Chi nella propria storia lavorativa, non ha provato almeno una volta cosa significa essere vittima della nuvola di Fantozzi?
Quando ci si trova in alcune situazioni difficili e stressanti, si è portati a pensare che il “destino” si accanisca contro, senza soluzione di continuità.
Lavorare in un ambiente ostile o, addirittura, essere messi in disparte, non valorizzati o in situazioni di sottile, ma costante, difficoltà a lavorare, può farci sentire proprio come Fantozzi sotto ad una personale nuvoletta, che lo rincorre in ogni dove.
Il soggetto è portato a credere, che non ci sia possibilità di uscita da questo difficile momento; tutto ciò, poi, va a condizionare anche l’equilibrio personale nella vita privata.
Abbandonarsi a queste reazioni a catena è molto pericoloso e può portare a periodi di depressione e d’immobilismo. Reagire a tali momenti si può e si deve: una possibile via d’uscita si chiama RESILIENZA.
E’ necessario raccogliere le proprie forze ed uscire dalla gabbia in cui siamo finiti, che alle volte può rappresentare anche la zona di confort dell’autocommiserazione!
La resilienza “è un’espressione della duttilità della psiche e del dinamismo della personalità, che spiega come molti individui trasformino situazioni oggettivamente sfavorevoli in occasioni di cambiamento vantaggiose per la propria evoluzione verso la piena realizzazione di sé e della propria felicità. Il concetto di resilienza è mediato dalla scienza dei materiali, per la quale un materiale ad alta resilienza è quello in grado di adattarsi a pesanti sollecitazioni mantenendo la sua forma originaria.
Analogamente, ci sono persone che rispetto a situazioni avverse dimostrano un’elevata soglia di tolleranza alla frustrazione e, anzi, sanno adottare strategie per ricavarne un vantaggio, e persone “non resilienti” o “scarsamente resilienti” che si lasciano schiacciare dalle difficoltà, partendo dall’idea di non poter cambiare. Queste persone si irrigidiscono su sistemi di convinzioni negative che le atterrano nell’insoddisfazione o in forme più o meno gravi di disagio psicologico.
La resilienza è associata alla perseveranza, alla creatività, all’empatia e al pensiero positivo e si basa sul presupposto che tutto serva. Tutto serve, tutto contiene un messaggio prezioso, tutto rappresenta una possibilità evolutiva, anche se nell’emergenza della sofferenza è difficile individuarla. Gli individui resilienti si pongono rispetto alla realtà in modo attivo: la inventano, la costruiscono, la adattano a sé e, tra i molteplici significati degli eventi, selezionano sempre quello più positivo.
La resilienza non è una caratterista genetica, ma un’opportunità che tutti gli esseri umani possono cogliere lavorando su l’unica variabile che possono veramente controllare: il proprio pensiero. Il resiliente usa tutti i colori della tavolozza del proprio cervello. Il non resiliente, si limita al grigio e al nero: i primi saranno persone serene ed equilibrate, i secondi, alteri guardiani del proprio ergastolo mentale da loro stessi inflitto….” (da http://camminanelsole.com/la-resilienza-una-risorsa-nascosta-della-nostra-psiche/)
“La resilienza comporta un prezzo da pagare: non è vero che le persone resilienti sono felici. La resilienza non ha nulla a che vedere con l’invulnerabilità o con il successo sociale: essa presuppone di morire in un primo momento, affrontare le prove prima di superarle e solo in seguito uscirne rinforzati (Fabio Sbattella e Marilena Tettamanzi, Fondamenti di psicologia dell’emergenza, 1994).
Per reagire agli ambienti lavorativi ostili, è dunque necessario cambiare la propria prospettiva, uscire dalla “zona di confort”, mettersi alla prova di fronte alle difficoltà e chiedersi quali caratteristiche positive possiamo utilizzare per creare una realtà diversa.
Se è vero, che noi siamo quello che crediamo di essere (come sostiene il famoso biologo americano Bruce Lipton), dobbiamo liberarci da tutte quelle credenze auto-sabotanti e auto-limitanti. E’ importante cominciare dalla comprensione delle nostre potenzialità, valorizzandole anche nei momenti avversi o traumatici, sia negli ambienti lavorativi che nella vita privata!
Se siete in una situazione di difficoltà, prendete carta e penna e cominciate ora a riscrivere il vostro futuro!