Balletto del Teatro Nazionale di Praga: due danzatori con mascherine nere eseguono con scioltezza un pas de deux nella penombra di un teatro vuoto.
L’arte coreutica ha bisogno della fisicità dei corpi?
Il teatro o è socialità o non è: “Io non ho paura del silenzio, se non fosse per la sopravvivenza dei teatranti, un periodo di silenzio gioverebbe a tutti” (Emma Dante).
“Vorrei che smettessimo di essere così compiaciuti di ciò che facciamo al punto da dimenticare che la nostra mancanza di identità, nei momenti difficili, è qualcosa da cui potremmo riprenderci” (Danila Blasi).
Neuroestetica: La necessità di “diffondere pratiche di cura, accoglienza, sensibilità e cooperazione, avvicinandosi ad ideali che definiscono l’Arte come un indispensabile strumento di partecipazione sociale, territoriale e politica”.
Se il pubblico non potrà affollarle, se anche gli artisti dovranno mantenere tra di loro una certa distanza, bisognerà pensare a spazi e forme alternative, facendo tesoro proprio di quelle avanguardie che cinquant’anni fa avevano portato la danza e la performance per le strade, sui tetti e lungo i prospetti dei palazzi. Ricondurre tutto a un grado zero della rappresentazione, a un rituale necessario e magico.
Il futuro del teatro non è la tecnologia, ma l’incontro di due individui feriti, solitari, ribelli”.
Si danzerà malgrado tutto, consentendo agli artisti e alla società di continuare a elaborare i lutti, le contraddizioni e le attese dei nostri giorni.