Nella partita a scacchi
tra il virus Sars-CoV-2 e la specie umana,
il virus insegue una propria strategia,
generando miliardi di virus
a gran velocità,
che ogni tanto, per qualche errore di replicazione
danno origine a una nuova variante
che presenta vantaggi tali da affermarsi sulle altre
e sfidare nuovamente la nostra capacità di proteggerci.

In questo gioco delle parti,
quali vaccini ci sono
e quali soluzioni ci possono essere?

Facciamo un po’ di chiarezza nel mare di complessità dei vaccini anti-Covid.

Vaccini a RNA (Pfizer-BioNTech, Moderna): inoculazione di frammenti di mRNA virale nelle cellule umane;

Vaccini a subunità proteiche (Novavax): inoculazione di un “pezzetto” di virus, in particolare la subunità proteica;

Vaccini a vettore virale (Sputnik V, Oxford-AstraZeneca, Johnson & Johnson): Consiste nello sfruttare la naturale capacità che hanno i virus di aderire alla superficie cellulare e rilasciare il proprio materiale genetico in essa per la propria sopravvivenza e, a volte, tramite un processo noto come trasduzione specializzata, mischiare il proprio corredo cromosomico con quello della cellula ospite.

Vaccini inattivati (Sinovac, Valneva): inoculazione di patogeni inattivati, ovvero incapaci di replicarsi, tramite il blocco della sintesi proteica. (Più sicuri, ma richiedono ripetuti richiami per mantenere lo stato di immunità nell’organismo, in quanto incapaci di attivare la produzione di proteine nel citosol e di conseguenza la risposta dei linfociti T).

(Guido Forni, immunologo)

Immagine tratta da: https://it.wikipedia.org/wiki/Vaccino_anti_COVID-19

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