Di Elsa Veniani

Mauro ha insegnato molto a tutti: la vita è difficile, la vita è imprevedibile e a volte è crudele. Ma la vita è anche BELLA, e vale la pena di essere vissuta fino in fondo. Lasciamo quindi spazio a lui, che con parole semplici e azioni concrete e quotidiane mostra a noi tutti come sia possibile affrontare ogni giornata con il sorriso. Il perfetto esempio di resilienza!

D: Ciao Mauro, innanzitutto grazie per aver accettato di rispondere alle mie domande. Puoi raccontarci un po’ di te?

R: A ferragosto del 2000 ho avuto un terribile incidente in moto sul Lago di Garda. Da allora sono in carrozzina paralizzato dalla vita in giù e ho perso l’uso del braccio sinistro. Per esattezza sono un triplegico, cioè ho una lesione midollare d11 completa e una lesione branchiale del plesso sinistro anch’essa completa.

Da quel giorno la mia vita è cambiata. Ho vissuto per 10 anni dopo l’incidente con i miei genitori ad Ala, mia mamma è del 1940 e mio papà del 1933 (io ho due fratelli sposati con due figli entrambi, ma loro hanno giustamente la loro vita); nel 2010 ho deciso di trasferirmi alla casa di riposo di Riva Del Garda (TN) perché mi è sempre piaciuto il posto e per non essere più di peso ai miei genitori …  ho convissuto 10 anni con mia madre e ad un certo punto ho pensato “deve vivere anche lei …”. 

Da li la mia vita è cambiata totalmente e fortunatamente posso dirvi in meglio; ho cominciato ad uscire in carrozzina normale monoguida; la carrozzina monoguida ha due volani, quindi spingi entrambe le ruote sullo stesso lato … ad Ala era impensabile farlo, essendo tutta in salita e pavimentata a ciotoli, uscivo esclusivamente in carrozzina elettrica, (ora potrei anche girarla con l’allenamento che ho ma allora era impensabile); a Riva ho cambiato carrozzina manuale monoguida, e con questa, cambiando l’inclinazione ed adottando altri accorgimenti, mi sono accorto che riuscivo a muovermi “bene” sulle strade e ciclabili di Riva e dintorni … ho cominciato con poco, poi aumentando progressivamente girando prima solo a Riva Del Garda,  poi aumentando verso Torbole, poi Arco e ritorno … sono circa 15 km … aumentando ancora fino a Dro e dintorni e ritorno ed oltre, riuscendo a fare anche 50 km in un giorno, e posso dirvi che facendo movimento sono riuscito a togliere completamente gli antidolorifici, e posso dire che la mia base è tutta qui, io ho visto che “muovendomi” stavo meglio, e tuttora se mi muovo ho dei benefici.

D: Come hai deciso di intraprendere una carriera sportiva?

R: Un giorno durante i miei “soliti” giri sulle ciclabili vidi un cartellone pubblicitario sulla maratona del lago della lunghezza di 42 km. A quel punto, visto che ormai riuscivo a coprire anche più della distanza prevista dalla gara, mi iscrissi. E’ cominciata qui la mia “carriera” sportiva, è stata la mia prima maratona: la Lake Marathon di 42 km Limone-Malcesine del 13/10/2012. Mi iscrissi e volli partecipare non per un podio ma per dare un messaggio:  non bisogna mai arrendersi, anche se la vita a volte sembra che ci giri le spalle, una motivazione si trova sempre, basta volerlo; volendo si possono fare cose che per molti sono impensabili, “i nostri limiti sono solo nella nostra testa e tante volte sono fatti da altri”. La Maratona la portai a termine in 5:39:28 fatta tutta da solo! Senza nessun aiuto.

D: Ho introdotto la tua intervista affermando che la vita è a volte crudele? Puoi darci la tua opinione in merito?

R: Forse è vero che la vita è imprevedibile e a volte sembrerebbe crudele, ma dipende molto da come una persona vive le sue fasi o gli eventi che si succedono nel corso della vita; a volte queste fasi o cambiamenti sono voluti, a volte sono imprevedibili ed indesiderati.

La grande differenza sta proprio nel significato che la persona vuole attribuire loro e nella decisione che prenderà: se viverli positivamente o negativamente. Anch’ io un tempo pensavo e vivevo il mio incidente come una “disgrazia”, ma poi ho cambiato la visione di quello che mi è successo da negativo in positivo, accettando quello che mi era accaduto come un’opportunità, un’occasione diversa di vivere la vita. E li veramente ho cominciato a vivere, accorgendomi di quante cose avrei potuto fare nella mia “nuova occasione” che mi è stata donata;  il mondo cambia solamente se cambiamo noi e le nostre decisioni e convinzioni in questo sono determinanti.

D: Quindi, se ho ben compreso, per stare bene tu ritieni determinante avere una visione positiva della propria vita, indipendentemente dagli eventi o dalle condizioni in cui viviamo? 

R: Non importa come sia una persona fisicamente, dove viva, cosa faccia o dovrà fare, importa solo quello che vuole essere e come vuole stare, se vuole stare bene starà bene, se vuole stare male starà male, la scelta è solo sua.

Ritornando a me io ho voluto stare bene, ho fatto anche io delle scelte che mi hanno portato a delle fasi di cambiamento volute, una delle quali è stata proprio il mio trasferimento da Ala (dove vivevo prima dell’incidente e dove ho continuato a vivere per 10 anni) presso la A.P.S.P. di Riva del Garda, dove vivo tuttora e mi trovo bene. A Riva ho compiuto altre scelte importanti: ho cominciato la mia carriera sportiva, partecipando a più di 50 Maratone ed eventi sportivi ufficiali, e dal 2016 ho ripreso a studiare frequentando le scuole serali. Come ho già detto se una persona vuole può “fare”, basta che lo voglia, o almeno che ci provi.

D: Io ti ho conosciuto mentre percorrevo la ciclabile verso Arco in sella alla mia bici il 15/08/2017, vale a dire il giorno del 17° anniversario del tuo incidente. Proprio quel giorno tu hai pubblicato un post su Facebook che mi ha lasciato senza parole e mi ha commosso moltissimo!!!! Ti sei posto una domanda: a me ferragosto porta fortuna o sfortuna? Mi autorizzi a pubblicare in questa sede la tua risposta.

R: Si certo!! Ecco cosa ho postato su Facebook il 15/08/2017:

“Quesito del giorno!?… A me ferragosto porta fortuna o sfortuna?

Per capire meglio faccio un passo indietro … a dire il vero dovrei andare molto indietro … va bene, inizio dal molto:

oggi è il 17° anniversario del mio incidente. A ferragosto 2000 verso le 17 ho avuto lo schianto con la mia moto  che mi ha cambiato la vita … e già lì è il primo quesito … fortuna o sfortuna? heee!! … ve lo dico dopo …

Altro evento: due giorni fa ho dato la mia carrozzina a mio cugino per dargli una sistemata e controllata in generale perché dopo la maratona del Lago d’Orta ne aveva bisogno, su quel percorso l’ho massacrata.

Quindi è un paio di giorni che giro con il “muletto”, una carrozzina nuova, ma che devo ancora sistemare, non scorre come la vecchia, faccio molta più fatica a fare i miei “soliti” giri, ma li faccio ugualmente, impiegandoci di più, ma li faccio.

Anche oggi solito giro di 20 km, Riva-Torbole-Arco centro+strade periferia  e ritorno, ma al ritorno verso il 14° km nei pressi dell’Eremo HO BUCATO!!…”nooo!!!” ho detto subito!! … “proprio oggi che è tutto chiuso”!…quindi ho fatto tutto il ritorno con la ruota bucata …. e dovrò restare su questa fino a domani, non avendo nemmeno un’altra di ricambio (l’altra è in officina) …. e non è finita!! Essendo la settimana di ferragosto, nella mia struttura il manutentore è in ferie, quindi domani risalgo sulla mia bucata con i 2 copertoni nuovi (il vecchio è distrutto … cambio tutti e due a questo punto) in “spalla”  e vado in un negozio di bici a cambiarli, il più vicino è a 2 km ….

E qui viene proprio da chiedersi se a me il ferragosto porti fortuna!!!….sapete che vi dico ORA: SI!!! … ora che sono ritornato da me in struttura e sono in camera mia, mi viene da sorridere a scrivere questo …. e penso che se oggi sono riuscito a fare i miei 20 km, dei quali 6 con la ruota bucata, domani con le ruote buone riuscirò ad andare ancora meglio … è stato un “buon allenamento”.

Sono contento soprattutto del ferragosto di 17 anni fa perché mi ha cambiato la vita … per molto tempo l’ho “maledetto”, ma poi l’ho amato … se sono così adesso è perché ho fatto quell’incidente, altrimenti non sarei quello che sono ora!!! IO ORA LO RITENGO UNA FORTUNA! Senza l’incidente avrei fatto sicuramente altre cose e percorso strade diverse … ma io ho avuto un’occasione, un’opportunità diversa di vivere la vita. Non tutti possono avere questo privilegio!!!!! Tutti, se vogliamo, possiamo dare un senso a quello che succede o ci capita, la decisione è solo nostra e ti porterà dove tu crederai.

Non può un fatto esterno influenzare il mio stato interno, semmai il mio stato interno può influenzare l’esterno. Saranno anche mie autoconvinzioni o autosuggestioni, ma su di me funzionano e mi fanno stare bene e vivere felice, molto più che nella situazione di vita prima dell’incidente …. non che prima stessi male! forse avevo tutto! ma non apprezzavo niente! O meglio non mi accorgevo di quello che avevo …. come molti del resto … ora apprezzo molto di più tutto ciò che ho e che sono!…

GRAZIE FERRAGOSTO!!…giorno fortunatissimo per me!!! 

Ciao Mauro.”

D: Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività sportiva?

R: Ho scoperto dopo l’incidente, quando ho ricominciato a fare sport, potenzialità che non sapevo di avere e questo mi ha aiutato anche a ragionare su tante altre cose che prima davo per scontato di sapere, solo perché lo dicevano altri. Ma solo provandole e vivendole si avrà la consapevolezza del conoscere, del sapere. La teoria è una cosa, la pratica è un’altra.

D: Come hai superato eventuali crisi, sconfitte o infortuni?

R: Le crisi nella seconda fase dopo l’incidente, durata circa 9 anni, le ho superate trovando l’input per ricredere nella vita, vedendo persone che erano messe molto peggio di me fisicamente, ma che psicologicamente stavano meglio; mi riferisco a tetraplegici e a persone affette da varie malattie degenerative … loro erano felici, entusiasti, nonostante molti non avessero alcuna possibilità di muoversi. Questo si può notare dagli occhi, le persone felici hanno gli occhi lucidi, le persone tristi li hanno spenti, opachi, se guardo le mie foto fino al 2009 avevo gli stessi occhi spenti. Vedendo loro ho cambiato anch’io la visione di quello che mi è successo.

Le sconfitte si vivono come qualcosa di non riuscito, di un obiettivo non raggiunto, non sono un problema, anzi servono per migliorare e cambiare.

Infortuni ne ho avuti molti, d’altronde io faccio cose estreme e basta che non mi accorga di un piccolo dettaglio per recarmi danno. Nel 2016 ho fatto 4 mesi di ospedale per 2 piaghe da decubito, causate da un cuscino bucato sul quale ero seduto e dallo schienale troppo inclinato. Ma ho passato anche questi incidenti … e non ci penso … se dovessi stare attento a tutto per tanti non dovrei nemmeno muovermi, dovrei usare solo la carrozzina elettrica e non fare nulla, come fanno tanti nella mia situazione di disabilità. Io sono l’unico al mondo “riconosciuto” iscritto alla FIDAL (normale) e CIP Paralimpico a fare gare su pista e maratone con una carrozzina normale monoguida che spingo con un braccio solo, non ho mai avuto modelli simili a me per poterli “copiare” o prendere spunto. Come ho scritto sopra, siamo noi a decidere il giusto e sbagliato, e invece ci lasciamo convincere da altri a fare cose che per loro sono le migliori. Lasciamo scegliere ad altri quello che possiamo e non possiamo fare. Bisognerebbe che ognuno trovasse i propri limiti e pensasse con la propria testa.

D: Quali sono i fattori che contribuiscono al tuo benessere o alla tua performance? 

R: I fattori che contribuiscono al mio benessere sono miei interni, quindi durante una gara mi creo degli stati d’animo positivi, parto entusiasta e do sempre il mio massimo, ormai questo stato riesco a crearlo facilmente, il mio corpo sa, non devo pensare, lui sa, io devo solo partire. E’ importante l’approccio positivo, fidarsi di se stesso, tutto sta a iniziare, il resto viene da sé. Nella performance invece dipende molto dal percorso e situazioni meteorologiche (acqua, vento); lo stesso percorso in condizioni meteorologiche diverse per me cambia completamente. Quindi ogni gara è a se, nella performance. Per il resto contribuisco solo io a gestirmi le risorse e le energie necessarie per arrivare alla fine. E’ una sorta di auto carica, più mi metto in gioco e più sto bene per quello che sperimento, per quello che provo, per quello che sento, per quello che riesco a fare e più voglio fare, un circolo vizioso positivo di benessere e performance.

D: Quali sono le sensazioni che sperimenti facendo sport?

R: Le sensazioni sono di benessere,  fare sport mi consente di sentire meno dolori e di stare meglio, sia fisicamente che psicologicamente. Si è a contatto con molta gente, si condividono esperienze con persone che hanno la stessa passione … la corsa … io la pratico in modo diverso, ma alla fine il risultato è uguale. Si parte e si arriva.

D: Cos’è che ti spinge a non mollare mai?

R: Non mi sono mai ritirato da nessuna gara, fino ad ora, e ne ho fatte più di 50. Una volta in una scuola un ragazzo mi fece questa domanda: “visto che durante la gara ha trovato pioggia e molto vento perché non si è ritirato?“. Ho risposto così: “I vincenti non mollano mai, i perdenti mollano sempre”. Spero che questa mia affermazione se la ricordi in futuro e “la usi” se dovesse averne bisogno. Anch’io a volte ne ho necessità e pensando a questo vado avanti, avanti e avanti. Vietato fermarsi. E’ nelle difficoltà che esce fuori il carattere, che si conosce meglio se stessi, è dalle difficoltà della vita che si apprende, se ogni volta ci si ferma si rimane sempre uguali, non si impara e non si cresce mai.

D: Cos’è per te lo sport?

R: Per prima cosa mi piace, poi è un benessere fisico e psicologico, sono a contatto con molte persone e posso anche essere di esempio, dare un input a tanti per credere o ricredere in loro stessi. Se sono riuscito io a fare tante “cose” nella mia condizione fisica, potrebbe farcela chiunque se si impegna. Volendo si possono fare tante cose che sembrerebbero impossibili, solo perché nessuno le ha mai fatte non significa che non si possano fare … io non ho avuto nessun modello da seguire, nessuno ha mai fatto maratone con un braccio solo … eppure io l’ho fatto … cominciamo a provare, a ragionare con la nostra testa e metterci in gioco, in discussione … e soprattutto proviamo a fare … se alla fine non si ottiene il risultato pazienza, si cambia, si fa qualcos’altro. Stiamo nell’ottimismo, mai nel pessimismo. Come diceva Einstein: “meglio essere ottimisti e aver torto, che essere pessimisti e avere ragione”. Infatti l’ottimista ci prova sempre e se non riesce ad ottenere il risultato lo cambia, lo modifica e se non ci riesce pazienza. Il pessimista invece tantissime volte non ci prova nemmeno, per poi dire la classica frase: “vedi che avevo ragione” e si lamenta sempre, minimizzando chi fa, d’altronde deve giustificare e motivare il suo comportamento. Ha sempre ragione lui … ma è troppo facile avere ragione! … è la cosa più semplice che ci sia, basta non fare!!. Il segreto è proprio nell’aver torto, ammettendolo … solo allora si vorrà cambiare e si darà inizio ad un vero e proprio cambiamento. 

Il mondo cambia solo se cambiamo noi” … altrimenti sarà sempre uguale!!!

D: Tu sei un vulcano di idee e ti poni con coraggio ed entusiasmo incredibili di fronte a sempre nuove sfide. Hai scelto di studiare per acquisire la patente di guida. Detto, fatto! Ora hai organizzato una raccolta fondi per acquistare un automezzo che ti permetta di spostarti in autonomia. Vuoi lasciare delle indicazioni per chi volesse contribuire?

R: Ho creato un Money Box per poter raccogliere denaro per l’acquisto di un furgone che guiderò in totale autonomia con una sola mano, tramite un Joystick e diversi allestimenti vocali. Trovate tutte le indicazioni sul mio sito www.maurotomasi.it  con tutti i dettagli del denaro raccolto e speso. Ringrazio fin da ora chiunque voglia contribuire a realizzare questo mio sogno.

D: Che messaggio ti senti di lasciare ai lettori alla fine della nostra intervista?

R: Non perdete mai la voglia di fare e di vivere al meglio la vostra vita; tante volte non si apprezza e non si dà valore a quello che si ha, oppure ce ne si accorge solo quando non si ha più. Il concetto di “tutto” e “niente” è molto soggettivo, c’è chi ha tutto e non ha niente e c’è chi non ha niente e ha tutto.

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