E’ trascorso il Solstizio d’Estate.
Il Sole ha ripreso il Suo ciclo nel cielo dopo averci donato il giorno più lungo, senza aurora, senza tramonto.
I fuochi ci hanno, almeno per quell’istante, ricondotto alla sacralità della Vita e alla Sua Significanza.
L’Uomo è uscito a rimirare il cielo “aperto” dalla Caverna di Platone.
Abbiamo abbandonato gli ormeggi del porto “sicuro” per le suggestioni dell’indeterminabile e del tumultuoso divenire (Apeiron), privo di limiti, guardando al fondo di noi stessi.
Come in alto, così in basso.
Insieme di tutte le possibilità dell’Essere e della Sua Storia.
Impossibile da ricostruire, ma a cui dobbiamo puntare senza sosta, perché solo da questa trascendenza è la comprensione e il prendersi cura.
Dalla Caverna l’Uomo si libera del buio, cerca il Sole (Agáthon) che rende possibile l’essere di ogni cosa, che ci consente di cogliere i fenomeni come un tutto e non come somme di apparenze.
Questa è scienza.
Sollevata dal vento, anima della Sardegna (Anemos= vento), che non conosce confini ma i cicli del sole e della luna che comandano stagioni e maree.
Ne risuona la natura, ne facciamo musica per il mondo,
muovendone l’aria
per la per la dignità,
per il Futuro.