I prezzi mondiali dei prodotti alimentari sono destinati a restare bassi nei prossimi dieci anni, a fronte dei precedenti picchi : la crescita della domanda in molte economie emergenti rallenterà e le politiche bionergetiche hanno un impatto diminuito sul mercato.
L’aumento delle scorte di cereali nel mondo a 230 milioni di tonnellate nell’ultimo decennio, insieme con l’abbondanza di stock di altri prodotti, dovrebbe contribuire a frenare la crescita dei prezzi, che sono ora attestati sui livelli pre-crisi del 2007-08.
La domanda mondiale pro-capite di cibo rimane bassa, fatta eccezione nei paesi in via di sviluppo. La continua richiesta di alimenti energetici e ricchi di proteine, fino al 2026, aumentano la domanda di oli vegetali, zucchero e prodotti zootecnici di origine animale, anche se la domanda di carne, dopo il boom fatto registrare dalla Cina negli ultimi anni, dovrebbe rallentare.
Nell’Info data realizzata dall’Ocse si possono leggere in dati contenuti nel rapporto sulla mappa mondiale. Le voci riguardano le materie prime alimentari e le principali coltivazioni. Si possono anche effettuare delle comparazioni tra i vari Paesi, sempre in materia di agricoltura con le seguenti variabili: produzione agriocola, consumi, stock, import ed export.
Entro il 2026, la disponibilità media calorica è prevista di 2450 kcal per persona al giorno nei paesi meno sviluppati e supererà i 3000 kcal in altri paesi in via di sviluppo.
Le previsioni. Sostanzialmente il rapporto prevede che nei paesi in via di sviluppo la domanda di cibo aumenterà sotto l’effetto della crescita demografica, dell’aumento del reddito pro-capite e dell’urbanizzazione. L’aumento dei redditi provocherà un mutamento della dieta alimentare, in particolare generando un aumento del consumo di proteine animali rispetto ai carboidrati. Di conseguenza, i prezzi di carne e latticini saranno più elevati rispetto ai prezzi dei prodotti agricoli.
L’accumulo di elevate scorte di cereali nel corso degli ultimi due anni, insieme al basso prezzo del petrolio, dovrebbe portare ad un ulteriore indebolimento dei prezzi dei cereali nel breve termine. Tuttavia, l’aumento dei costi di produzione e una domanda sostenuta dovrebbero rafforzare di nuovo i prezzi. La forte domanda di farine proteiche guiderà un’ulteriore espansione della produzione di semi oleosi. Infine, una maggiore domanda di zucchero nei paesi in via di sviluppo dovrebbe contribuire a far riprendere i prezzi, portando a ulteriori investimenti nel settore. La produzione ittica mondiale si prevede crescerà di circa il 20% per il 2024. L’acquacoltura dovrebbe superare il totale della pesca di cattura già nel 2023.
2017-2016 Ocse-Fao
Luca Tremolada
29 agosto 2017