Neurocanto
di Erica Francesca Poli
Siamo fatti di suono. Il suono è all’origine anche di questo Universo.
Il suono che fa apparire la luce, la luce che si condensa in materia.
La possiamo raccontare così, in poche parole che non hanno la pretesa di essere una dimostrazione oggettiva, piuttosto la suggestione di qualcosa che dentro sentiamo come il paradosso costante del nostro essere animali di spirito, anime di carne, sospesi tra umanità e divinità, tra suono, luce e materia.
Il suono è così, reale eppure impalpabile.
Tutto suona, le stelle, le galassie, la Terra, le piante, i nostri organi, le cellule, le proteine, il DNA.
Suona il mondo dell’embrione, frequenze d’acqua della voce della madre che si riverberano nella vertigine della sua crescita.
Suona il corpo, da dentro, i rintocchi del cuore, i flussi peristaltici, e giù, più giù, dentro, più dentro, le vibrazioni che dicono chi sei.
Canti e il diaframma ricorda… cosa? I respiri sospesi, la paura, le lacrime trattenute, l’urlo strozzato.
In ogni vocale che intoni e che respiri, una variante, una sfumatura, un colore di te e delle tue emozioni.
Ascolti musica, perlomeno certa musica, ancor meglio certe frequenze, e le cellule entrano in coerenza, anch’esse come una orchestra sinfonica.
La cantante lirica “gira”, si dice, la laringe, per cantare il bel canto e non sa, o forse sì, che il neonato quando piange fa lo stesso.
Il suono ci attraversa, bagni di suono, di una campana tibetana o, più vicino a casa nostra, di un organo il giorno della Funzione Solenne.
Il canto gregoriano, con le sue armoniche parla alle cellule.
I suoni nutrono il sistema nervoso, lo possiamo dunque danneggiare con cattivi suoni o nutrire con suoni buoni.
A Noi la scelta.
Possiamo anche avvicinarci ai suoni come ad una cura, una delle più potenti per il nostro cervello assieme ai profumi.
In una prospettiva di dematerializzazione del farmaco, ecco una medicina che non si inietta, non si inghiotte, non si spalma, ma penetra dentro, vibra con noi.
Le possibilità che si schiudono di fronte alla medicina e alla terapia sono pressochè infinite.
Noi di Ongood le stiamo esplorando per dare la notizia, la buona notizia, che l’orizzonte della cura e dell’arte sono diventati più vicini e la poesia di un suono è davvero una terapia anche per le cellule. Si può cantare un’emozione che nel nostro passato di embrioni ha sortito le strade del neurosviluppo.
Materia e trascendenza si ri-uniscono. Questo è il genere di buona notizia che ci piace dare, profonda come profondo il mistero di cui siamo espressione. Forse un suono vi si avvicina meglio di un pensiero… forse un suono è l’energia di una coscienza….
Forse vi starete chiedendo come si può fare in concreto.
Ecco il suono in pratica terapeutica.
Lo abbiamo chiamato “Neurocanto” per ricordare quel che il suono fa sul nostro sistema nervoso e a cascata su tutto il nostro universo psicosomatico.
Milano, Torino e Roma per ora i centri clinici dove poter sperimentare il Neurocanto.
La Torre a Torino il riferimento e la guida, per la tradizione di musicoterapia e musicomedicina di risonanza che porta avanti da decenni nella clinica e nella ricerca.
La prima strada, più semplice, ma non per questo meno potente, quella dell’ascolto passivo, che a dire il vero, di passivo a livello cellulare non ha proprio nulla.
Il Canto Gregoriano, il Flauto Magico di Mozart, l’Inno alla Gioia di Beethoven sono già alla portata di tutti e sono già risultati suoni nutritivi per il cervello e le cellule.
Si può fare qualcosa di più e di più specifico come una sessione di ascolto delle frequenze di Hubner, che all’Università di Heidelberg ha creato frequenze ad hoc per differenti condizioni emotive e cliniche, dall’ansia alla depressione, dagli squilibri ormonali a quelli immunitari.
Sotto il manto di una musica classica, le frequenze armonizzano i sistemi psicosomatici.
A La Torre è possibile abbinare all’ascolto delle frequenze di Hubner, l’aromaterapia e la biorisonanza con macchinari come Bemer o QRS.
A Milano i bagni di suono avvengono anche in forma attiva con l’ausilio del canto lirico, in modo che l’esperienza vibrazionale profonda venga dall’essere avvolti dal suono emesso da una cantante lirica che è anche counselor ed esperta di yoga del suono, direttamente in seduta.
E poi… il suono attivo, con sessioni individuali e personalizzate di vocalità, respirazione e canto, funzionali a favorire stati modificati di coscienza grazie ai quali la persona viene posta nella condizione ideale perché possa lasciarsi “attraversare” dal potere “trasformativo” dell’onda sonora.
Roma ha già visto nascere un percorso tra psicologia e canto, intitolato appunto Cantare le emozioni.
Questo un assaggio dal menu… seguiteci e di mese in mese potrete gustare articoli di approfondimento su ogni singola ricetta ed essere i primi a conoscere le novità….