a cura di Lorenzo Alati

di Belgioioso

Cristina,
nata a Milano da una aristocratica e molto facoltosa famiglia lombarda ottocentesca, si ritroverà più volte, nel corso della sua vita, esiliata lontana da tutto.
Privata dei privilegi che ti permettono, teoricamente, di vivere respirando dall’alto quell’aria che sembra non più maleodorare.
Maleodorare di quei rifiuti della difficile condizione umana di chi, di quei privilegi non è stato dotato.

…ero dunque a Parigi, senza casa, senza tetto, senza cassa e senza letto. Senza appoggi, la mia condizione duplice di principessa e di rifugiata serviva a puntino a darmi arie da eroina da commedia, potevo dipingere, cantare, suonare il pianoforte, ma non avrei saputo fare un orlo ad un fazzoletto, fare cuocere un uovo sodo od ordinare un pasto. Bisogna essere passati rapidamente da una vita splendida, sempre circondata da amici e servitori, ad uno stato d’isolamento assoluto per sperimentare un senso di angustia così opprimente…

Sì, la vita a volte decide di lasciarti nel mezzo di un mare ghiacciato. Ghiaccio del quale lo spessore è a te sconosciuto. Dove ogni tuo passo potrebbe essere l’ultimo.
Dove l’unica possibilità è di schiacciarti su quella lastra innevata con tutto il tuo corpo, offrendole ogni sua piccola porzione e distribuendo, nel modo più ampio, tutto il tuo peso.
È così che, come un umile mammifero, trascinandoti al suolo avrai l’unica e fievole possibilità di trarti in salvo.

…ho creato un luogo definito Scaldatoio. Un’ampia camera capace di cinquecento persone, salubre per finestre laterali, aperta tutto l’anno sin dall’Ave Maria della mattina fino alle undici di sera, riscaldata nell’inverno da apposite stufe e rischiarata di notte da lampade…

Tornando a Milano questa e tante altre, molto più grandi, furono le opere di una donna che non potè mai più fare a meno di guardare al mondo altrimenti che dal basso.
Credo che sia solo da lì che ne puoi percepire la sua vera dimensione e apprezzare tutta la sua bellezza.

Ha lottato per le donne, per la loro libertà e istruzione. Ha lottato per la patria.
Ha lottato per la propria dignità di persona e donna.

Per le donne e per il loro avvenire Cristina di Belgioioso, al finir della vita, scriverà le sue ultime pagine in un breve saggio.
Un congedo un pò malinconico e in netto contrasto con la sua vita avventurosa e trasgressiva. Nel quale lascerà alle sue coetanee e alle giovani che verranno, in un modo molto cauto e non autobiografico, ben poche libertà.

Queste si limiteranno allo scrivere e studiare e al ricercare e difendere la propria dignità. Sembra quasi una presa di coscienza dalla quale si ha la sensazione che il messaggio sia: “tutto quello che le donne possono perseguire, come libertà propria e conquista sociale, ha dei costi troppo alti e troppo dolorosi”.

Le esorterà perciò a non chieder troppo.

…vogliano le donne, felici ed onorate dei tempi a venire, rivolgere, tratto tratto, il pensiero ai dolori e alle umiliazioni delle donne che le precedettero nella vita e ricordare con qualche gratitudine i nomi di quelle che loro apersero e prepararono la via, alla non mai prima goduta, forse appena sognata felicità…

Alla non mai prima goduta, forse appena sognata felicità.
Parole che mi hanno toccato nel profondo, per la loro armonia e sanguinolenta dolcezza… Appena sognata…

Non è facile scrivere della Bellezza dopo queste parole.
È nelle emozioni però che vive il terreno della trasformazione. Terreno di fertilità per l’esperienza, quella di cui la Bellezza si nutre per offrirsi a noi nella sua grandezza.
Distesa su di un prato fiorito, alza il suo sguardo verso il platano che sopra di lei fa ombra. Una visione gigantesca di quella pianta che guardata dal basso esprime tutta la sua dimensione, la sua bellezza. Quel tronco così sinuoso da far girar la testa. Quella corteccia come una carta geografica che disegna mondi sconosciuti che dal basso sembrano inalzarsi al cielo. Mondi nei quali puoi volare senza paura di perderti. Dove l’istinto ti porterà al sicuro.
È la Bellezza che si rivela quando, senza presunzione, inclinandoti a lei, t’illumina. Abbassiamoci tutti, schiacciamoci al suolo, trasciniamoci come quel mammifero che ci trarrà in salvo, come quella Bestia orribilmente pelosa che dentro di sé porta la Bell’anima di chi chiede di essere liberato, di chi vuol poter amare.
Schiacciati al suolo anche un semplice giacinto diverrà la più magnifica delle Calle.

È un esercizio che vi chiedo di sperimentare, per chi non lo avesse già fatto.
Proviamo ad abbassare il più possibile il punto da cui osserviamo. Proviamo ad abbassarci quanto più possiamo e soprattutto a farlo da dove pensiamo essere arrivati.

Si certo! Iniziamo da lì, dal nostro grande ego che nell’illusorio tentativo di proteggerci, si prende il lusso di accecarci.

Proviamo, abbiamo un mese prima della prossima uscita di Ongood.
Scrivetemi descrivendomi ciò che avrete visto, ciò che avrete provato.

È il neonato che come una stella cometa, ci offre lo sguardo.
Il Neo Nato che per sua natura non può far altrimenti che credere alla vita a gli altri. Osservando da dove si trova, dal punto di partenza, dal punto dal quale Dio ha deciso dovessimo conoscere la vita e incontrare l’amore.
Persino la pioggia, in una giornata d’inverno senza sole, vista dal basso diventerà ruscelli di luci filanti che invece di bagnarvi vi sorrideranno.

Anche la bellezza può essere calpestata, ma dal basso può solo affinarsi slanciandosi vertiginosamente all’azzurro…

Buona giornata e Buone novelle

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