Erica Poli e Maurizio Grandi

Una ragazza, una giovane donna, delicata, bionda, vestita da uomo, armata da guerriera, con la spada e la corazza. Sente la voce di Dio e cavalca la battaglia sacra della difesa della Patria.Si porta dietro un esercito di uomini che arringa e incita ad un ideale.Chi non scriverebbe di lei? Chi non ne sarebbe rapito.

Non c’è dubbio che la Pucelle d’Orleans sia una delle figure più seducenti dell’Europa Cristiana. Innocente contadinella, asceta guerriera, prima icona del furore patriota, poi vittima di un potere che la conduce alla morte. Su di Lei più che su chiunque altro personaggio della storia, scrittori, storici, poeti, drammaturghi, sceneggiatori, scienziati hanno scritto e si sono interrogati.
Chiunque studi Giovanna non può che restarne afffascinato. Non fu né la prima né l’unica a sentire le voci , ma forze la sola ad averne le energie per realizzare i compiti che le voci dimandavano. Non era dominata, obbediva per sua scelta ed il Suo io era in armonia, coerente con il compito ricevuto. Libera di scelta, come Chiara di Francesco, come la vergine delle querce  invocata da Merlino cinque secoli prima.
Femmina e maschio, santa e guerriera, popolana e nobile. La storia la vede eroina del potere in esilio, giovane pulzella a nutrirne la rivincita, e poi strega, da bruciare (forse) sul rogo. Poi di nuovo santa per la Chiesa che la riabilita. Poi psicotica per la psichiatria, forse epilettica per la neurologia.

Le sue reliquie analizzate dagli scienziati per arrivare a dire che forse non sono le sue: forse frammenti carbonizzati di mummie, con residui di vegetazione che non sarebbe stato possibile trovare nella Normandia di quel tempo. E poi qualcuno dice anche che forse non morì sul rogo. Come altre figure indimenticabili della storia, il suo destino si mescola con la leggenda. Lo diceva Gaston Bachelard: i grandi uomini, le grandi donne si seppelliscono con i loro segreti.
Come per Francesco, anche per Jean D’Arc, la tendenza a semplificare e riportare tutto quanto ad una definizione univoca è dietro l’angolo: troppo facile, tuttavia, liquidarla come vittima illuminata o ricondurla ad una santità cerimoniosa da immaginetta di quelle che si tengono nel portafogli. Difficile, impossibile, per fortuna, ridurre in formato mignon ad uso borghese la smisurata grandezza di certe figure mistiche,  che continuano a non essere per tutti, a non essere omologabili, non riducibili ad uso commerciale.
Chi si potrebbe immaginare di pregare Jean per la risoluzione di qualche terreno problema? Quale omelia domenicale ne potrebbe tessere comode lodi moraleggianti? Una giovane donna bionda e con la spada, che sente le voci, piena di furore, una visionaria che, come scrive J. Michelet, in Storia di Giovanna d’Arco (1853), Astrea, Roma 1957, pp. 9-14 e 25-26. “concepisce l’idea incredibile, improbabile, assurda se si vuole, di rendere possibile ciò che gli uomini sono incapaci a fare: salvare il proprio paese. Matura questa idea per sei anni, senza confidarla ad alcuno, senza nemmeno aprirsi con la madre o con un confessore. Priva di qualsiasi appoggio di ecclesiastici o di parenti, ella passa tutto questo tempo sola con Dio nella solitudine del suo grande progetto. Aspetta di raggiungere i diciotto anni, e allora ferma nel suo proposito, lo esegue, ad onta dei suoi e di tutti. Attraversa la Francia devastata e abbandonata, su strade infestate dai briganti; si impone alla corte di Carlo VII; si getta nel turbine della guerra; e nei campi di battaglia mai visti prima di allora, nei combattimenti, niente la intimorisce: intrepida si lancia in mezzo alle spade; ferita sempre, mai scoraggiata, rassicura i vecchi soldati, trascina la sua gente che diviene guerriera al suo fianco, e, nessuno osa più ritirarsi innanzi al pericolo.”


Jean e il suo diretto superiore Arcangelo Michele sono tipi pericolosi. Chissà mai che possano ispirare il sublime, fomentare l’estremo, toccare gli animi verso l’integrità dell’amore per la terra che ti ha generato come fosse la donna della tua vita, la madre di cui conosci il grembo. Jean e San Michele potrebbero risultare un po’ troppo nel mondo dell’omologazione. Per la loro completa noncuranza nei confronti della cosiddetta realtà.

Ma la placida beatitudine da almanacco continua a non adattarsi al fascino contemporaneo ed eterno di chi della realtà se ne è proprio infischiato, a fronte di un’altra realtà ambigua quanto basta, vera quanto basta per farti crescere dentro una incrollabile devozione, una abnegazione all’impossibile che ti regala il dono di quel che sfugge al limite, sub-limen.

Per questo le voci sono così importanti. Quelle che inizia a sentire poco più che bambina, quelle che le parlano anche nel sonno.

L’era del positivismo che ha fatto diagnosi a Giovanna D’Arco secondo i criteri del DSMIV è decisamente finito. Si sta aprendo o ri-.aprendo, anche se faticosamente rallentato dall’idiozia e dall’ignoranza frutto dell’appiattimento culturale degli ultimi 50 anni di storia, il tempo delle parole  proibite nell’era della teche: sacro, simbolo, ideale, infinito, sublime.

Parlare di Giovanna D’Arco oggi perchè se vogliamo oggi salvare civiltà e natura, dobbiamo ritornare all’inesprimibile del mistero, all’oltre non riducibile.


Non è forse il suono l’origine del mondo? In principio non era forse il Verbo? Julian Jaynes immaginava prima della mente della tecnica, la mente bicamerale pronta a sentire le voci del divino dentro.


Ed oggi? quale Pucelle avrebbe la modernità, da affiancare a Jean? Forse Greta Thumberg, adolescente con un passato di psicopatologia, più depressivo che visionario, paladina dell’ambiente? Che se ne farebbe della nebbia mediatica una che arringò uomini fatti, convinse un sovrano, salì sul rogo? E soprattutto una che attingeva alla certezza di qualcosa che sentiva e veniva evidentemente da dentro.


L’oblio che la monarchia assoluta impose,riducendo la Sua figura a ruolo ancellare, rinasce con Napoleone per divenire la coscienza nazionale . Eroina vivente di un mondo che resuscita gli eroi , ultima martire , prima patriota :Colei che aveva insegnato a soffrire, a morire per la Patria.Giovane che balza alla presa di possesso del mondo stagnante e vile , issando la bandiera biancazzurra, a travolgere ogni ostacolo materiale e ideologico .

Santa dal 1920 ( come per Maria di Magdala , le patenti della Chiesa di Roma hanno la dilatazione del tempo che ispira il concetto di eternità) fu la Donna del millennio: nessuna figura femminile storicamente documentata continua a vivere come Lei nella memoria culturale dell’umanità.

A La Torre una sceneggiatura del processo a Lei, alle sue Voci, alla sua visionaria noncuranza del realismo in virtù di un altro reale attende Attrice e Attori pronti a tornare a camminare sull’abisso.

Ascolta audio di Maurizio Grandi: Suono – Uomo – Dio – Arte&Salute – Una Carezza al cuore –> http://ongood.eu/wp-content/uploads/2020/06/Maurizio-Grandi-Suono-Uomo-Dio-5-Giugnio-2020-ArteSalute-Una-Carezza-al-cuore.mp3


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