Educazione alle percezioni,
valorizzazione delle nostre esperienze sensibili
nello spazio che ci circonda.
Quanto mai da riscoprire oggi.

Il chroming, la sfida lanciata sui social network tra i bambini e gli adolescenti dagli 11 ai 17 anni, consiste nell’inalazione di sostanze chimiche tossiche per raggiungere uno stato di esaltazione. Pericoloso, non solo per i rischi sulla salute, tra cui vertigini, assuefazioni, fatica cronica, dipendenza, danni cerebrali, cardiovascolari, fino alla morte (Cohen’s Children’s Medical Center), ma anche per la facilità di recupero delle sostanze utilizzate: pennarelli indelebili, smalti per unghie, solventi, deodoranti sray, vernici, benzina, lacca per capelli.
Ogni anno, 2.4 milioni di bambini e ragazzi a partire dai 12 anni inalano sostanze a scopo ricreativo.

L’informazione relativa a un profumo, respirata dal naso, giunge ai nostri neuroni in uno spazio brevissimo di tempo, un secondo al massimo.
E in un secondo, tutto è perduto.

Dalle case di oggi, alle case di ieri, tra architettura e profumi, si perde la nostra identità.
Il rapporto tra spazio e odore è il risultato di un ampio spettro di fattori, legati all’ambiente, all’odore dei materiali utilizzati per la creazione degli arredi, all’uso che si fa di quello spazio, all’ora del giorno in cui ci troviamo, all’orientamento spaziale, alla presenza o meno di luce, aria, calore, umidità. A questi elementi va rapportato il tipo di profumo presente nell’ambiente, la sua quantità e il grado specifico di volatilità.

Se immaginiamo i materiali utilizzati nell’arredo di una casa ottocentesca, tra carte da parati, velluti, tessuti, tappeti, legni, cere e arazzi, gli odori echeggiano e, predominanti, invadono gli spazi. Al contrario, i nostri ambienti e l’architettura white cube identificata negli spazi asettici, nei muri bianchi, nella minimalizzazione dell’estetica, conducono verso la quasi totale assenza di odori.

Nel tempo, la storia del design olfattivo ha dovuto eliminare dalle nostre abitazioni il sentore d’umido e di acqua stagnante, che veniva considerato malsano. Si consolidò così l’importanza di soleggiare gli ambienti, impiegando materiali duri e impermeabili, disidratando, drenando e rendendo l’aria asettica. È vero infatti che l’acqua conduce odori, una soluzione acquosa risveglia l’olfatto. (Silvana Cincotti)

Una diseducazione all’odore per la necessità dell’uomo contemporaneo di eliminare gli odori che ritiene sgradevoli. Come sgradevole è vissuto il passaggio del tempo. Urgenza distopica di rimanere eterni, intatti, immutabili, senza odore, senza scia. Non elisir di lunga vita ma paura di esistere.

Il “profumo bianco”, così come il “rumore bianco” cancella l’identità e ci spinge a ricercare l’eccesso: il tutto o il nulla.

A La Torre, attraverso i progetti neuroestetica e neuroplasticità ci dedichiamo ai Pazienti che hanno bisogno di tornare ad esistere.

I profumi producono cambiamenti sensibili nei parametri fisiologici come pressione sanguigna, tensione muscolare, dilatazione pupillare, temperatura cutanea, frequenza cardiaca, attività cerebrale, modulando memoria, pensieri e emozioni.

Alla 9° settimana compaiono le cellule sensoriali, un mese dopo i bulbi olfattivi.
Dal quinto mese si sentono gli odori e la memoria olfattiva stabilisce associazioni fondamentali per il cablaggio nel nascituro. Il bimbo che ha raccolto informazioni olfattive nel liquido amniotico, due giorni dopo la nascita riconosce la mamma.
Le madri riconoscono il figlio a partire dalla sesta ora dopo la nascita.

L’olfatto rappresenta l’80% del gusto.
La percezione “orale” di un sapore (dolce, salato, amaro o acidulo) è una combinazione di informazioni sensoriali gustative, olfattive, interagenti con il nervo trigemino (quinto nervo cranico), riassumibile nella nozione di “flavor” derivante dalla vecchia parola francese “flaveur”.

Nella bellezza della riscoperta,
cura e profumo a La Torre.

Sitografia
https://www.artribune.com/progettazione/design/2022/08/profumo-olfatto/

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