Oggi, 14 luglio, i francesi festeggiano e rievocano il ricordo della Rivoluzione.
In quell’anno, 1789, la presa della Bastiglia diventa il simbolo e l’emblema del cambiamento: l’Ancien Régime muore, nasce la democrazia moderna.
La giustizia irrompe con forza sulla rassegnazione e la pigrizia ad una reazione. Simbolo di libertà, presa di coscienza e responsabilità da parte di un popolo che fino a quel momento si è ritenuto incapace nel ruolo di guida. Il popolo insorge ai limiti della sopportazione della fame. Fame di cibo e di libertà.
Torino, nella sua storia, indissolubilmente legata a quella francese.
Due fortificazioni: una, simbolo di un potere autoritario e coercitivo, da abbattere; l’altra, in difesa della Salute, si erge come luogo di cura, di libertà ed espressione dell’Uomo, di amore per la Vita.
Torre per vedere lontano e proteggere, scorgere i pericoli; punto di riferimento per chi ha perso la rotta, come un faro in mezzo al mare, nella tempesta. Frontiera, casa, riparo e rifugio, ma anche luogo di attacco, pronto a difendere e a combattere se necessario. Una Torre invalicabile, visibile e invisibile. Luogo di cura (in)accessibile a Tutti.
Se per la rivoluzione francese la scintilla fu data da una fame di cibo e di diritti, dal bisogno di stravolgere completamente un sistema collassato, per la Torre questa nasce in tempi recenti da Folicardo Cesare Grandi, “idealista e sognatore, dotato di straordinaria umanità ed intuito”, il quale dedicò la sua vita professionale allo studio e alla ricerca, rinunciando a qualsiasi diritto di paternità sui prodotti formulati e sui suoi brevetti.
Vocazione, missione, ispirazione per una rivoluzione che porterà a La Torre. “La medicina è ad un tempo arte e scienza, entrambe profondamente umane perché non c’è amore della medicina senza amore dell’uomo”. Il tempo della bellezza, della cura, della medicina è nella Vita, è l’amore che abbiamo per noi stessi e quello che siamo disposti a donare agli altri.
Il passato diventa memoria, narrazione della nostra storia, incarnazione delle nostre radici; diventa futuro nelle generazioni che verranno. Desideri che si esprimono, sogni, immaginazione. Nel presente, con un doppio significato, il regalo di una bellezza che non si esaurisce e che si rivela solo a chi la sa vedere e sentire.
CONOSCERE, ACCOGLIERE, CURARE
Ogni grande cambiamento nasce da una relazione e da una rivoluzione. Arde il fuoco che parte da una scintilla, una luce inesauribile da un braciere che rigenera dalle ceneri. È Vita.
La Torre ha colto i frutti di questa rivoluzione come Napoleone Bonaparte con il suo Impero, per mettere in atto e rendere reale e tangibile un’idea, un inizio. Napoleone ha posto le basi della nuova società francese, ha messo ordine nel post-rivoluzione, ha gettato le fondamenta su cui ancora oggi posa un intero popolo. Tra gli ideali della Torre, la stessa intenzione: non c’è traguardo che non comporti rischi, non esiste progresso senza avventura. Ogni avanzamento comporta una sfida, un azzardo. La rivoluzione è collettiva, va fatta in gruppo. Il popolo si muove insieme, nessuno si salva da solo.
La Torre come testimone di una rivoluzione fatta da trasgressori, contrabbandieri, antiproibizionisti, ed eretici, pronti a stravolgere completamente il sistema per crearne uno nuovo. Dissidenti, disobbedienti, rivoluzionari fedeli ai propri valori e alla propria storia, verso un’alleanza fra diversi approcci terapeutici (fitoterapia, etnofarmacologia e medicina moderna), ove possibile e necessaria, che possa permettere al paziente di ritrovare un’integrità perduta.
Per difendere una Torre, servono cavalieri. L’Ordine della Corona di Ferro, istituito da Napoleone I il 5 giugno 1805 a Milano e concesso dal Regno d’Italia, è oggi un’associazione storica cavalleresca patriottica che promuove i principî dell’iniziazione eroica attraverso la memoria cavalleresca, l’amore per la Patria, la conoscenza della sua storia, l’etica civile; premiare coloro i quali si distinguono per valore militare e civile, così come nelle scienze, lettere e ed arti. Riconoscimenti per chi si batte per qualcosa di più alto, per valori impressi nella storia di chi si è e di chi si vuole essere in questo mondo, per decidere cosa lasciare a chi rappresenta il futuro. Si tramanda, come un testimone, una missione. Di padre in figlio, nel tempo, per costruire la libertà di domani.
La Bastiglia richiama simbolicamente un popolo affamato, che chiede cibo, chiede pane! E come simballo porta un significato e dà un senso, segna una rotta sulla mappa mai più cancellabile. Il 14 luglio 1789 il cibo, fino ad allora generosamente e copiosamente presente sulle tavole imbandite delle corti e dei ricchi aristocratici, diventa più “democratico”. Rivoluzione francese come spartiacque nella distribuzione più equa e più equilibrata del cibo.
Un equilibrio, oggi, tutt’altro che acquisito. Nel mondo, la strage silenziosa di bambini che ancora muoiono di fame.
Generare la Salute e lo Star Bene della Popolazione, di Tutti. Passaparola di qualcosa di diverso: la Limonaia.
Cibo come energia che non è solo chimica e fisica, ma anche narrazione di storia e cultura umane, è antropologia. Cibo che ha memoria della terra da cui nasce, materia che si trasforma per nutrire il corpo e non solo, è accoglienza e cura.
Fattori umani e ambientali che s’incontrano nella percezione. Dalle Piante all’Uomo, dall’Uomo alle Piante.
Etnopharma è studio, ricerca, divulgazione, laboratorio, atelier alchemico di alimenti, botanicals, nella salute circolare. Piante che curano e nutrono, un giardino di fiori e aromatiche introducono alla Limonaia, la cui rivoluzione risiede proprio nella costante degli intenti, espressi con modalità diverse, accurate e rivolte all’Altro. Una rivoluzione che parte dal piatto; il primo contatto, visivo, che sancisce una relazione fra la persona e il cibo, per la mente e il corpo, attraverso un approccio multidisciplinare e multisensoriale. Mangiare non come mero valore nutritivo, ma psicologico e sociale.
Essere rivoluzionari significa essere attivi e attivisti del nostro tempo, portare pensiero creativo, innovazione, idee e immaginazione. Vuol dire qualità delle materie prime, cultura, costanza, impegno, complessità, sensibilità, estro, memoria, ambizione come spinta al meglio.
C’è un fuoco sempre acceso, una passione mai spenta che, come in tutte le Rivoluzioni, ha bisogno di riaffermarsi nel cambiamento, scaturendo dalle ceneri la materia prima su cui (ri)formare il domani.
Nel nostro tempo, di cosa abbiamo fame?
Non di cibo, ma del piacere dell’esperienza; di maggiore bellezza, ben-essere. L’esperienza di stupore di fronte a ciò che ci fa stare davvero bene, il ricordo che riporta tutto al presente, la voglia di tornare.