Maurizio Grandi e Erica Poli

Il nostro mondo è così perché una Regina sfidò Roma e conquistò l’eternità.

Colta, abile, intelligente, moderna, donna da grandi amori, di quelli che solo le grandi Donne possono vivere.

Nunc est bibendum: è morta Colei che minacciava la rovina di Roma e la fine dell’impero .

Impavida, capace di assorbire il veleno dei serpenti per non essere condotta in catene nel trionfo del vincitore, come una donna qualunque.

Regina dei Tolomei, fu amante dei due più grandi protagonisti della Roma repubblicana, nemica acerrima del fondatore dell’impero .

Srotola il tappeto, unico indumento di cui e’ coperta, conquistando Cesare con il suo ardimento.

Venere su un divano purpureo attorniata da musiche, sulla tolda di una galera con vele porpora e remi d’argento sedusse Antonio.

Afrodite venerata come una Dea.

Iside o Afrodite, i modelli di Colei che scriveva libri di cosmesi, di alchimia, parlando sette lingue.

Se ne andò dopo aver con le Sue ancelle compiuto l’ultimo dovere: seppellire le spoglie di quello spirito che giaceva ai suoi piedi. Antonio.

Lei fu Regina, Lui il Suo Re. Accettarono di vivere come creature di un sol giorno, rivendicando il valore di essere: Kleos, la gloria, Eros, l’amore li fecero immortali e simili agli Dei.

Gli ultimi: dopo di Loro, fini l’Olimpo.

Ma Alessandria e la Sua ultima Regina non moriranno mai.

Sopravvivono nella immortalità che lei stessa ha saputo e voluto costruire: la parola Kleos è legata ad un’altra, Klyo (κλύω, dal Greco “ascoltare”), il cui significato implicito si sintetizza nell’espressione “ciò che gli altri sentono dire di te”.

Cleo- patra.

Kleos, era la fama che non decade, la Klewos della lingua protoindoeuropea: l’idea di quel che lasci, di quel che sarai, di quel che continuerai ad essere dopo che sarai passata.

Madre dell’onore, della dignità, del coraggio che supera la stessa sopravvivenza.

E Kleos inscindibile da Eros, perché solo l’Amore che sia ad un tempo intelligenza e senso, fa ardere il fuoco che permette l’uso del cuore come mente, come arma, come strategia, non sempre per vincere la battaglia, ma sempre per uscirne con onore.

Questo era il femminile di un tempo che è necessariamente leggenda.

Che pochezza le banali letture della regina seduttrice, che caduta di stile, di significato, di grandezza d’animo per gli interpreti successivi della storia, chiedersi se amò davvero Giulio Cesare o fu solo calcolo, se soggiogò di sensualità Antonio fino a renderlo schiavo di lei… è chiaro che non ci fu categoria, non ci fu distinzione, non ci fu separazione di piani.

Che tristezza ridurre Cleopatra alla meretrice di se stessa, quando la sensualità del suo potere non fu figlia del profilo del suo volto ma del profilo del suo animo…

Per chi è grande nell’animo, eros e intelligenza sono inestricabilmente congiunti: l’incontro, la risonanza di due grandezze, l’adesione insieme al pro-getto che è la vita stessa, il principio che la muove, l’onore che la difende, tutto questo è fare l’amore, costantemente ricreare la danza di piacere e limite sull’infinito, che ha creato le origini.

Così un uomo e una donna, sono un Dio e una Dea, accogliendo la grandezza che li trascende, testa, cuore, corpo.

Vivere così è vivere il divino.

Uno sguardo all’oggi e il duro colpo: dov’è Cleopatra? Da quanto tempo non c’è più nessuna Cleopatra?  E nessun Giulio Cesare, nessun Marco Antonio.

Provare a snocciolare i nomi delle donne e degli uomini che contano nella modernità fa piangere i sensi e il pensiero e fa rimpiangere un mondo dove bellezza e coraggio erano reali.

Un coraggio e una bellezza di volta in volta forse discutibili, crudeli, spietati, ma reali.

Del resto persino l’Impero Romano di allora non annoverò donne che potessero competere con Cleopatra, né per fascino, né per potere.

Il grande Impero con la pretesa di una antesignana globalizzazione, di una romanizzazione ovunque, perse in realtà il fascino del Mediterraneo, di quei profumi  e colori dell’identità che Cleopatra difese sino all’ultimo.

E poi successivamente accadde lo stesso con il Cristianesimo religione di stato, poi con le crociate e fino ad oggi in ogni processo di globalizzazione.

Dove si perde l’identità si perde la bellezza, si perde il coraggio di essere, la grandezza, il kleos.

Cosa lasceremo dopo di noi?

Una accozzaglia di copie.

La morte dell’identità, della biodiversità.

Donne-maschi al potere, inutile fare nomi che vengono in mente da sé, incapaci di sedurre, incapaci di bellezza, anche se firmate dalla testa ai piedi…

Firmate appunto da qualcun altro.

Magari il Covid, o quello che verrà, riporterà al genius loci di cui parlava Jung, il dio del tuo luogo, il dio della tua identità.

Magari Cleopatra, dopo l’aspide, con i pipistrelli… fare eutanasia di una società senza onori, senza eros.

Magari Cleopatra tornerà, speriamo trovi un altro Giulio Cesare, un altro Antonio, persino un altro veleno con cui compiere il grande spettacolo di chi sceglie il proprio destino, di chi resta fedele a nessuno tranne che al Sé, sostanza di Eros che la abita.

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