di Patrizia Caputo
“L’uomo di per sé è un’arpa
con alcuni milioni di corde. Ogni uomo è un musicista che suona camminando per
la sua vita. Se impara ad accordare la sua arpa i suoi sentimenti saranno in
ordine.”
Peter Danov
La vita nasce da un incontro, quindi da una relazione, dalla danza di due cellule che si sono incontrate e “innamorate”; dalla comunione di Maschio e Femmina prosegue da secoli la specie. Così possiamo affermare che l’universo si fonda essenzialmente sulla Relazione, che si esprime in natura sia nel mondo vegetale che in quello animale. Un fiore non sprigionerebbe tutta la sua bellezza, se non fosse costantemente in connessione con l’acqua, la luce, la temperatura, le sue radici e se non fosse in relazione con gli insetti che trasportano il suo polline. Così le energie femminili e maschili che ci contraddistinguono sono presenti in noi, Mishnà afferma che l’uomo è composto da quattro parti, due sono all’interno e due sono all’esterno. Caratteristiche ed energie femminili e maschili sono presenti sia fuori che dentro di noi. Il loro continuo e costante dialogo porta all’equilibrio. Ma come raggiungere o ristabilire questo stato? Una possibile via è la creatività in cui l’arte è l’espressione massima del suo manifestarsi.
Una fra queste è la musica. Essa ci conduce nel femminile quando si esprime attraverso le armonie consonanti. Quando il contrappunto e le voci di una sonata, dialogano richiamandosi tra loro. Ma altrettanto e contemporaneamente ci accompagna nel maschile, quando la nota dominante tende verso la tonica. Quando le dissonanze o il ritmo incalzante, ci fanno provare ansia e tensione o esprimono forza e vigore. Pensate all’incipit della quinta sinfonia di Beethoven in Do minore, inizia con tre “la” ripetuti e una “fa! per la partitura dei clarinetti. Questo inizio è solenne, indimenticabile, forte. Rievoca alla nostra mente l’archetipo del guerriero, coraggioso, che si attiva in noi, quando dobbiamo difenderci, quando è necessario dire di “NO”, queste caratteristiche tipicamente associate al maschile, non sono più solo racchiuse nei ruoli, ma sconfinano nell’essere. Allora la musica può essere un veicolo di trasmutazione delle emozioni. Come l’alchimista trasmuta gli elementi, essa può aiutarci a superare la dicotomia degli stereotipi. Quell’insieme di precise frequenze e vibrazioni che non hanno sesso, ma che ben si distinguono e che essendo tra loro in relazione, non possono essere separate. La musica sia come veicolo, che permette di mettersi in relazione, ma anche come metafora del nostro essere. Ognuno di noi potrà sentirsi più affine alla melodia, qualcun altro al ritmo o al timbro, ma tutti siamo sullo spartito della vita, che ci chiede di abbracciare la complessità e la diversità delle sonorità, come una delle possibili manifestazioni dell’essere; qualche volta suoneremo una sinfonia, altre un quartetto, altre ancora una canzone di musica pop. Ma alla fine non sarà ciò che suoneremo che determinerà il nostro essere, ma bensì il come lo suoneremo, con quale attacco, quale enfasi quale ascolto presteremo alla sonorità dell’esecuzione e al suono che gli altri emettono.
La musica può essere considerata un sistema, che è contemporaneamente in relazione con essa e con ciò che essa provoca in noi e con ciò che è presente nel creato. Nelle civiltà antiche ad esempio gli strumenti musicali venivano accordati secondo le armonie della musica cosmica; in particolare, le altezze di quelli a corda venivano accordate secondo la percezione dei suoni basate sui quattro elementi: terra, acqua, aria, fuoco. Ad esempio la nota Re era in sintonia con l’elemento acqua. Alle quattro corde in seguito è stata aggiunta una quinta, il suono della quale era considerato armonizzante. Questi elementi erano anche correlati con i quattro organi cardinali nella costituzione umana (polmoni, fegato, reni e cuore) quindi era l’armonia che portava il benessere. Questi concetti sono stati ben approfonditi e applicati da Steiner che considerava appunto l’uomo in stretta connessione con il cosmo. Citando Jung “la musica non proviene dalla parte cosciente dell’anima e non si indirizza al cosciente, ma la sua forza emerge dall’inconscio e agisce sull’inconscio”. Attraverso di essa si può accedere a quella sfera dell’inconscio e dell’ignoto che Jung definì Animus e Anima archetipi e simboli contenuti e compresi nella medesima psiche, che accompagnano il percorso di individuazione e conoscenza di Sé.
Il lato maschile e femminile si possono esprimere in ogni azione quotidiana e non sono solamente pura disquisizione filosofica. Se in ogni gesto o azione o pensiero associamo alla determinazione e la presenza, l’accoglienza e la cura, possiamo già compiere il primo passo verso la loro unificazione. Si può quindi affermare che sia nella musica come nella vita il maschile e il femminile sono distinti ma mai separati.