di Elsa Veniani

Sarebbe opportuno che non ci limitassimo solo a raccontare le favole ai bambini, bensì narrassimo loro anche di miti e leggende. Quei miti e leggende che ormai sono un lontano ricordo nella nostra epoca, dimenticati e lasciati cadere nell’oblio di una società che non ha più tempo per immaginarli e tramandarli. Le leggende hanno sempre qualcosa di importante da raccontarci e costituiscono uno dei sentieri fondamentali attraverso il quale può passare l’educazione dei bambini, e non solo.

La leggenda di Lilith per esempio, pur affondando le sue radici nella religione mesopotamica e nei primi culti di quella ebraica, diventa prepotentemente attuale proprio ai nostri giorni, intrisi, ancora una volta, di femminicidi che si compiono in ogni parte del mondo e che rappresentano la forma più eclatante di punizione e controllo che le società patriarcali esercitano sulle donne in quanto donne. Donne come oggetti e non soggetti. Donne come proprietà di cui il marito, compagno, fratello o padre che dir si voglia può liberamente disporre, decidendone il destino e le relative sorti.

Il mito di Lilith diviene messaggero e simbolo di una donna che ha il coraggio di dire “no”, preferendo fuggire dal Paradiso Terrestre, piuttosto che sottomettersi ad Adamo, suo marito. Lilith, così narra la leggenda, essendo stata creata da Dio dalla polvere, come Adamo, pretendeva di averne anche gli stessi diritti che le furono negati. Si rifugiò quindi nel Mar Rosso in fuga dal marito. Per questo gesto di ribellione la sua figura venne associata a quella di un demone femminile portatore di sciagure e morte. Segno evidente di un maschile che teme una donna che rifugge da ogni forma di sottomissione e rivendica con forza e determinazione il suo diritto alla libertà.

“Condizione di chi può agire senza costrizioni di qualsiasi genere”: questa è la definizione di libertà che troviamo sul dizionario. Condizione che purtroppo è ancora inaccessibile per tantissimi Esseri Umani, donne in primis. L’ondata di femminicidi in Iran in questi mesi ne è una prova eclatante, testimonianza di una società misogina che reagisce con cieca violenza ad ogni tentativo di ribellione delle donne che osano rivendicare i loro diritti. Uomini che si considerano al di sopra delle loro spose, figlie o sorelle e la cui unica scelta loro concessa è quella di decidere se vivere rinunciando ad esprimere la propria Essenza, sottostando ad altrui volontà, o ribellarsi, rischiando spesso la morte certa, data la completa assenza delle Istituzioni a loro tutela e difesa.

Il punto è che non dovrebbero esistere piani differenti dove classificare gli Esseri viventi! Non dovrebbe essere una questione di chi sta sotto e chi sopra, di chi è “inferiore” o “superiore”, di prevaricatori e sottomessi, di discernere sempre ciò che è giusto o sbagliato. Uscire da queste dualità, che ci portano a catalogare e quindi a dividere, è inevitabile se vogliamo creare terreno fertile per creare una nuova realtà.

Auspico un mondo dove ogni Essere Umano abbia il diritto di esprimere la propria Natura, unica e irripetibile, e una società che lo supporti e sostenga in questo percorso, in cui femminile e maschile non agiscano come energie antagoniste, bensì divengano forze complici e armoniose che pervadano l’Anima e la portino a compimento.

E’ palese che non possano essere le leggende, come quella di Lilith, raccontate ai bambini, a cambiare il corso della storia, ma di certo possono divenire un modo per mostrare loro quanto il senso della vita stia racchiuso nella scoperta di Sé, nel rispetto della propria e altrui libertà.

L’esistenza non è un gioco di potere dentro un campo minato nel quale sono gli altri ad imporre i tuoi passi o dove tu pretendi di guidare quelli altrui, in base a una distinzione del tutto soggettiva di ciò che è Bene e ciò che è Male.

L’esistenza è un viaggio di esplorazione del proprio Essere! E quando è questo l’intento che muove ogni tuo agire, ben comprendi il valore della libertà ed il suo significato più profondo che, come descrive Fabrizio Caramagna, non è nel fare ciò che si vuole, bensì nell’essere sé stessi, coltivare e mostrare al mondo quello che si è davvero. Per questo la libertà è un diritto irrinunciabile, per il quale vale sempre la pena lottare e persino morire, perché non c’è peggior violenza che si possa perpetrare ad un Essere Umano di quella di impedirgli di manifestare Sé stesso.

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