Le piante in soccorso all’inquinamento ambientale e dei terreni inquinati.
La bonifica del XXI secolo.
Occasione per le generazioni future.
Girasoli, pioppi, salici, fitorimedi per ripulire i terreni inquinati, dalla salvaguardia ambientale  per migliaia di ettari di terreno inquinato dai fallimenti della chimica italiana,alla sperimentazione di nuove tecnologie per la produzione sostenibile di energia.
Il Cnr ha iniziato un asse di ricerca che prevede l’utilizzazione di piante erbacee (o alberi) per il trattamento di contaminanti :
metalli pesanti (piombo, arsenico e altro),
elementi radioattivi e composti organici  della produzione industriale chimica (come i policlorobifenili) o legata alla raffinazione o all’agricoltura (eccesso di diserbanti e fertilizzanti come atrazina e Ddt).

La copertura di piante sui terreni da bonificare crea un intreccio fitto sotterraneo tra le radici che rilasciano essudati facilitanti l’attacco ai contaminanti da parte di enzimi ,di batteri e microorganismi presenti nel terreno che,” spezzettando “le sostanze inquinanti tossiche, le neutralizzano o ne  riducono l’impatto. L’ingegno è vedere possibilità dove gli altri non ne vedono. Creando sviluppo.
E’ la nuova vera sfida ecologica dell’OGM ,nella sua simbiosi con l’ambiente di cui corre a protezione dai danni che proprio l’Uomo ha determinato: selezionare piante in grado di sopravvivere alla concentrazione di inquinanti e contrastarla.
I girasoli e pioppi a Porto Marghera, Taranto, Novara ripuliscono da arsenico, nichel;
l’eucalipto da cadmio e uranio; i salici, da etanolo e aromatici.
E le piante, dopo quattro anni, possono essere riutilizzate come biomassa e olio combustibile (non alimentare!), da rimettere nel processo industriale.

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