“Abbiamo bisogno di contadini,
di poeti, gente che sa fare il pane,
che ama gli alberi e riconosce il vento.
Più che l’anno della crescita,
ci vorrebbe l’anno dell’attenzione.
Attenzione a chi cade, al sole che nasce
e che muore, ai ragazzi che crescono…
Oggi essere rivoluzionari significa togliere
più che aggiungere, rallentare più che accelerare,
significa dare valore al silenzio, alla luce,
alla fragilità, alla dolcezza”.
(Franco Arminio, Cedi la strada agli alberi)

San Marco in Lamis, nel Gargano dal 17 al 19 giugno.
Il “Manifesto del Pane” si erge in difesa del  “pane buono e sano della produzione artigianale italiana  che fa bene alla cultura, all’ambiente e al territorio”.
Salvaguardare la cultura del pane ,e promuoverla nel mondo agricolo, della panificazione italiana e dei consumatori.

Necessità della cura, del rispetto e della tutela delle caratteristiche dei terreni agricoli che rappresentano il  fondamento della panificazione rispettosa della sostenibilità e della biodiversità.

E’ il disciplinare del pane “buono”, cultura dei popoli.
300 varietà italiane dal 1929 che non necessitano di “miglioranti”.
Idea di sviluppo agrario etico e vantaggioso, investimento sul futuro dell’alimentazione consapevole.

I dati lo confermano,dal 2000 l’export del food  italiano è cresciuto con un tasso medio annuo del 5,7%.Nei primi mesi del 2017 le esportazioni sono arrivate a 7,7 miliardi. Nei prossimi 3-5 anni l’agroalimentare italiano potrà doppiare la boa dei 50 miliardi di export se continuerà a puntare sulla qualità, sfruttare i trend salutisti nei paesi avanzati e servirsi delle piattaforme di e-commerce: la previsione di Boston consulting group è emersa nel corso del 5° Forum Food & made in Italy del Sole 24 Ore svoltosi ieri nella sede milanese. «Non ho dubbi che raggiungeremo l’obiettivo – ha detto il presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia – specie alla luce del trend dei primi mesi del 2017 con un export che vola di 7,7 miliardi nel primo trimestre».

 

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