Diversi articoli che parlano degli effetti del long covid si focalizzano i sui problemi fisici: danni polmonari, cardiologici e neurologici.
Quali sono gli effetti del long covid sui giovani? Il 20% degli under 18 ha problemi psicologici. Di questo non se ne scrive.
Si riscontrano problemi di ansia e depressione; in altri casi le conseguenze del long covid sfociano in una “Sindrome della capanna”, pervasa da un senso di rifiuto di lasciare la propria casa per evitare di esporsi a minacce esterne.
Vi è un senso di incertezza e smarrimento verso il futuro, un senso di solitudine ed abbandono.
Come possiamo gestire queste difficoltà? Nell’articolo “emerge” come sia fondamentale saper affrontare le proprie emozioni negative, senza “accantonarle in un cassetto chiudendolo a chiave”. Porsi piccoli obiettivi giornalieri ci aiuta a sperimentare un grado di controllo sulle nostre vite,
rendendoci conto delle nostre priorità.
La salute psicologica non dovrebbe essere posta in secondo piano rispetto alla salute fisica.
Può essere un’opportunità concentrarsi su ciò che può portarci al benessere: attività piacevoli, riflessione profonda sulle proprie emozioni e chiedere aiuto, se e quando necessario.
Penso che ciò che si tenda a fare sia eliminare gli eventi spiacevoli e comportarsi come se il passato non fosse mai esistito e non ci avesse insegnato nulla per il futuro.
Il periodo del primo confinamento è stato come un ritorno all’infanzia. Può essere visto in due modi: una regressione alla fase simbiotica con i genitori e una conseguente nolontà di uscirci o un’opportunità di poter passare del tempo con la propria famiglia. Prima del covid sembrava
impossibile poterlo fare, tra lavoro, studio e hobby personali.
Perlopiù è importante riflettere sugli aspetti positivi di una situazione:
Com’ero prima del covid?
Che cambiamenti sono avvenuti?
Perché sono avvenuti?
Cosa posso trarre da quest’esperienza?
Anche in una situazione negativa come la pandemia, ci possono essere conseguenze positive.
Fondamentale è il modo in cui reagiamo, come funziona il nostro meccanismo di coping.
Grazie al Covid ho realizzato questioni riguardanti la vita sociale. Forse, nel corso degli anni, questo cambiamento sarebbe avvenuto, ma probabilmente in modo diverso e più confusionario.
È importante annoiarsi, e lo dico soprattutto a me stessa che vivo i momenti di noia come se fossero una disgrazia dalla quale l’unica via d’uscita è stare sui social, occuparsi il tempo con attività che non farei, se non fosse per la particolare situazione. Annoiandomi in lockdown sono riuscita a
riflettere su me stessa, su cosa volessi io dalla vita e su quali fossero le mie reali priorità (che cambiarono da inizio a fine pandemia). Ad occupare i momenti di noia con attività artistiche rilassanti, apprezzare di più anche una semplice foglia che cade sul prato fiorito della primavera, a
passare il pomeriggio a giocare con il mio cane e ad ascoltare il silenzio.
Una volta sono uscita di sera con il mio cane in quartiere e la strada che fino a 3 settimane prima era sempre piena di gente, ora era vuota. È stato un momento strano, mai provato prima, che mi ha lasciato un senso di pace e di libertà.
Margherita Rigoni
Articoli consultati:
• https://www.huffingtonpost.it/entry/il-long-covid-nei-bambini-esiste-il-20-degli-under-18-ha-problemi-psicologici_it_607d7c37e4b0bc5a3a59d632/
• https://www.auxologico.it/conseguenze-psicologiche-long-covid