalle aziende, i livelli di anticorpi neutralizzanti contro Omicron-1 sarebbe due volte più elevati con i richiami adattati rispetto a quelli ottenuti con i “vecchi” vaccini. Mancano dati su come questo aumento di anticorpi neutralizzanti si traduca in termini di prevenzione dell’infezione, riduzione della circolazione del virus, impatto in termini di ricoveri ospedalieri e di morti evitati.

In ogni caso per le fasce di popolazione particolarmente vulnerabili, tuttora ampiamente non vaccinate, manca la programmazione di interventi per il prossimo autunno, per ridurre il rischio di contagio nelle aule scolastiche, sui mezzi di trasporto pubblico, nei luoghi di aggregazione.

Nel frattempo, tutti al mare.

L’Italia sembra non occuparsi più di Covid. Da qui la deflagrazione dei casi in piena estate e il flop della campagna vaccinale. Tutti i Paesi europei avevano già avviato percorsi per un ritorno alla normalità. Le decisioni sono frammentate e, soprattutto, tardive. I numeri sono superiori ai 100mila nuovi casi al giorno (il numero reale sarà almeno doppio se non triplo). Con queste varianti non ci sarà immunità di popolazione, perché le persone si reinfettano. Se una persona si reinfetta aumentano le probabilità di avere disturbi da long Covid. Per Omicron la negativizzazione resta lenta, in media ci vogliono dai 10 ai 20 giorni.

https://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=106110

https://www.scienzainrete.it/articolo/strategie-contrastare-pandemia-aspettiamo-lautunno/antonio-clavenna-maurizio-bonati/2022-07

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