Brucia, sfavilla, arde, crepita, fiammeggia, divampa.
Incontenibile nella sua maestosità.
Il Fuoco.
Fuoco e Fede.
Solo credendo
l’Uomo supera l’impossibile
e gioca col fuoco.
Protagonista nella Storia
di Sant’Agata (231-251 d.C.),
martire cristiana
sotto l’Imperatore Decio
il cui Velo,
salvò la città di Catania,
dalla lava dell’Etna.
(Nel 252 d.C., Catania venne colpita da una grave eruzione. I fedeli portarono il velo della martire in processione nei pressi della colata, e il tessuto da bianco divenne rosso al contatto col fuoco della brace,
arrestando l’eruzione. Era il 5 febbraio, un anno dopo il martirio della vergine catanese).
“Sovra tutto ’l sabbion, d’un cader lento,
piovean di foco dilatate falde,
come di neve in alpe sanza vento”.
(Canto XIV, Inferno)
Puniti, nel III girone del VII Cerchio,
i violenti contro Dio (tra cui i bestemmiatori).
Ma allo stesso modo l’Uomo accusa l’Uomo,
di una Fede in cui non crede.
Come Giuliano l’Apostata
(Costantinopoli, 331 d.C. – Maranga, 363 d.C.),
il quale nel (mancato) tentativo di restaurare
la religione romana classica,
di fronte alla diffusione del cristianesimo,
nel 362 d.C., fa disseppellire il corpo di Giovanni Battista
per cancellarne il culto,
bruciandone le ossa.
Nel crepitìo
delle lingue di fuoco
del roveto ardente
in mezzo al deserto
del Monte Oreb,
Dio si manifesto a Mosé
“Io sono colui che sono“
inarrestabile fiamma eterna.
Profumo di legno e lamponi,
Rubus idaeus,
pianta appartenente
alla famiglia delle Rosaceae.
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra,
e vorrei davvero che fosse già acceso!»
(Lc 12,49)
Fuoco, prova di Fede
per San Francesco, il quale,
davanti al sultano d’Egitto al Malik
e agli imam increduli e spaventati
vi passò in mezzo,
rimanendone illeso.
E ancora la letteratura,
invoca la potenza del fuoco:
nel poema cavalleresco
di Ludovico Ariosto
pubblicato nel 1516 a Ferrara.
San Giovanni e Astolfo
con quattro cavalli più rossi del fuoco
si spinsero verso il cielo,
fino al centro della sfera del fuoco eterno.
(Nella cosmologia aristotelico-tolemaica e dantesca,
la più esterna delle sfere elementari
tra la regione sublunare
ed i cieli orbitanti).
Il miracolo fu che esso era ardente senza ardere.
«Quattro destrier via più che fiamma rossi
al giogo il santo evangelista aggiunse;
e poi che con Astolfo rassettossi,
e prese il freno, inverso il ciel li punse.
Ruotando il carro, per l’aria levossi,
e tosto in mezzo il fuoco eterno giunse;
che ‘l vecchio fe’ miracolosamente,
che, mentre lo passâr, non era ardente.
Tutta la sfera varcano del fuoco,
et indi vanno al regno de la luna.»
(Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, canto XXXIV, strofe 69-70, vv. 1-2)
Che l’animo possa continuare a infiammarsi ogni giorno.
A.Ballati