Le terre di Canossa, sono un punto nevralgico in cui si incrociano sentieri di pellegrinaggio dai nomi affascinanti e ieratici: “La via del Preziosissimo Sangue”, “Il Cammino di San Pellegrino”, “La via del volto Santo”. 

Ieratico è un termine che deriva dal greco e tra le varie accezioni significa: “delle cose sacre e solenne devozione”.

Molto è già stato scritto e approfondito sui diversi luoghi di pellegrinaggio e sui cammini sacri ma poco si è detto su quello che accade quando il corpo e lo spirito sono entrambi in movimento ed esplorano lo spazio all’unisono. 

I benefici del cammino sacro non sono solo clichè religiosi o modi “radical chic” di trascorrere le proprie vacanze ma portano veramente benefici autentici alla nostra neuroplasticità.

“Le guarigioni del cervello” 

Norman Doidge[1] ha dedicato un intero volume spiegando gli effetti terapeutici della “Camminata consapevole” sul dolore cronico, sulle malattie neurodegenerative e l’impatto che, questa semplice pratica contemplativa ha sul nostro cervello in termini neuroplastici. 

Il nostro cervello è un organo dinamico in grado di modificarsi, rigenerarsi e stabilire nuove connessioni e ciò può accadere semplicemente camminando e respirando consapevolmente.

Molte persone oggi si accostano alla mindfulness, alle neuroscienze e alle medicine asiatiche ma la pratica della “camminata consapevole” affonda le sue origine nell’antichità: dai pellegrinaggi medievali verso la terra santa sino a quelli sacri del Kailash.

Ancora oggi, nel pensiero comune, sono radicate le credenze sul senso di privazione e mortificazione associato a queste pratiche.

Oggi invece  siamo più interessati a riscoprire l’antica fragranza e gli effetti terapeutici.

La figura del viandante e le vie del  sacro

Nell’antico testo cinese del “Libro dei Mutamenti[2] il viandante è colui che percorre il proprio sentiero con atteggiamento cauto e modesto

Il cammino da attraversare non è solo vincolato alla meta esterna ma lo sguardo è posto anche all’interno. 

La contemplazione dello spazio esterno è vincolata alla disposizione d’animo: “Egli deve curarsi di essere interiormente retto e saldo, trattenersi solo in luoghi convenienti e frequentare solo persone buone”

Da questo estratto ne derivano riflessioni e speculazioni che vanno assai lontane rispetto anche al nostro modo di vivere l’esistenza, al di fuori dei pellegrinaggi e che determina il nostro stile di vita.

Ancora nel “Libro dei Mutamenti”, in forma oracolare, è scritto: “Grande, invero, è il senso del tempo del viandante”: Il viandante non è solo colui che si mette in cammino ma colui che ritrova il senso del tempo, essere veramente nel tempo; profondamente calato nel qui ed ora, in quello che sente, prova e sperimenta; egli non è condizonato né dal passato e nè ansioso dal futuro. 

Questa è proprio la peculiarità della “camminata consapevole” e ciò che rende questa esperienza “sacra”.

Nella sua semplicità e immediatezza apre le porte alla vita interiore anche alle persone più scettiche ma la cosa più importante è che scientificamente oggi si possono dimostrare i benefici anche se gli effetti terapautici sono descritti da migliaia di anni.   

Prova anche tu:  come si pratica la “camminata consapevole” 

La prima volta che provai la camminata consapevole non ero nè in India né in qualche centro di meditazione ma curiosamente mi trovavo all’Ospedale Niguarda di Milano, durante gli anni della specializzazione in psicoterapia. 

Durante un laboratorio espressivo, in una grande stanza luminosa, insieme ai nostri pazienti della riabilitazione psichiatrica, ci venne chiesto per prima cosa di fare attenzione al nostro asse corporeo, sentire il momento esatto in cui il nostro piede si staccava dalla terra e intanto inspirare dolcemente.  A ritmo del respiro fare il primo passo,  poi il successivo. 

La nostra insegnante ripeteva ritmicamente a bassa voce: “tallone, metatarso e punta” e  poi espiravamo. Piano piano succedeva qualcosa -purtroppo non tanto descrivibile con le parole-  ma si sprigionava una condizione di benessere fisico e mentale che solo oggi so essere collegata al nostro Sistema Vagale[3].

Il nervo vago è direttamente coinvolto nella regolazione dell’ansia, della confusione mentale/lucidità, della tachicardia e delle reazioni viscerali. Discipline come lo Yoga, la meditazione e l’ Inner Walk -così oggi viene chiamata la Camminata consapevole-  sono state specificamente create per agire sul nervo vago, attraverso le Asana, la respirazione e il movimento.

La Inner walk può essere praticata in molti modi differenti. Cambia e fa la differenza chi la insegna e come viene sviluppata attraverso la pratica ma è di beneficio per tutti e in qualunque circostanza. Può essere praticata anche in spazi aperti aperti come consiglia Thich Nha Hanh, a pieno contatto con la natura, completamente in sincronia con ciò che ci circonda e di cui facciamo parte. 

Erica F. Poli


[1] Doidge N., Le guarigioni del cervello, Ponte alle grazie, 2015

[2] I Ching, Libro dei Mutamenti, Adelphi, 2005

[3] Porges S., La teoria Polivagale, Fioriti Editore, 2014

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