Archeogastronomia

Per i Romani era simbolo di lusso, benessere, bella vita, ostentazione, ricchezza, potere, pressione sociale e politica.

Pianta aromatica per il piacere sensoriale, fisiologico, lo sviluppo delle conoscenze scientifiche, l’arricchimento dell’apparato linguistico, descrittivo e percettivo.

Dalla cura alla tavola

I gambi venivano tostati, arrostiti o bolliti e mangiati come verdure; le sue radici erano invece gustate fresche, condite con l’aceto; e dal fusto se ne estraeva un succo – particolare perché in pochi secondi passava dallo stato liquido a quello solido – con cui si preparavano salse e condimenti per la carne, specialmente la trippa, oppure grattugiato. Se dato da mangiare alle pecore, che ne andavano ghiotte, la loro carne diventava estremamente tenera e saporita; mentre dal fiore si ricavava un profumo.

“Nel mortaio, sbriciolate pepe, cumino, coriandolo, radice di laser, ruta, inumidite con aceto, aggiungete datteri e il fondo del fenicottero brasato…”: (Apicio, autore latino, tra I secolo a.C e il I secolo d.C.)

Non approvato con il pesce fresco. (Archesastro di Gela, poeta ed epicureo)

«Uovo di mare (Microcosmus sulcatus) cotto con “silphium della Cirenaica”, aceto, sale e ruta». (Oribasio nelle sue Collectiones medicae) 

«Piper, puleium, mel vel passum (vino molto dolce ottenuto dalla bollitura del mosto e forse di altri ingredienti come miele), liquamen (salsa di pesce salata), acetum. Interdum et silfi accedit
(Pepe, mentuccia, miele o uva passa, brodo, aceto. A volte unire il Silfio.)

«Cucurbitas coctas expressas in patinam conpones. Adiccies in mortarium piper, cuminum, silfi modice id est laseris radicem, rutam modicum, liquamine et aceto teraperabis, mittes defritum modicum ut coloretur, ius exinanies in patinam. Cum ferbuerint iterum actertio, depones et piper minutum asparges».
(Mettere la zucca spremuta cotta in una padella. Aggiungerete pepe, cumino, un po’ di radice laserpicum (silfio), raschiate un po’ di ruta, sugo e aceto, versate un po’ strofinato per colorare, svuotate il brodo in un tegame. Portare nuovamente a bollore, abbassare il pepe e spolverare in un minuto.
(De re coquinaria, IV o  V secolo d.C. )

Miscelato con degli intestini di insetto contenenti il composto chimico cantaridina (tossica in quantità elevate), rendeva il prodotto appetibile secondo i gusti dei greci.

Veniva raccolto dagli schiavi, i quali non ne conoscevano la ricetta segreta.

Chissà… forse un giorno lo troverete nei piatti de La Limonaia!

https://www.lalimonaia.org/

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